sabato 26 maggio 2018

Nell’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo


«Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato». (Mt 28, 16-20)

Eccoci anche noi all’appuntamento che Gesù ha dato ai suoi discepoli in Galilea, sul monte. Su quale monte? Quello alto e solitario in mezzo alla pianura sul quale si era trasfigurato? Oppure la dolce collina sul lago dove promulgò le beatitudini e la legge nuo­va?
C’è tutta la Chiesa, di tutti i tempi, lì radunata, per incontrarsi ancora con il Signore risorto e cogliere dalla sua bocca l’ultimo mandato.
Una Chiesa che sembra assalita dal dubbio, provata nella fede, in ricerca, ma che non manca mai all’appuntamento, perché vuole vedere, toccare, ascoltare la voce del suo Signore.

Gesù ci convoca per ricordarci che, anche dopo la sua partenza, dovremo rimanere sempre discepoli e sempre ascoltare e mettere in pratica le sue parole.
Discepoli quelli di allora, discepoli noi oggi, chiamati a fare discepoli tutti quelli ai quali la Chiesa è inviata. Poiché l’unico Signore abbraccia cielo e terra, a lui sono chiamati tutti i popoli. Universale il suo amore, universale la missione della Chiesa che a tutti deve annunciarlo, parlando di Lui.

Ha anche indicato come attuare il suo progetto: battezzare e insegnare.
L’ordine indicato non corrisponde alla nostra metodologia: prima si insegna, poi si battezza. Si è confuso Gesù o l’evangelista ha invertito i termini?
Forse è proprio la sequenza giusta…
Essere discepoli non è soltanto apprendere una dottrina. È molto di più: è entrare in comunione con Gesù, aderire a lui, seguirlo, vivere la sua vita, che è unità con il Padre e lo Spirito.
È incontrare Gesù e, in lui, incontrare il Padre suo, che dona a noi come Padre nostro, lo Spirito suo, che infonde in noi come nostro Spirito.
È scoprire e lasciarsi avvolgere e trasformare dall’amore del Padre e dalla sua bontà, dalla bellezza del Figlio – splendore del Padre –, dalla verità luminosa dello Spirito, che include nella comunione con i Tre.

Questo è l’essere cristiani: coinvolti nel rapporto d’unità che lega l’unico Dio in Tre Persone. Sperimentare d’essere anche noi, per il Dio Uni-Trino e in Dio Uni-Trino, i molti – tutti i popoli; molti eppure un cuore solo e un’anima sola, un solo corpo, una sola famiglia, come Dio è Uno.

Battezzare nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo non sarà dunque immergere nella vita d’amore e d’unità che Gesù dal cielo hai portato sulla terra?
Battezzare significa far sperimentare la fraternità che scaturisce dalla comunione trinitaria condivisa tra noi, fatta vita nella comunità cristiana.
Prima “battezzare”, e dunque far vivere; poi, a partire dall’esperienza, insegnare ciò che Gesù ha comandato.
Ripeteremo allora le sue parole, proclamate proprio sul monte delle beatitudini, sintetizzate nell’unico comando d’amare Dio con tutto il cuore, la mente, le forze e d’amare il prossimo come se stessi.
Ripeteremo il comando nuovo d’amarci gli uni gli altri. Vivendo così vivremo uniti tra noi, umanità nuova, nell’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.


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