Sono stato all’inaugurazione della mostra dedicata a Chiara Lubich qui a Roma, proprio nel giorno anniversario della sua morte.
Chiara venne a Roma la prima volta nel febbraio del 1947, per incontrare p. Leone Veuthey, un francescano conventuale che promuove una “Crociata della Carità. Vi tornò l’anno successivo e ai primi di dicembre vi si trasferì definitivamente: d’allora in poi, Roma sarà la sua città.
Perché Roma? Forse c’era un inconscio bisogno di aria nuova, di nuove possibilità di espressione e di sviluppo: Trento si stava rivelando un po’ angusta… Ma forse c’era qualcosa di più ancora: Roma è la città eterna, la sede di Pietro, il cuore del mondo cattolico. Tutti i fondatori ne sono stati attratti, da Domenico a Francesco, fino a Madre Teresa di Calcutta. Alcuni si sono contentati di incontrare il Papa, di fare approvare la loro opera, di fondarvi una loro comunità. Molti vi sono rimasti tutta la vita, come Cristina di Svezia, Ignazio di Loyola, Giuseppe Calasanzio, la Piccola sorella di Gesù… Così anche per lei.
All’inizio si sente
un po’ spaesata. Da dove cominciare in questa grande citta, si domanda, «io che
non conosco che poca gente e che per le vie di Roma mi perdo?». Eppure «sembra
che il Signore ci voglia aprir tutte le porte per far entrare dovunque un
soffio di quella Carità di Gesù di cui il mondo, oggi, ha tanto bisogno. Siamo
in piena attività. [...] portate da un’automobile in un salotto in cui era
presente la Contessa nipote del Santo Padre Pio XII, la contessa nipote del
Papa Pio XI, la contessina figlia, con la nipote di Garibaldi, Gemma Garibaldi,
ed una serie di Marchesi e Conti e uno scienziato, filosofo ecc. ecc. [...]
Accanto a tutto ciò lavoriamo minutamente con le anime semplici, umili [...] Il
nostro amore per loro, effettivo ed affettivo, la nostra santità nell’amore, la
nostra unità di mente, di cuore, di volontà saranno l’unico mezzo per far
cadere un gran numero di Romani nella rete della carità di Cristo!».
Ed ecco il suo sogno:
«Roma non è come altre città. […] Se accanto alle bellissime chiese, ai
monumenti gloriosi, ai palazzi, agli alberghi, i pellegrini trovassero sparsi
qua e là come fiamme, i veri cristiani, distinti dagli altri soltanto perché si
amano ed amano, cuori aperti come quello di Gesù, […] se ognuno vivrà
questo fuoco incendierà a sua volta molti e molti altri. […] Quando è Dio che
lavora (e lavora se Lo lasciamo lavorare) opera miracoli».
Era proprio opportuna, in questo Giubileo che vede tanti pellegrini venire a Roma, una mostra di Chiara a Roma. Si sentiva romana… Quando le fu impedito di
parlare in pubblico cominciò a firmare i suoi articoli con lo pseudonimo “Paola
Romana”.