giovedì 31 agosto 2017

Scuola Abbà, cenacolo di santità



Termina la trasferta svizzera della Scuola Abbà. Giorni di luce, di gioia, di studio intenso e approfondito. Soprattutto, mi sembra, cammino insieme di santità.

“Cenacolo di santità”, così Chiara Lubich aveva definito la Scuola Abbà. Come si può parlare di Paradiso senza tendere ad esso in un cammino di santità?
“Questa volta - annotò il 22 novembre 2003, iniziando il nuovo anno accademico e riferendosi al suo scritto oggetto di studio - lo leggiamo allo scopo di convertirci, traducendolo in vita. Dobbiamo far in modo che la Scuola Abbà, diventi Paradiso. Fra il resto solo così si capiscono i contenuti di questi volumi”.


La cittadella di Montet, un centinaio di “abitanti”, ha fatto da cornice alla nostra esperienza di lavoro e ci ha aiutato ad attuare questo “cenacolo di santità”.
Ci ha lasciato con le parole del Vangelo di oggi: “Vigilate…”, perché egli viene sempre. E con l’invocazione con cui si chiude la Bibbia: “Vieni, Signore Gesù”, e cui risponde la più bella promessa: “Sì, vengo presto!”


mercoledì 30 agosto 2017

Nel Vallese, alle fonti del carisma


Continuiamo a percorrere altre tappe della genesi di un carisma. Testi alla mano attraversiamo il Vallese:
- St. Pierre de Clage, l’incantevole chiesa romanica, ci parla di Gesù nella gerarchia
- la chiesetta nel bosco a Granz di Gesù Eucaristia
- quella sulla cima del monte Aminona del senso della santità e della morte.


Particolarmente commovente tornare nella casa di Chiara a Mollens, dove tante volte abbiamo lavorato con lei assieme alla Scuola Abbà. Vi abbiamo vissuto momenti di intensa comunione, di studio, potrei dire di comprensione.
In quei luoghi a noi così cari abbiamo ricordato anche i periodi di prova, di notti dell’anima, sigillo di santità.
Maria continua ad essere costantemente presente, a ispirare, accompagnare, tutta rivestita della Parola, modello di santità.


martedì 29 agosto 2017

Montet, una scuola completa

 
Così vari i giorni della nostra Scuola Abbà qua in Svizzera. Oggi ci siamo dedicati interamente a quanti vivono nella “cittadella” di Montet, che ci ospita. Una comunità tutta votata alla formazione di giovani provenienti da tutto il mondo. Difficile fare il bilancio tra ciò che si dona e ciò che si riceve. È una ricchezza per tutti. E non sai se ammirare più la generosità di questi giovani dai volti puliti o la costanza di chi per anni si dedica alla formazione.


Tra i formatori un caro amico, Walter Kostner. Prima di lui ho visto le pareti tappezzate dai suoi delicati acquerelli. Il suo lavoro di formazione giunge anche ad insegnare a dipingere. Così questa sera, dopo cena, mi ha invitato ad andare anch’io a cementarmi con i pennelli, dandomi come soggetto i discepoli di Emmaus. Lo schizzo veloce che ho fatto non è proprio un capolavoro, ma è stata l’occasione per stare un momento a giocare con alcuni di questi giovani che prendono in mano i pennelli per la prima volta.


Si impara a dipingere, come si impara ad amare, a pregare, a donare…
Che bella scuola completa quella di Montet.


lunedì 28 agosto 2017

La Scuola Abbà nell’Aula della Vergine di Einsiedeln


“Dio Creatore ha plasmato in questo mondo un lembo di terra così splendido che traspare la semplicità stessa di Dio.
Qui tutto è bello. Tutto è "natura". Laghi, monti, prati, boschi.
Sole scintillante o candidissima neve o burrasche di temporali o grandine, ma..., non so perché, qui tutto è così bello e così amabile”.


Anch’io ringrazio Dio per questa bellissima Svizzera, con le stesse parole che Chiara scrisse negli anni Sessanta, le prime volte che veniva da queste parti.
È bello andare nei luoghi dove sono sgorgati tanti aspetti della spiritualità dell’unità, quasi ripercorrendone il filo genetico. La Scuola Abbà, in questi giorni lavora dunque “sul campo”.

Così siamo stati a Oberiberg e Einsiedeln, la grande basilica mariana cuore della Svizzera. Quest’anno si celebrano i 200 anni della costruzione dell’attuale chiesa d’un splendido barocco roccocò, eretta su altre chiese precedenti, a cominciare dalla prima dell’Ottocento dopo Cristo.
Maria vi risplende Regina.
Abbiamo celebrato la Messa nel “santuario” all’interno della basilica ed ho avuto la gioia di poter rivolgere la parola a tutti, cantando le lodi di Maria il cui disegno si comprende in pienezza a partire dal suo compimento: Regina del cielo e della terra, capace di tutto avvolgere in un abbraccio d’amore, Dio stesso che si è lasciato contenere nel suo grembo.
Proprio accanto alla sua statua un medaglione d’oro con inciso: “In aula Gloriosae Virginis”. Il luogo di lavoro abituale della Scuola Abbà si chiama l’Aula. Abbiamo così capito che è l’Aula della Vergine Gloriosa: anche noi nel suo grembo per essere generati Gesù.


domenica 27 agosto 2017

In Svizzera con la Scuola Abbà


Chiara era solita portare la Scuola Abbà in Svizzera, soprattutto durante l’estate, per un periodo intenso di studio. Rinnovando la tradizione, anch’io quest’anno ho portato la Scuola Abbà in Svizzera, non a Mollens in montagna, come faceva Chiara, ma a Montet in piena campagna, tra distese coltivate di mais, barbabietole, terreni appena arati, disegnati con precisione scrupolosa da sembrare giardini. Non mancano le mucche che pascolano silenziose.


Circondati da questo ambiente agreste ci siamo subito immersi nel nostro studio e nella programmazione del prossimo anno, ormai dall’inizio imminente.
È una gioia trovarsi assieme, provenienti da mezza Europa, ricchi di un’esperienza colma di frutti: scuole, lezioni, convegni…
È bello essere a servizio della Sapienza.


sabato 26 agosto 2017

La stabilità della roccia


Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona… tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa». (Mt 16, 13-20)

In una società “liquida” come la nostra, senza punti di riferimento sicuri, i potenti e i ricchi navigano sicuri e diventano sempre più potenti e più ricchi perché non ci sono norme che li frenano e li contengono; mentre i piccoli e i poveri vanno a picco perché non hanno un punto d’appoggio.
Rimane Gesù, la roccia salda sulla quale possiamo sempre contare, la pietra d’angolo che dà stabilità alla nostra vita e sulla quale possiamo costruire la casa, il nostro futuro. I potenti e i forti non hanno bisogno di lui ed emettono nei suoi confronti un giudizio superficiale: “un profeta, un santone… che ce ne importa, abbiamo tutto nelle nostre mani”.
I piccoli e i poveri sono i più fortunati: a differenza dei potenti e dei ricchi non hanno autorità e beni su cui sentirsi al sicuro e quindi sono più disponibili a riconoscerlo e ad accoglierlo.
Con quanta gioia Gesù aveva proclamato il suo inno di lode: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza”. Ora ne ha la conferma in Simone: il Padre lo ha scelto per rivelarsi a lui, così come più tardi sceglierà Paolo, fin dal seno materno, lo chiamò con la sua grazia e si compiacque di rivelare in lui il Figlio suo.

Gesù, pietra dura e salda, che le tempeste non possono smuovere e che le forze del male e della morte non possono scalfire, ha reso forte e saldo Simone; da uomo debole e capace di rinnegarlo, l’ha cambiato in Pietro, la Roccia.
Quanta debolezza e fragilità nella Chiesa, fatta di noi deboli e fragili. Eppure abbiamo una guida sicura. Quale altra società ha una guida come papa Francesco?

Consapevoli d’essere roccia, Pietro sapeva bene, e ce lo ha lasciato scritto nella sua prima lettera, che non è da solo a costruire il tempo di Dio, ogni cristiano vi è impegnato come pietra viva.
In una società “liquida” ognuno di noi è chiamato ad essere un punto saldo, di sicuro riferimento per chi ci è vicino. Proprio noi, così incerti, come lo era Simone, che chiedeva a Gesù di allontanarsi da lui peccatore. Anche noi una roccia? Anche Pietro? Sì, ognuno di noi una pietra viva, saldata a tutte le altre grazie a Pietro-Roccia, unite a Gesù pietra angolare, che dà coesione all’intera costruzione. Basta credere, come ha creduto Pietro.


venerdì 25 agosto 2017

“Dove sei?” colpisce ancora


Mi giunge, inattesa, una bella “recensione” del mio libro Dove sei? In cerca dei luoghi di Dio. Non è una recensione, ma semplicemente una email, ma viene da una persona di valore, 
Mi giunge, inattesa, una bella “recensione” del mio libro Dove sei? In cerca dei luoghi di Dio. Non è una recensione, ma semplicemente una email, ma viene da una persona di valore, Teresa Osorio Gonçalves, che per tanti anni ha lavorato in Vaticano presso il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.
A suo attivo, tra le altre cose, un interessante libro: «In attesa di una "nuova era". i percorsi alternativi della religiosità».
Tra l’altro mi scrive:


È da molto che pensavo scriverle per dirle quanto bene mi ha fatto e continua a fare il suo libro Dove sei? In cerca dei luoghi di Dio.
Mi impressionano le pagine in cui parla del desiderio che ha Dio di un incontro di comunione con l’umanità, creata ad immagine e somiglianza di Dio, coronamento dell’intera opera della creazione.
È bellissima la pagina sulla natura incontaminata di Maria anche quella in cui Chiara Lubich racconta l’esperienza vissuta in montagna nel 1949.
Il capitolo sulla “stanza segreta” ha suscitato in me un esame di coscienza, perché a volte non arrivo a questa profondità.
Anche il tema sull’Eucaristia mi ha illuminato molto.
L’esperienza di Sant’Eugenio di Mazenod, che s’indirizza ai poveri per farli sentire figli di Dio, è speciale.
Non mi allungo perché dovrei citare tanti altri tesori, che Lei conosce bene, essendo l’Autore del libro.
Come posso ringraziarla per questo dono?
Ho scritto una sintesi al computer, di 47 pagine. L’ho inviata a più di dieci persone.


giovedì 24 agosto 2017

Da San Bartolomeo sull'Isola Tiberina, con i martiri di oggi


Dopo la morte di Fratel D’Orazio sono il più vecchio dei 70 Oblati di via Aurelia 290, quindi tocca a me continuare le tradizioni. Così questa sera, nella festa dell’apostolo Bartolomeo, sono stato nella chiesa di san Bartolomeo all’Isola Tiberina, dove, nel grande sarcofago di porfido che funge da altare, riposa da mille anni il corpo del santo.
La chiesa sorge sull’antico tempio romano di Esculapio e sull’ospedale dei Fatebenefratelli continua ancora la secolare tradizione della cura degli ammalati.


La chiesa ricorda il martirio dell’apostolo che tra primi, pieno di entusiasmo, aveva seguito Gesù. Da quando Giovanni Paolo II ha affidato la chiesa alla Comunità di sant’Egidio, essa è un luogo di memoria anche dei più recenti martiri del XX e XXII secolo. Nelle cappelle lungo le navate laterali vi sono tanti oggetti appartenuti a martiri d’oggi, di tutti i continenti, da padre Puglisi a padre Popieluszko, da Oscar Romero a Shahbaz But a don Andrea Santoro.
Il martirio continua ad essere la cifra identitaria dei cristiani, e i martiri ci ricordano che il cristianesimo è una cosa seria e che Gesù vale più di tutto, anche della vita.
Alla fine della messa, mi sono messo in fila con tutti i fedeli, per baciare la reliquia del santo contenuta in un bel busto ligneo dorato.
Fratel Giuseppe D’Orazio sarà stato contento…


mercoledì 23 agosto 2017

L’inquietudine di Costanzo Donegana


Padre Costanzo in Lituania
con la nostra carissima comune traduttrice
Massimiliano Rondinella mi scrive a proposito di Costanzo Donegana:
Ti seguo dal blog, mi piace seguire ciò che fai, i tuoi viaggi, le tue esperienze: sono tesori!
Ti ho conosciuto con "Parlaci di Lui".
Questa sera ti scrivo perché ho appreso, dal tuo blog, che don Costanzo adesso, non c'è più.
L’ho conosciuto nel 2015…
I pochi giorni che è stato con noi sono stati davvero dei "regali" per me. E' un "gigante" e proprio per questo cerco di stare più tempo possibile con lui a chiacchierare. Allegria e pace, tanta.
Il giorno dopo lo accompagno a Messina…
Sono grato a Dio per avermelo fatto incontrare nel cammino. Da quel giorno non l'ho più dimenticato…
E suoi occhi, il suo sorriso e la sua grinta nel fare le cose, sono ancora vivi nel mio cuore.

Leggo altre espressioni che ritraggono Costanzo: “Missionario. Amante della vita. Non conformista. Libero nella coscienza. Appassionato di giustizia. Inguaribile cristiano”.
Piero Facci, amico comune, ricorda degli anni del Brasile: “Quante volte l’ho visto nel cuore della notte raccolto in cappella, nel suo silenzio davanti all´Eucarestia, dopo averla contemplata tutto il giorno negli abietti”.

Da parte mia continuo a sfogliare i suoi ultimi libretti. Mi ha colpito il ritratto che scolpisce di Agostino d’Ippona come di “un personaggio interessante, sempre alla ricerca, inquieto”.
Scrive: “Agostino, uomo delle ricerca insoddisfatta durante la gioventù che lo ha fatto peregrino dietro le filosofie del suo tempo, ha continuato a camminare, verso Dio e verso l’uomo… Cerca perché ha sete… niente nel mondo appaga questa sete, nemmeno Dio, perché il nostro cuore è piccolo e non riesce a contenerlo. Ma è l’unica acqua degna del nostro cuore fatto da Lui per Lui”.
Mi sembra l’autoritratto di Costanzo, anche lui sempre inquieto, insoddisfatto, alla ricerca di un di più.

martedì 22 agosto 2017

Non sudditi ma principi


Sono stato in Santa Maria Maggiore per pregare Maria nel giorno della sua regalità e per contemplare il mosaico dell’abside con la sua incoronazione, una delle icone più belle e più antiche. Merita!
Cantiamo il Salve regna e il Regina coeli spesso senza soffermarci a pensare sulla regalità di Maria. Eppure questa festa è proprio il “coronamento” (!) della sua vita.

Verrebbe da pensare che, se lei è Regina, noi siamo sudditi. Niente di più falso. Si tratta pur sempre di una analogia, ma analogia per analogia, noi saremmo non sudditi ma piuttosto principi e principesse, con diritto al trono.
Non ha promesso Gesù ai Dodici che si sarebbero seduti sui dodici troni? E non dice san Paolo, a tutti i cristiani, che sono chiamati a sedere con Cristo in cielo? L’atto di sedersi è atto regale.
Abbiamo in cielo una Regina e noi siamo re con lei!


lunedì 21 agosto 2017

Gli Oblati per Maria Regina


22 agosto, festa di Maria Regina.
Fu Pio XII, nel 1955, a istituire questa festa, che celebriamo a una settimana dell’Assunzione di Maria al cielo.
Anche gli Oblati hanno fatto la loro parte.
Nel 1938 il superiore generale, Théodore Labouré, aveva chiesto alla Santa Sede l’istituzione della festa liturgica di Maria, Regina del mondo. Poco dopo l’inizio dell’Anno Mariano del 1954, anche il superiore generale Léo Deschâtelets indirizzò una analoga supplica al papa:

A Sua Santità Papa Pio XII
Santissimo Padre,
È per me un ben dolce dovere rendere partecipe Vostra Santità di un desiderio espresso dal nostro Capitolo Generale, celebrato nel mese di maggio 1953.
Con voto unanime e grandissimo fervore, tutti i Capitolari hanno pregato il Superiore Generale della Congregazione di voler presentare a Vostra Santità una supplica in vista dell’istituzione di una Festa liturgica in onore della Regalità universale della Santissima Vergine Maria.
Con questa spontanea iniziativa, gli Oblati di Maria Immacolata hanno voluto mostrare la loro fedeltà a questa devozione mariana, lasciata loro in eredità come prezioso tesoro dal Fondatore, il Servo di Dio mons. Carlo Giuseppe Eugenio de Mazenod, Vescovo di Marsiglia.
Hanno voluto inoltre unire le loro voci a quelle della stragrande maggioranza dei cattolici che oggi riconoscono Maria Immacolata come Regina e Imperatrice e come tale l’annunciano alle folle nell’esercizio della loro vocazione di missionari dei poveri e delle anime più abbandonate.
Sono felice, Santo Padre, di rendermi interprete ufficiale di tutti i Missionari Oblati di Maria Immacolata, supplicando Vostra Santità di accogliere la preghiera e l’auspicio di più di seimila e cinquecento religiosi che desiderano ardentemente che Vostra Santità proclami in questo provvidenziale Anno mariano l’universale Regalità della Vergine e l’istituzione di una Festa liturgica che ricordi ogni anno questo glorioso privilegio della Regina del cielo e della terra.
Léo Deschâtelets, O.M.I., Superiore Generale


domenica 20 agosto 2017

Andar per more


Chissà se mai i poeti si sono lasciati incantare dal rovo e dalle more.
Ne trovo un accenno nel “Il cuore del cipresso” di Pascoli:
“E il rovo arrossa e con le spine ingombra
tutti i sentieri, e cadono già roggie
le foglie intorno…”
in una poesia di Luzzi:
“il segreto si fa più viva, il vento
desto nel roveto…”
Credo che rovi e more non siano stati mai di particolare ispirazione.

Eppure chi non ricorda la festa di andare per campi a raccogliere more?
Ci si graffia bracca e gambe, ma è un gioco spensierato,
che ha il sapore dell’estate ormai in declino.


sabato 19 agosto 2017

Signore, Aiutami


Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide!...» (Mt 15, 21-28).

“Pietà di me, Signore”. Un grido di aiuto che si leva più volte lungo il Vangelo. Il grido dei poveri, dei lebbrosi, dei ciechi… “Signore, aiutami!”. Grido di padri e di madri disperati per i loro figli in pericolo. Chi sta bene, chi ha tutto, chi vive al sicuro non ha bisogno del Signore, non grida aiuto. Non lo cerca, non lo trova. Non sa cosa si perde. Com’è povero il ricco!
Non è mai una ricerca disinteressata quella che muove uomini e donne del Vangelo ad andare incontro a Gesù. Sono sempre mossi da una necessità, da un dolore. Lo seguono, lo implorano. Inutilmente gli altri cercano di farli tacere perché il Maestro non sia importunato, oppure, come nel racconto di oggi, lo supplicano di esaudire la richiesta perché la petulanza del misero a lungo stanca.
Non cercano Gesù, ma la salute, la guarigione, la salvezza di un figlio. Eppure vengono da Gesù perché sanno, almeno per sentito dire, che è il Signore, il Figlio di David. Intuiscono la sua grandezza e la sua potenza, anche se la loro conoscenza è ancora vaga e incerta. Questa donna poi non è neppure del suo popolo, è una straniera, una pagana. Come può sapere chi egli sei veramente? Gesù stesso la allontana da sé perché la sua prima missione è verso Israele. Ma lei non si scoraggia, insiste nella sua ricerca, nella sua richiesta: “Aiutami”. Fino a quando smette di seguirlo, non accontentandosi più di gridare a lui da lontano: coraggiosamente non soltanto si fa vicina, ma si pone davanti a Gesù e lo obbliga a fermarsi per parlare con lei.


Lei, la straniera, la pagana compie il gesto più alto: adora (questo il senso profondo del verbo “prostrarsi”, lo stesso usato per i magi d’Oriente, anch’essi stranieri e pagani). Una ricerca, quella della donna, che approda all’adorazione, che si trasforma nel gesto più gratuito e disinteressato. Cercava qualcosa per sé, ma poi giunge all’oblio di sé e approda al riconoscimento di Gesù. Rimane la fede, lo sguardo puro e semplice che riconosce il mistero da cui si lascia avvolgere e penetrare. È la fede che salva.
Con questo incontro Gesù apre la porta a tutti, giudei e pagani, vicini e lontani. D’ora in poi ognuno può sedere alla mensa eucaristica e nutrirsi, come fratello e sorella, dell’unico pane: è nata la tua nuova famiglia.


venerdì 18 agosto 2017

Giovanni Pisano: arte e contemplazione


Pistoia, capitale europea della cultura 2017, tra le mille iniziative mi ha offerto una mostra affascinante su Giovanni Pisano, maestro scultore del 1300.
La mostra è allestita nel palazzo che si erge davanti alla chiesa di sant’Andrea, uno dei capolavori d’arte romanica, che contiene parecchie opera del Pisano, a cominciare dal pulpito.


Le opere esposte si concentrano soprattutto sulle opere lignee, soprattutto i Crocifissi. Costituiscono una autentica novità figurativa, conferendo un netto stacco al corpo rispetto alla croce. Cristo non è deformato o sfigurato come in quelli dolori d’area tedesca. Possiedono un’intensa energia drammatica grazie al movimento fortemente articolato del corpo. I volti sono di rara bellezza. Davanti ad essi si può davvero pregare.
La testa di Giovanni Battista, scelta come icona della mostra, mi ha lasciato semplicemente incantato.


Le opere di un artista come Giovanni o suo padre Cosimo testimoniano una straordinaria manualità, ma anche una delicata arte della contemplazione e una intensa spiritualità. Non possono nascere se non da sguardo limpido e profonda interiorità.
Lezione da imparare.


giovedì 17 agosto 2017

Auguri San Leolino!


Vicino all’Eremo delle Stinche un altro luogo di spiritualità: la comunità di San Leolino in Chianti. Un piccolo gruppo di giovani appassionati di musica, arte, letteratura, teologia, guidati da Carmelo Mezzasalma.
Un ideale ben chiaro: evangelizzare il mondo della cultura, promuovendo un dialogo a tutto campo tra Vangelo e arti.
La comunità è nata trent’anni fa a Firenze, attorno alla Santissima Annunziata, nel mondo della scuola e nel mondo della scuola continua a vivere. Si esprime in una rivista di grande respiro, “Feeria”, e in una coraggiosa casa editrice.

È bello ogni tanto venire a salutare gli amici…
Ora viene loro affidato un luogo storico e artistico di grande prestigio, la Certosa di Firenze.
Auguri per questo nuovo inizio!