Piuttosto che della santità, perché non
parliamo dei santi? Come faceva l’apostolo Paolo quando si indirizzava ai suoi
fedeli: “ai santi che sono in Efeso…”; “a tutti coloro che si trovano in Roma,
amati da Dio, chiamati santi”. Erano santi, i primi cristiani, o chiamati
a essere santi? In ogni caso erano “amati da Dio”. Su ogni persona Dio ha un
sogno, un progetto, unico, irrepetibile, e la storia di ognuno è quella di un
cammino per giungere al compimento di quel disegno, che altro non può essere
che un capolavoro, se è vero che è pensato da Dio. In quel compimento la piena
realizzazione di sé. Quale artista compie questo capolavoro?
I santi e le sante sono opera di colui che
gli orientali chiamano l’“iconografo interiore”, cioè lo Spirito Santo e
santificatore, l’artista divino che modella l’immagine di Dio e dipinge sui
loro volti i tratti del Santo: Gesù. Michelangelo diceva che scolpiva il marmo per
togliere il superfluo e far emergere il capolavoro che era nascosto in esso,
bastava. Ma noi non siamo un marmo inerte. Perché emerga il divino – la nostra
piena umanizzazione – occorre la nostra “collaborazione”, l’esercizio della libertà,
del pieno consenso, della docilità: “Fa di me quello che tu vuoi”, direbbe
Maria di Nazaret (e ne venne fuori quel capolavoro che sappiamo!).
Ogni mattina, quando mi sveglio, una delle prime cose che faccio è sfogliare l’elenco dei santi del giorni: decine e decine, noti e meno noti…
Quanti sono i santi? A questo punto occorre
distinguere tra i santi e i santi “canonizzati”, quelli che la Chiesa cattolica
propone a tutti come modelli. La Chiesa non “fa” i santi, i santi li fa, come
abbiamo detto, lo Spirito “Santo”. La Chiesa, dopo una indagine serie e la
raccolta di tante testimonianze, riconosce che quella persona si è lasciata
guidare dallo Spirito Santo, ha vissuto in maniera profonda il Vangelo, ha
seguito fedelmente Gesù, al punto da poterla presentarla come un modello che
aiuta a comprendere come essere cristiani autentici: la “mette sugli altari”,
come si diceva una volta. Sono tanti i santi perché i modi di vivere il Vangelo
sono tanti, diversi secondo i tempi, le culture, le spiritualità, le condizioni
di vita…
Ma i santi sono molti di più. Tra di loro –
ha scritto Papa Francesco – «può esserci la nostra stessa madre, una nonna o
altre persone vicine. Forse la loro vita non è stata sempre perfetta, però,
anche in mezzo a imperfezioni e cadute, hanno continuato ad andare avanti e
sono piaciute al Signore» (Gaudete et exultate, 3). I santi si
nascondono nella vita di ogni giorno. «Mi piace vedere la santità nel popolo di
Dio paziente – continua papa Francesco –: nei genitori che crescono con tanto
amore i loro figli… In questa costanza per andare avanti giorno dopo giorno
vedo la santità della Chiesa militante. Questa è tante volte la santità “della
porta accanto”, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della
presenza di Dio…» (n. 7). Una santità frutto della fiducia nell’azione di Dio,
nella convinzione che egli porta a compimento la sua missione in noi, «anche in
mezzo ai tuoi errori e ai tuoi momenti negativi, purché tu non abbandoni la via
dell’amore e rimanga sempre aperto alla sua azione soprannaturale che purifica
e illumina» (n. 24).
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