domenica 6 maggio 2018

Nella cattedrale di Cosenza, tra morte e vita



La cattedrale di Cosenza, con le sue linee essenziali, sobrie ed eleganti, tipiche dello stile cistercense, mi ha conquistato. Prima dei particolari è l’equilibrio delle linee ad attirare.
Poi i particolari, soprattutto due, uno simbolo della morte, l'altro della vita.

Il monumento funebre della regina di Francia Isabella d’Aragona, morta nel 1271 a Cosenza nel viaggio di ritorno dalla Terra Santa in Francia. Quando nel 1700 la chiesa fu ristrutturata il sarcofago fu spostato e ricoperto con l’intonaco. È riapparso soltanto con il recente ripristino delle originali forme della cattedrale.
Ad occhi chiusi, perché ritratta dopo la sua morte, la regina è in preghiera davanti alla Vergine col Bambino, in abbandono fiducioso, quasi consegnandosi a lei ora che il viaggio verso la patria celeste si è abbreviato, senza dover più passare per la Francia.


Il quadro della Madonna del Pilerio. A differenza del sarcofago della Regina Isabella, il quadro della Madonna non è mai stato murato. Era stato comunque ricoperto da vernici che lo avevano completamente snaturato. Dopo l’ultimo restauro è riapparsa la figura originaria che rende un’antica icona bizantina, ricca di simbolismi.
La sua singolarità consiste tuttavia nella macchia sulla guancia sinistra, segno della peste. Apparsa improvvisamente durante la peste che aveva invaso la città nel 1576 – così almeno narra la tradizione – sembrò a tutti che la Madonna avesse preso il contagio per liberare la città dal contagio: la vita! Così è diventata patrona della città.
Una storia che la dice lunga su come la religiosità popolare percepisca la maternità di Maria nei confronti dei suoi figli.



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