Mi capita tra le mani uno scritto di padre Vincenzo De Luca,
missionario di altri tempi. Nel 1943, mentre era cappellano del carcere di
Pescara, così raccontava la sua esperienza.
Sono
due anni, ormai, è stata affidata alla nostra Comunità l’assistenza spirituale
delle carceri di Pescara. L’istituto, in media, riunisce, tra uomini e donne,
circa 70 detenuti, con un massimo di circa novanta È in progetto per il dopo
guerra, la costruzione di uno stabile per circa 200 detenuti con scuole
di arte e mestieri, ecc
I
cari detenuti si mostrano in generale riconoscenti delle cure che loro vengono
prodigate. Forse mai, finora, ho trovato resistenza e rifiuto netto; al
contrario non poche volte ho trovato in essi le migliori disposizioni. Si può
anche affermare che non mancano per il cuore sacerdotale le più belle
consolazioni; commoventissimi sono alcuni ritorni, dopo quaranta e più anni di
vita di peccato. È proprio vero che la divina misericordia si serve di tutti i
mezzi, quando vuole trionfare in un’anima. Non pochi dei rimessi in libertà conservano
caro ricordo dei giorni, pur dolorosi, trascorsi nel carcere, e mi restano
affezionati. Uno mi raccontava, l’altro giorno, che mai dimentica il giorno
della sua conversione e sempre ha sotto i suoi occhi lo sguardo del S. Cuore di
Gesù che domina l’altare della Cappella. Egli e ora uno dei più devoti del S.
Cuore.
Il ministero che ivi si svolge è proprio
alla missionaria. Il segreto è questo: interessarsi delle pene di ognuno, aprir loro il cuore alla
confidenza, trattarli, come del resto sono, da fratelli; non mostrarsi di
scandalizzarsi mai; e poi, piano piano, liberamente, portarli ai sacramenti. Non, quindi, molte né lunghe
prediche; ma conversazioni familiari, visite nelle loro celle, e, perché non
dirlo, qualche carezza. Con tale tattica tutti piegano e si lasciano
persuadere. Sempre più vado persuadendomi, che più della malizia e della
passione, è l’ignoranza la causa di casi alle volte molto pietosi. Quante
ragazze, illuminale sulla gravità delle colpe commesse, finirono col piangere e dire: “ah se avessimo ciò saputo prima!”.
È un
ministero vario, lento, che richiede molto tempo; ma dei più consolanti.
Certamente non può questo ministero non attirare benedizioni di Dio su tutte le
nostre opere.
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