Una spiritualità è un
insieme di linee-guida per il cammino di santità. Non è frutto di un progetto
umano, ma un dono che Spirito per tracciare un cammino. È un progetto di
santità integrale che penetra tutti gli aspetti della vita. Non riguarda
soltanto la preghiera o l’unione con Dio, ma l’intero vissuto concreto. Non
tocca soltanto l’anima, ma anche il corpo, la mente, l’affettività, la persona
in tutta la sua interezza.
Se poi si tratta di
una spiritualità di comunione esso riguarda tutte le dimensioni sociali della
vita.
A volte si avverte
una disarmonia nella vita delle persone e delle comunità dovuta allo squilibrio
tra le diverse componenti di vita: si accentuano alcuni elementi a scapito di
altri. A lungo andare si ingenerano, nelle persone e nelle istituzioni, stanchezza,
disagio, stress, depressione...
Ed ecco l’intuizione
di Chiara. La spiritualità è vivere l’amore. Ma l’amore ha molte espressioni, è
come un diamante che ha molte sfaccettature, è come il rifrangersi della luce
bianca attraverso il prisma, che la spalanca nei sette colori dell’iride.
La prima scintilla
ispiratrice – l’amore –, si esprime nei “sette aspetti” di vita, che riassumono
l’intero vissuto, fino ad incarnarsi nell’economia di comunione, nel movimento
politico per l’unità e nelle più varie realtà ecclesiali e sociali che
caratterizzano il Movimento. Perché sette? La scoperta di questi aspetti di
vita è avvenuta gradualmente. Occorrerebbe raccontarne la storia. Ad un dato
momento Chiara legge nel libro dei Proverbi, che «la Sapienza ha costruito la
sua casa, ha intagliato le sue dette colonne» (9, 1). Sette, il numero
perfetto, il numero della totalità, della completezza.
Così anche oggi ho
intrattenuto i vescovi parlando della concretezza dell’amore in tutte le sue
espressioni…
Ho parlato anche dei carismi
espressione delle varie dimensioni dell’amore e del compito del vescovo, in
rilievo nella diocesi la diversità carismatica e aiutare tutti a vivere in
proprio carisma come espressione dell’amore, in unità con gli altri, così da
generare “luce” per tutta la Chiesa e per il mondo.
Nella diocesi ci sono
anche tanti uffici, tante strutture, preposti a compiti particolari: quello per
gli affari economici e il sostentamento del clero, quello pastorale, per la
liturgia, per il patrimonio artistico, per la catechesi, per la comunicazione… Non
potremmo vederli come “colori” di un’unica luce? come espressioni dell’unico
amore? E non potremmo aiutare tutti coloro che vi lavorano a sentirsi
espressione di un’unica luce, di un unico amore? E quindi a lavora in unità?
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