mercoledì 17 luglio 2013

Una volta missionari, sempre missionari


Tutti rigorosamente irlandesi, ma reduci dai più lontani campi di missione, cominciando dall’Inghilterra, e da ben oltre: Sud Africa, Hong Kong, Filippine, Brasile… Sono partiti giovani, pieni di vita. Ora sono tornati anziani, ammalati. Alcuni si accompagnano con il bastone, con il deambulatore, qualcuno appare un po’ perso… Mi faccio raccontare le loro storie. Hanno dato la vita per costruire la Chiesa, hanno compiuto la loro missione ed ora sono “ritirati”. Conducono una vita comunitaria esemplare: pregano insieme, si aiutano, siedono a raccontarsi del passato e a commentare le notizie del presente. Si respira aria di pace, nella loro casa.
Con loro quelli che ancora lavorano sulla breccia nella molte iniziative legate alle quattro parrocchie affidati agli Oblati nella città, al santuario di Maria Immacolata, alla grotta di Lourdes, alle scuole…
Senza dimenticare gli altri 200 Oblati che riposano nel cimitero silenzioso nel parco dietro casa. Anche loro continuano a lavorare dal cielo: una volta missionari si è sempre missionari.
Oggi gli Oblati in Dublino sono una quarantina, tra inabili e attivi, distinti nel lavoro ma uniti regolarmente nella grande casa che, dal 1856, è il punto di riferimento affettivo ed effettivo dei missionari d’Irlanda e d’Inghilterra. Un esempio di come la famiglia rimane unita attraverso gli anni e, una volta missionari, si rimane sempre missionari.

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