Tutti rigorosamente irlandesi, ma reduci dai più lontani campi di missione, cominciando dall’Inghilterra, e da ben oltre: Sud Africa, Hong Kong, Filippine, Brasile… Sono partiti giovani, pieni di vita. Ora sono tornati anziani, ammalati. Alcuni si accompagnano con il bastone, con il deambulatore, qualcuno appare un po’ perso… Mi faccio raccontare le loro storie. Hanno dato la vita per costruire la Chiesa, hanno compiuto la loro missione ed ora sono “ritirati”. Conducono una vita comunitaria esemplare: pregano insieme, si aiutano, siedono a raccontarsi del passato e a commentare le notizie del presente. Si respira aria di pace, nella loro casa.
Con
loro quelli che ancora lavorano sulla breccia nella molte iniziative legate
alle quattro parrocchie affidati agli Oblati nella città, al santuario di Maria
Immacolata, alla grotta di Lourdes, alle scuole…
Senza
dimenticare gli altri 200 Oblati che riposano nel cimitero silenzioso nel parco
dietro casa. Anche loro continuano a lavorare dal cielo: una volta missionari
si è sempre missionari.
Oggi
gli Oblati in Dublino sono una quarantina, tra inabili e attivi, distinti nel
lavoro ma uniti regolarmente nella grande casa che, dal 1856, è il punto di
riferimento affettivo ed effettivo dei missionari d’Irlanda e d’Inghilterra. Un
esempio di come la famiglia rimane unita attraverso gli anni e, una volta
missionari, si rimane sempre missionari.
GRAZIE GRAZIE GRAZIE...............
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