mercoledì 31 luglio 2013

Reciprocità

Insomma di chi è l’iniziativa? La porta si apre da dentro o da fuori? (blog 24 luglio 2013) Si cerca o si è trovati? Scoperta o svelamento? Si conquista o si accoglie come dono? (blog 28 luglio 2013)
Tutte e due le soluzioni e nessun delle due.
Penso si tratti di un dialogo, di una ricerca reciproca l’uno dell’altro, di un cammino fatto insieme, di un’intesa che matura gradatamente.
Proprio come quel famoso cammino verso Emmaus. Lui alla fine si svela, ma prima accende nei due il desiderio. Sono loro che lo invitano a restare, ma è lui a spezzare il pane. Hanno preso tempo per stare insieme, nel rischio della condivisione del cammino, nella ricerca della verità…
Non è una formula matematica, ma un gioco d’amore; non lo sbocco automatico del determinismo, ma la trepidazione dell’innamoramento.

È reciprocità. 

martedì 30 luglio 2013

Luglio in acquerello

Si può scrivere una pagina di diario,
una poesia,
o dare un colpo di pennello naif,
per ricordare
momenti belli di questo luglio…










domenica 28 luglio 2013

Scoperta o svelamento?

Noli me tangere - Cividale del Friuli
La festa di Maria Maddalena, che abbiamo celebrato pochi giorni fa, 24 luglio, mi ha posto nuovamente l’interrogativo sorto dalla porta chiusa. Allora la domanda era: La porta si apre da dentro e da fuori? Gesù entra se gli si apre o entra comunque, anche a porta chiusa? Adesso la domanda è: Gesù lo si trova grazie alla ricerca o perché lui si svela? Maria Maddalena l’ha trovato perché spinta dall’amore in una ricerca appassionata o perché lui si è lasciato trovare e si è svelato a lei che incapace di riconoscerlo?

Basta l’anelito del salmista?
O Dio… dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne…

Basta la corsa disperata nella notte della sposa del Cantico?
Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato 
l'amato del mio cuore; 
l'ho cercato, ma non l'ho trovato. 
… voglio cercare l'amato del mio cuore. 
L'ho cercato, ma non l'ho trovato. 

O deve essere Lui a venire incontro, a farsi trovare, a rivelarsi? Il regno dei cieli è oggetto di conquista da parte dei violenti o dono fatto ai piccoli?

venerdì 26 luglio 2013

Suore impazzite…


Suore impazzite per i bambini, bambini impazziti per le suore.
Soprattutto per Anna, nel giorno del suo primo onomastico.


mercoledì 24 luglio 2013

Ma la porta chiusa chi l’apre?


Troppo famosa la pittura del Cristo che bussa a una porta senza maniglia perché può essere aperta soltanto da dentro.
Giorni fa un altrettanto famoso conferenziere se l’è presa con questa immagine, riferendosi ai Vangeli delle apparizioni, quando il Risorto entra nel cenacolo a porte chiuse, senza bussare e senza attendere che qualcuno apre.
L’antifona alla comunione della liturgia di questa settimana riprende la frase dell’Apocalisse che ha ispirato il pittore del Cristo che bussa a una porta senza maniglia: “Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui, ed egli con me”.
Come stanno le cose? Entra comunque o spetta che qualcuno apra? 

martedì 23 luglio 2013

Ungaretti, poeta universale

Ungaretti, il mio poeta più caro. Oggi ho scoperto che mia mamma ha letto la prima poesia di Ungaretti nel 1937. Da una soffitta è saltato fuori miracolosamente il suo libro di lettura della quarta elementare. Tra la prima parte dedicata all’etica fascista, focalizzata nel binomio libro e moschetto, e la seconda parte dedicata alla vita di Mussolini e al suo triste momento passato nel collegio dei Salesiano a Forlì, appare, inaspettatamente, una poesia di Ungaretti, o meglio, una parte della poesia “I Fiumi”, relativa all’Isonzo, apparsa pochi anni prima, nel 1931, nella raccolta “L’allegria”:

Stamani mi sono disteso
in un’urna d’acqua
e come una reliquia
ho riposato

L’Isonzo scorrendo
mi levigava
come un suo sasso

Ho tirato su
le mie quattr’ossa
e me ne sono andato
come un acrobata
sull’acqua

Mi sono accoccolato
vicino ai miei panni
sudici di guerra
e come un beduino
mi sono chinato a ricevere
il sole

Agli estensori dell’antologia era forse sfuggito il senso antibellico della poesia, il desiderio di purificazione dai dolori e dalle brutture della guerra, in aperta antitesi con la mistica fascista. Mentre mi pare voluta l’eliminazione dell’ultima strofa di questa parte della poesia riguardante ancora l’Isonzo:

Questo è l’Isonzo
e qui meglio
mi sono riconosciuto
una docile fibra
dell’universo

Qui Ungaretti mostra inconfondibilmente se stesso, un uomo dal respiro grande, universale, che si riconosce fibra dell’universo. Questo era troppo per un libro che doveva suscitare nei ragazzi di quarta elementare amor patrio e odio verso il nemico di altre patrie. Tra i suoi quattro “fiumi” Ungaretti, oltre al Serchio e all’Isonzo, ricorda anche l’egiziano Nilo e la francese Senna, e se la poesia l’avesse scritta più tardi avrebbe forse incluso anche il Tietê di San Paolo del Brasile, dove ha vissuto e insegnato per sei anni.
Ci si può immergere in ogni fiume, d’ogni popolo e nazione, ed ognuno ha una sua benefica azione che può “levigare come un sasso” e dare il senso d’appartenenza a ogni popolo e nazione.

lunedì 22 luglio 2013

L’intolleranza dei deboli e la mitezza dei forti

È serrato il dibattito parlamentare che in questi giorni agita l’Irlanda: il governo sta proponendo una legislazione sull'aborto che, tra l’altro, limiterà la libertà di coscienza degli operatori sanitari. Una delle tante “restrizioni legali” che in Europa toccano la libertà dei cristiani di professare la loro fede, come la mancanza di protezione legale per i farmacisti che non vogliono vendere anticoncezionali, l’obbligo di celebrare nelle chiese matrimoni omosessuali (Danimarca), il divieto a un’infermiera di portare una croce al collo durante l’orario di lavoro (Inghilterra)…
Aggiungi didascalia
Il sito dell’Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa riporta anche altri episodi apparentemente minimi, come vandalismo dei luoghi di culto, violenze fisiche e verbali contro i cristiani... Nel mese di giugno riferisce di una statua della Madonna imbrattata con scritte sataniche (Francia), di un slogan volgare che in Germania invita allo stupro contro i cristiani, di una pagina di facebook con il falso personaggio di un prete pedofilo e alcolista che scrive post blasfemi (Ungheria). Per la nostra Italia basterà ricordare la vergognosa parodia dell’elevazione eucaristica con un preservativo in piazza san Giovanni a Roma durante uno dei soliti mega-concerti. Episodi lontani dalle feroci persecuzioni dei cristiani in Nigeria, India, Pakistan…, eppure significativi segnali d’allarme di un montante astio contro le Chiese, di avversione, che si trasforma in violenza, arma dei deboli. I cristiani hanno le loro colpe, ma l’insofferenza e l’odio di cui vengono fatti oggetto sono motivati soprattutto dalla loro presenza scomoda, che argina il dilagare di comportamenti antiumani scambiati per libertà.

Rispondere con crociate o battere in ritirata? Né l’uno né l’altro. Piuttosto la fermezza dei miti che sa resistere alla violenza con la proposta coraggiosa delle proprie idee, con la semplicità e la coerenza di vita, con il servizio generoso nei settori scoperti della vita sociale, assieme alla gioiosa consapevolezza, senza vittimismi, che la Chiesa, al pari del suo fondatore, sarà sempre perseguitata.

domenica 21 luglio 2013

J.S. Bach e san Sebastiano





Il clavicembalo mi è sempre suonato metallico, freddo e monotono. Per questo non sono mai ascoltato dal vivo a un concerto di questo strumento. Se oggi vi sono andato è stato soltanto grazie ad un inganno: all’appuntamento non c’era l’organo né il maestro Romano Faldi, come da programma, ma un clavicembalo e la maestra Chiara Cirri.
A rimediare alla delusione c’era innanzitutto la chiesa nella quale si teneva il concerto, che vale più d’ogni concerto: una delle tanti pievi medievali di cui è ricca la piana; una delle tanti, eppure un autentico gioiello del XI secolo.
Ma soprattutto l’ascolto dal vivo dello strumento – per me appunto era la prima volta – me lo ha riscattato. La sonorità si è rivelata purissima, il dettato nitidissimo. La maestria e la passione di Chiara Cirri hanno fatto il testo. Non ultima, naturalmente, la complicità di J.S. Bach, con le sue Inventiones.
Una manciata soltanto gli ascoltatori, ma interamente presi e compresi dalla musica sottile che da sola riempiva la chiesa. Anche san Sebastiano, nell’affresco di fine Quattrocento di Girolamo Ristori, venuto alla luce recentemente, è rimasto immobile per tutta l’esecuzione, in attento ascolto, incurante delle frecce che gli venivano trafitte… Tanto può la musica!
Un piccolo saggio? : http://youtu.be/89lS7tWUs9I

49%

sabato 20 luglio 2013

Panorami naturali e umani

Mi piacciono le sequenze di monti che si perdono all’orizzonte, catena dopo catena, con le gradazioni di verde, azzurro, grigio che si sfumano in colori sempre più tenui.
È il panorama che oggi mi ha donato, oltre i mille i metri, il rifugio di Poggio di Petto, nelle Alpi di Cavarzano.

Ancora più bello il panorama che mi ha offerto la famiglia unita: la nonna che si gode figli e nipoti nella festa del ritrovarsi insieme.

Intervista a tutto campo

giovedì 18 luglio 2013

Il saluto dell’Irlanda con danze celtiche


 
L’Irlanda saluta con le sue musiche, le sue danze, i suoi fiori, la sua birra, la sua gente semplice e cordiale…

Grazie, Irlanda.

Per musica e danze:


mercoledì 17 luglio 2013

Una volta missionari, sempre missionari


Tutti rigorosamente irlandesi, ma reduci dai più lontani campi di missione, cominciando dall’Inghilterra, e da ben oltre: Sud Africa, Hong Kong, Filippine, Brasile… Sono partiti giovani, pieni di vita. Ora sono tornati anziani, ammalati. Alcuni si accompagnano con il bastone, con il deambulatore, qualcuno appare un po’ perso… Mi faccio raccontare le loro storie. Hanno dato la vita per costruire la Chiesa, hanno compiuto la loro missione ed ora sono “ritirati”. Conducono una vita comunitaria esemplare: pregano insieme, si aiutano, siedono a raccontarsi del passato e a commentare le notizie del presente. Si respira aria di pace, nella loro casa.
Con loro quelli che ancora lavorano sulla breccia nella molte iniziative legate alle quattro parrocchie affidati agli Oblati nella città, al santuario di Maria Immacolata, alla grotta di Lourdes, alle scuole…
Senza dimenticare gli altri 200 Oblati che riposano nel cimitero silenzioso nel parco dietro casa. Anche loro continuano a lavorare dal cielo: una volta missionari si è sempre missionari.
Oggi gli Oblati in Dublino sono una quarantina, tra inabili e attivi, distinti nel lavoro ma uniti regolarmente nella grande casa che, dal 1856, è il punto di riferimento affettivo ed effettivo dei missionari d’Irlanda e d’Inghilterra. Un esempio di come la famiglia rimane unita attraverso gli anni e, una volta missionari, si rimane sempre missionari.

martedì 16 luglio 2013

16 luglio 1949: esperienza di oggi



16 luglio 1949. Una data che rimarrà come un punto fermo nella storia della Chiesa. Quella mattina iniziava una delle più straordinarie esperienze di Dio, “un periodo di grazie particolari – come racconta la protagonista, Chiara Lubich –. Avemmo l’impressione che il Signore aprisse agli occhi dell’anima il Regno di Dio, che era fra noi: la Trinità che abita in una cellula del Corpo mistico: «Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi»”.
L’intenso itinerario spirituale da lei percorso fino a quel momento, per quanto di una straordinaria progressiva accelerazione, non giustifica l’esperienza mistica che le fu dato di vivere. La manifestazione di Dio fu improvvisa, inattesa, totalmente gratuita, al di là di ogni immaginazione. “Mio Dio, ma perché? Perché a me tanto? – esclamava – Perché tanta Luce e tanto Amore?”. Perché? Perché Dio sceglie chi vuole, gratuitamente, per farlo strumento del suo amore.
Come nell’esperienza di tutti i mistici, il dono di Dio a Chiara di quel periodo non era destinato a lei soltanto: doveva diventare fonte di grazia per tanti.
Anche per noi, anche per me… Ognuno di noi è stato scelto per rivivere quell’esperienza di Dio.
Anche oggi può ripetersi il grande evento: fatti Gesù, poter dire: Abbà, ed essere introdotti nel Regno dei cieli: “A quanti l'hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio" /Gv 1, 22).

Cf. F. Ciardi, L’entrata nel “seno del Padre”. Un’esperienza mistica, “Unità e Carismi”, 4/2010, p. 4-10:

lunedì 15 luglio 2013

Il fuoco sacro arde in Tara Hill


Tara Hill. La collina appena pronunciata fu sede dei primi Re d’Irlanda, che investiti presso la Pietra del Destino, oggi ricordato da un piccolo menhir sulla sua sommità.

La foto dall’alto mostra due grandi solchi circolari, uno attorno a un grande tumulo a corridoio, l’altro attorno a quella che doveva essere la sede del re e dei druidi.
Miti e leggende avvolgono questi luoghi millenari.
Arrivo lassù all’ora del tramonto. Una grande pace avvolge la fertile pianura e l’orizzonte si apre lontano lontano, fino ai monti del nord e a quelli del sud.
Fu qui che la notte d’inizio primavera dell’anno 433 il re Lóegaire mac Néill andò su tutte le furie quando, sulla collina di Slane vide avvampare un fuoco. Chi aveva osato trasgredire la legge che vietava che in quella notte si accendessero i fuochi prima di quello che lui stesso avrebbe dovuto accendere per festeggiare la festa della primavera?
Mandò i suoi soldati e trovarono san Patrizio. Essendo quella la notte di Pasqua, il santo aveva acceso il grande fuoco della risurrezione. Condotto sull’isola di Tara spiegò al re la fede cristiana, soprattutto il mistero della santa Trinità. “Com’è possibile che esista un solo Dio”, chiese il re, “quando noi ne conosciamo così tanti? E come è possibile che sia uno e insieme tre?”. Fu allora che Patrizio si chinò, accolse uno trifoglio e lo mostrò al re: “Un solo filo d’erba e insieme tre foglie…”.
Il re gli permise di annunziare la nuova fede ed Erc, il vecchio servitore del re, si convertì, fu battezzato e ordinato vescovo. Un  nuovo fuoco sacro si accendeva su Tara Hill
Nella lunga Confessione che ha lasciato al popolo irlandese prima di morire, nella quale racconta la sua straordinaria storia, così ha sintetizzato il credo nella santissima Trinità che aveva proclamato davanti al re Lóegaire mac Néill:

Non v'è altro Dio, né ci fu mai in passato né ci sarà in futuro, al di fuori di Dio Padre ingenerato, senza principio, dal quale è ogni principio, signore di tutto; e del suo figlio Gesù Cristo, che dichiariamo sempre esistito con il Padre, generato prima dell'origine del mondo spiritualmente presso il Padre in modo ineffabile, prima di ogni principio: per mezzo di lui sono state fatte «le cose visibili e invisibili», si è fatto uomo e dopo aver vinto la morte e stato accolto nei cieli presso il Padre (…). Ed ha effuso in voi abbondantemente lo Spirito Santo, dono e «pegno di immortalità, che rende figli di Dio e coeredi di Cristo coloro che credono e gli obbediscono. Questo è il Dio che confessiamo e adoriamo unico nella trinità del suo santo nome.

Il volto nuovo (e colorato) della Chiesa in Irlanda

Vado a messa nelle diverse chiese della zona. L’affluenza, anche quotidiana, è abbastanza alta, ma la quasi totalità delle persona è molto anziana. I soliti fenomeni comuni in tutto il mondo occidentale portano anche qui alla disaffezione nei confronti della religione e allo svuotamento delle chiese. I volti giovani che vedo nei giorni feriali e la domenica sono quelli degli indiani, filippini, nigeriani…
Oggi pomeriggio nella chiesa oblata di Maria Immacolata in Inchicore, la comunità indiana celebra la festa di san Tommaso apostolo. Tutto ieri hanno adornato la chiesa con colori forti dal dubbio gusto estetico, ma dando una visione decisamente festosa a questo antico complesso architettonico. Vengono da tutta la città, con il loro vescovo e i loro preti. La messa è ricca di gesti, di canti, di fiori, di partecipazione, tutto l’opposto della celebrazione dei vecchi irlandesi. Terminata l’interminabile messa la festa continua fuori e dei locali della parrocchia.
Intanto in altri locali, soprattutto nella palestra di basket, si sono radunati i filippini, numerosissimi e fedelissimi.
Gli Oblati ospitano anche la comunità coreana e altri gruppi minoritari, tutti in Irlanda per lavoro, soprattutto nell’ambito sanitario: medici, infermieri, assistenti nelle case per anziani...

È il volto nuovo e giovane della Chiesa irlandese.

sabato 13 luglio 2013

Ron Rolheiser infonde gioia e speranza

Ron Rolheiser ha colpito ancora. Oggi ha racconto attorno a sé un 300 persone di tutta Dublino. Una giornata intera sui temi della spiritualità nella vita di ogni giorno. Rettore della Scuola di Teologia in San Antonio, Texas, è sicuramente l’Oblato più noto nel mondo per i suoi libri, gli editoriali che ogni settimana vengono pubblicati nei giornali di mezzo mondo, i dvd, le conferenze che tiene ovunque. La settimana prossima terrà un corsi e conferenze in Inghilterra.
Le persone rimangono affascinate dal suo linguaggio così aderente a quello comune, capace di entrare nei problemi concreti: capisce e si fa capire.

Tutta la giornata è stata un dialogo ininterrotto. Una mamma ha parlato dei figli che non vanno in chiesa per tanti motivi. Per Ron è stata l’occasione di parlare di come ogni persona può essere “Chiesa” per le altre persone: ognuno è il Corpo di Cristo, è Chiesa e anche questa mamma è Corpo di Cristo, è Chiesa per la sua famiglia e dona l’amore di Cristo, il perdono di Cristo e porta la presenza e la salvezza di Cristo. È stato uno dei momenti più belli della giornata, poi ripreso da altre domande e ulteriormente approfondito: ha immenso profonda gioia e grande speranza.

venerdì 12 luglio 2013

An Tobar: a Dio con la natura

Ogni filo d’erba, ogni insetto, ogni ramo, ogni bisbiglio d’uccello raccontano le loro storie a padre Kevin, e lui ascolta, comprende, accarezza, scruta con sguardo d’amore. Ha studiato ecologia, scienze, ma in più ci mette il cuore e vive in simbiosi con la natura.
Sono stato a trovarlo ad An Tobar (il pozzo, in irlandese), dove vive con una originale comunità: un padre dello Spirito Santo, una coppia di sposi, una suora… Hanno un’azienda agricola con coltivazioni ecologiche: bosco, prati, orti… Ed accolgono gruppi, famiglie, parrocchie, giovani, scolaresche per portare a Dio attraverso il dono della natura: danno ritiri, insegnano a pregare...
Nella grande proprietà non manca neppure un piccolo osservatorio astronomico: non basta guardare la terra, occorre guardare anche il cielo. C’è anche il classico labirinto in bosso, per imparare il cammino della vita…
Kevin si occupa soprattutto del bosco, di cui è un profondo conoscitore. Ha già selezionato le piante da trapiantare quest’inverno per dilatare il bosco: “Non le vedrò diventare grandi alberi, ma neppure chi ha piantato queste che hanno 300 anni le hanno viste così belle, ma noi possiamo goderle grazie a loro; così anche noi lavoriamo per le generazioni futuro, perché la vita cresca e vada avanti…”

Tra gli Oblati c’è posto anche per padre Kevin, che annuncia il Vangelo facendo gustare la bellezza del creato.

giovedì 11 luglio 2013

Newgrange: 5000 anni fa, la vita oltre la morte

A nord di Dublino attraversiamo Phoenix Park, dove fin dal mattino è un formicolare di persone che si stendono al sole a dorso nudo come lucertole. Per i bambini questa è la prima estate vera, con sole e temperatura elevatissima, 23 gradi, che durano per una settimana intera! Occorre tornare indietro di parecchi anni per un simile evento meteorologico.  Alla radio spiegano agli anziani che devono bere molta acqua, stare un casa per evitare malori…
Lasciamo Phoenix Park, il più grande parco cittadino d’Europa, e ancora verso nord, tra campagne fertili e mandrie di bovini e pecore. Meta: Newgrange, ad appena un’ora da Dublino, il più grande e antico sito archeologico d’Irlanda, più antico delle piramidi d’Egitto, più antico di Stonehenge in Inghilterra.
Naturalmente: una necropoli! Le tombe sono la prima costruzione umana. Per vivere basta una capanna, si vive pochi anni, ma per la vita dopo la morte occorrono costruzioni di pietra, che rimangono, perché la vita dopo la morte non ha fine.
In una grande area appena elevata e circondata dallo scorrere del fiume, quasi una isola nella più vasta campagna, le tombe scoperta sono numerose. La più grande è aperta al pubblico. Il tumulo è circondato da 97 grandi pietre perimetrali, alcune delle quali decorate con linee misteriose. Sono andati a cercare le pietre molto lontano, hanno lavorato generazioni dopo generazioni, chi ha iniziato non ha visto terminare l’opera… ma sapevano che era un’opera che valeva la pena creare, un’opera nella quale credevano perché credevano nella vita dopo la morte.
A piccoli gruppi le guide ci fanno entrare nella tomba costruita interamente in pietra: il lungo e stretto corridoio, una ventina di metri, conduce fino al centro del tumulo, dove si apre una camera a croce nella quale erano deposte le ossa. Giunti al centro si spengono le luci artificiali e piombiamo nel buio più profondo. All’entrata viene accesa una luce a simulazione dell’apparizione della luce del sole, che entra realmente nella tomba, al suo sorgere, soltanto il 21 dicembre, solstizio d’inverno. Dapprima la luce lambisce appena il corridoio per poi illuminare d’oro l’intera stanza, per alcuni minuti. La tomba è stata costruita perché il 21 dicembre il sole possa entrare e ridare luce ai morti e perché i morti possano dare la loro benedizione per l’inizio del nuovo anno.
5000 anni fa credevano nella vita dopo la morte, nella luce del sole che vince le tenebre dell’inverno.

Non ci sono martiri all’inizio dell’era cristiana in Irlanda. La fede cristiana non ha trovato nessun ostacolo, anzi è stata accolta come la piena rivelazione di ciò in cui le popolazioni celtiche già credevano. Esse furono attratte soprattutto dal Vangelo di Giovanni che parla della luce venuta nella tenebre, di Gesù che si proclama Luce del mondo… Era preparati da secoli.