lunedì 31 luglio 2023

La vita continua

Un mese straordinario: Trento, Massiccio della Grande Certosa in Francia, Falcade sulle Dolomiti, Appennino tosco-emiliano… Scenari paesaggistici mozzafiato, luoghi ricchi di cultura e di arte… Incontri con studiosi, monaci e monache, famiglie giovani, bambini… Gli ultimi giorni senza contatto wi-fi e quindi nel più profondo silenzio… Chi avrebbe mai immaginato un mese così ricco e fecondo!

L’ultima tappa mi ha svelato luoghi che, pur così vicini alle mie origini, mi erano quasi sconosciuti. Borghi medievali ricchi di storia, di tradizioni, di fede. Mi ha colpito in modo particolare quante chiese sono state costruite lungo i secoli in un paese piccolo come Fiumalbo, ma anche negli altri borghi. Quante confraternite! Glorie soltanto del passato? Ho sostituito un parroco in una delle sei parrocchie affidate alla sua cura: alla messa domenicale sono venute otto persone, sette villeggianti e una sola persona del paese, la signora che ha in cura la chiesa. E tutte le tradizioni secolari?

Ma non sono come il profeta Elia che si lamentava con Dio di essere rimasto solo a credere in lui. Ti sbagli, gli rispose Dio, in Israele ho settemila persone che non hanno piegato le loro ginocchia davanti a Baal. Chissà come Dio vede le cose anche oggi dall’alto dei cieli… Intanto, a conferma della vita che va avanti con decisione, dall’Oriente mi giunge questo commento al mio blog sulle “Chiese volanti”:

http://fabiociardi.blogspot.com/2023/07/costruire-chiese-volanti.html

«Leggevo con interesse la riflessione sulle “chiese volanti”. Esistono e ne faccio quotidiana esperienza da anni qui in Cina. Non è come in Italia dove si avverte tanto affanno e stanchezza. Da queste parti stiamo vivendo il sapore degli inizi…».

I giovani a Lisbona sono una conferma che la vita continua.




domenica 30 luglio 2023

Considerare

 

Ho davanti la simpatica foto della famiglia di una mia nipote al completo: tutti e cinque distesi sul prato, intenti a passare la notte di san Lorenzo con gli occhi all’insù per vedere le stelle cadenti. Da quando l’uomo è uomo le stelle hanno sempre esercitato un fascino, un’attrazione potenti dai quali siamo stati distolti solo recentemente con l’inquinamento luminoso e i programmi televisivi che ne hanno precluso la vista. Gli aruspici, ma anche i nostri nonni, sapevano leggere in cielo e vi scrutavano le leggi della terra: si prendevano il tempo per “considerare”, un verbo che ha in sé proprio le stelle, “sidera”. Non era un semplice guardare pigramente il cielo stellato. Il prefisso “cum”, sempre intrigante nei suoi significati, rimanda allo “stare con”, quasi una condivisione di vita con il cielo; o forse, in maniera più appropriata, sta per “prendere insieme”, cogliere i segni del cielo nella loro complessità in modo che possano indicarci una strada per il presente e il futuro.

Chissà se non potessimo recuperare questo verbo fascinoso? Lo penso quando ascolto tanti dibattiti politici fatti spesso di insulti piuttosto che di argomentazioni, quando leggo le invettive che rimbalzano sui social. Ovunque trasuda rabbia e violenza verbale, che si trasforma in violenza fisica, fino a sfasciare quanto capita sottomano, all’aggressione, all’uccisione per motivi futili, al femminicidio, alle guerre… Comportamenti sempre più disumani: i cieli si sono chiusi, le stelle si sono fatte troppo lontane, fino a sparire e con esse la considerazione, la riflessione, il prendere in esame la situazione con calma, il valutare i pro e i contro, l’argomentare, l’esercizio del raziocinio o almeno del buon senso. Perché non tornare “a riveder le stelle”, come quando Dante uscì dall’inferno? Lo sguardo verso l’alto, un po’ di contemplazione, per ritrovare la strada del Paradiso, anche qui sulla terra.

 

sabato 22 luglio 2023

Pazienza e tolleranza


A differenza della parabola della domenica precedente, dove il seminatore spargeva la semente con prodigalità, questa volta il seminatore – anzi i seminatori – sono accorti e ben attenti al campo. Conoscono il loro mestiere e sanno che debbono ripulire il terreno dalle erbacce perché il grano posso crescere bene. Questa volta è il padrone che si mostra meno esperto dei suoi operai. Ed è proprio con lui che adesso Gesù si identifica. Il suo comportamento si discosta sempre dalla nostra logica ed esperienza. Ogni volta ci sorprende.

Vorremmo una Chiesa di puri e di giusti. Così come vorremmo ogni nostra famiglia, ogni nostra comunità, ogni nostro ambiente di vita e di lavoro composti da persone a modo, brave, giudiziose. Come saremmo contenti di purificare dal male, da elementi di disturbo, perché tutto sia armonia e gioia e pace. Quante volte vorremmo distinguere nettamente grano e zizzania, buoni e cattivi, e operare una giusta separazione per liberarci una volta per tutte dallo scandalo del male. Mi chi ci ha costituiti giudici degli altri? Siamo poi così sicuri di sapere dove passa la demarcazione tra bene e male, tra buoni e cattivi?

Gesù che sapeva discernere a colpo sicuro il grano e la zizzania, invece di strappare quest’ultima si sei posto dalla sua parte: andava in cerca dei peccatori e stava con loro. Nel suo campo tutto può accadere, anche che la zizzania si converta in grano. Che strada agricoltura la sua. Dà tempo e prende tempo, con ognuno di noi. Ha lasciato che Giuda restasse tra i Dodici, fino all’ultimo. Almeno il suo campo Gesù avrebbe potuto ripulirlo! Invece no. Ha saputo convivere con i peccatori. Nel suo campo ha lasciato anche i due ladroni che lo affiancano sulla croce. Proprio all’ultimo uno di loro, zizzania, si è convertito in grano. Prima che avvenga la mietitura possono accadere tante cose.

Pazienza e tolleranza.

Chi mi dà il diritto di scartare qualcuno se neppure Gesù l’ha fatto? La sua Chiesa, come la sua comunità, è fatta di santi e peccatori. I nostri ambienti ospitano buoni e cattivi. È la chiamata a convivere con tutti, con la pazienza di Dio, il suo amore, la sua speranza.

venerdì 21 luglio 2023

La mistica di quella marea un po' caotica

 

Quando papa Francesco nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium descriveva il popolo di Dio aveva certamente davanti agli occhi, profeticamente, le nostre “Vacanze geniali in famiglia”. Ha fatto un ritratto eccellente di questi giorni e l’ha definito un’esperienza mistica, «la “mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio» (87).

Il cammino è partito e chi lo ferma più! Mi tornano alla mente le parole di un grande romanzo che ho letto in questi giorni, L’albatro: “Quando una cosa finisce, sta per cominciare”. L’arcobaleno con colori vivissimi che s’è levato a sera ne è una conferma e un sigillo.




giovedì 20 luglio 2023

Tutte le cose sono innamorate tra loro

Di nuovo a Tonadico, di nuovo suoi “luoghi carismatici” del Paradiso49. Saliamo alla Madonna della luce e rileggiamo l’esperienza vissuta in quella natura meravigliosa: «Avevo l’impressione di percepire, forse per una grazia speciale di Dio, la presenza di Dio sotto le cose. Per cui se i pini erano inondati dal sole, se i ruscelli cadevano nelle loro cascatelle luccicando, se le margherite e gli altri fiori ed il cielo erano in festa per l’estate, più forte era la visione d’un sole che stava sotto a tutto il creato. Vedevo, in certo modo, credo, Dio che sostiene, che regge le cose».

La percezione di Dio nel creato, pur nella differenza delle fedi, è comune a tutte le grandi religioni. Le Upanisad raffigurano il Brahman come lo spazio immenso «nel quale i mondi riposano» e «nel quale tutte le cose sono contenute»; la divinità abbraccia e avvolge tutto. Lao-tzu rappresenta il Tao come «la dimora di tutte le cose». Del Buddha si narra: «Quando Shakyamuni vide il mondo con gli occhi di Budda, scoprì che ogni cosa gli appariva completamente trasformata: animali, piante, esseri umani, tutto sembrava immerso in un tale bagno di gloria e di splendore che era come se fossero pervasi della vita stessa del Budda. Il suo spontaneo: “Meraviglioso! Meraviglioso!” eruppe dalla sua grande gioia di scoprire la vera situazione di ogni esistenza».

Anche i mistici cristiani testimoniano una medesima percezione. Basterà richiamare l’esperienza di Ildegarda di Bingen quando sente la voce di Dio amore che le dice: «Io, la somma potenza di fuoco, accendo tutte le scintille della vita. (…) Io, la fiammeggiante vita dell’essenza divina, sfavillo sulla bellezza dei campi, risplendo nelle acque, ardo nel sole, nella luna e nelle stelle. E con vento leggero, quasi con respiro invisibile, risveglio ogni cosa a una vita rigogliosa. L’aria vive in ciò che è verdeggiante e fiorente. Le acque scorrono come se fossero vive. Io, la forza di fuoco, riposo nascosta in tutti questi elementi, che grazie a me ardono, così come il respiro, l’anima, muove costantemente l’uomo. Tutti gli elementi vivono nella loro natura; nulla di morto si trova in essi, poiché io sono la vita».

Angela da Foligno: «All’istante furono aperti gli occhi dell’anima. E vedevo una pienezza di Dio, nella quale abbracciavo tutto il mondo, vale a dire di là dal mare, di qua dal mare e l’abisso e il mare e il resto. E in tutto ciò non discernevo se non la potenza divina in un modo inenarrabile. L’anima, piena di ammirazione, gridò dicendo: “Questo mondo è pregno di Dio”. E abbracciavo il mondo intiero come fosse una piccola cosa, cioè di là e di qua dal mare e l’abisso e il mare e il resto, come fosse poca cosa; ma la potenza di Dio eccelleva e riempiva tutto».

Gemma Galgani vedeva «una luce di splendore immenso che penetra ogni cosa e, nello stesso tempo, dà vita ed anima tutto, così che tutto quello che esiste ha la vita da questa luce e vive di essa». Per questo, attesta, «io vedo il mio Dio e tutte le creature in lui».

Come non ricordare il vescovo Klaus Hemmerle che, poco prima della sua morte, così comunicava la sua percezione della natura: «Ero in vacanza sulle Alpi e una volta, durante una passeggiata, mi parve che il sole fosse caduto nella valle. Immergeva di luce il paesaggio non più da sopra o da fuori, ma come da sotto e da dentro. Monti, strade, acque, rosseggiavano del sole che era in loro e quasi sotto di loro».

Nicola Cusano legge e interpreta queste esperienze in chiava trinitaria. Nel suo Docta ignorantia trova le immagini della Trinità nelle relazioni tra gli esseri creati, in quanto ad esempio generano, sono generati e si uniscono tra di loro. Si tratta, come egli stesso avverte, di una «analogia molto lontana», ma nello stesso tempo reale perché tali similitudini risalgono all’attività creatrice stessa di Dio: «Tutte le cose create portano l’immagine della forza creatrice… della Trinità creatrice». Le realtà create non sono immediatamente collegate soltanto con il loro Creatore, ma anche fra di loro. La presenza creatrice di Dio fa sì che siano presenti le une alle altre, che possano essere e agire le une nelle altre e le une con le altre. La pericoresi Dio-mondo, innesca anche una pericoresi tra le stesse realtà create.

È proprio l’esperienza di Chiara: tutto è in rapporto d’amore. Le creature non soltanto sono in rapporto l’una con l’altra, figlie di quel Dio Amore che è Persone in rapporto l’una con l’altra, ma sono addirittura “innamorate” tra di loro. “Innamorate”, ossia esse si desiderano, si attraggono con freschezza sempre rinnovata, nell’incanto del primo amore. L’esemplificazione è estremamente suggestiva e denota il frutto di una contemplazione mistica: «Se il ruscello finiva nel lago era per amore. Se un pino s’ergeva accanto ad un altro era per amore».

L’universo appare unificato dalla presenza di Dio e dal dinamismo di amore reciproco che egli vi imprime in quanto Trinità: «E la visione di Dio sotto le cose, che dava unità al creato, era più forte delle cose stesse; l’unità del tutto era più forte che la distinzione delle cose fra loro».

L’universo appariva tale anche ad Angela da Foligno che lo vedeva «come fosse una piccola cosa», al punto da poterlo abbracciare. Lo stesso accadde a Benedetto da Norcia nella sua celebre visione del mondo che si raccoglieva interamente in un raggio di sole. Eppure l’esperienza di Chiara mostra un elemento nuovo: l’unità del creato è il frutto della relazione d’amore tra le cose create. Queste non sono «una piccola cosa» perché rimpicciolite davanti all’infinito di Dio, come sembra sperimentare Angela. Non sono «raccolte in un raggio di sole» perché colte con lo sguardo di Dio, come sembra sperimentare Benedetto. Sono “uno” perché ogni realtà è “innamorata” dell’altra, va verso l’altra perché da essa attratta e ad essa si dona e con essa si consuma in unità. È l’amore che muove le realtà create l’una verso l’altra, a cercarsi, a unificarsi.

Siamo in un’altra dimensione anche rispetto al dantesco «l’amor che muove il sole e l’altre stelle». L’amore di Dio, nell’esperienza di Chiara, non è un influsso esterno ad esse che le muove e le spinge le une verso le altre. L’amore di Dio si partecipa alle realtà stesse e rende il movimento della creazione una realtà ad essa intrinseca, nasce dal di dentro, motivato proprio dalla partecipazione all’Amore.

Il fiume quando si getta nel mare cessa di essere fiume, “muore” nel mare, dando al mare la possibilità di “vivere”: si muove per amore del mare e il suo morire è per dare la vita. Ed è così, tra l’altro, che il fiume realizza la propria identità. Se lo si sbarrasse per impedirgli di “perdersi” nel mare diventerebbe una palude, non più un fiume. Siamo dunque in una visione tutta positiva del “negativo” presente nella natura. Se nella creazione il negativo, la morte ad esempio o la decomposizione, è sperimentato come dolore e fallimento ciò è dovuto al peccato e alle sue conseguenze, non alla realtà in sé, che è invece espressione di dono, offerta di vita, frutto di un “innamoramento”. Siamo davanti ad un riflesso dell’amore trinitario, dell’amore mostrato in terra da Gesù abbandonato. La creazione parla di Dio creatore; dalle realtà conoscibili si può risalire al loro fattore (cf. Rm 1, 20) e, alla luce della pienezza della rivelazione, possiamo sentire le realtà create che parlano del Dio di Gesù Cristo che è Amore, Trinità di Persone in Unità.

A questo punto non posso non fare riferimento ad un’altra esperienza che avverrà un paio di mesi più tardi, il 2 settembre del medesimo anno, quando Chiara stessa si sente personalmente coinvolta nel rapporto d’amore tra tutto il creato. Anche allora ricorre il verbo “innamorare”: «Tutto è innamorato in me ed ogni cosa è innamorata fuori di me. Ho sentito che io sono stata creata in dono a chi mi sta vicina e che mi sta vicino è stato creato in dono per me. Come il Padre della Trinità è tutto per il Figlio e il Figlio è tutto per il Padre. Sulla terra tutto è in rapporto di amore con tutto: ogni cosa con ogni cosa. Bisogna essere l’Amore per trovar il filo d’oro fra gli esseri».

Il rapporto di attrazione e di donazione d’amore tra le creature non riguarda soltanto la natura inanimata, ma l’umanità stessa. Il dinamismo dell’amore come relazionalità (darsi in dono ed accogliere il dono) si fa esplicito e cosciente. Esperienza della natura ed esperienza dell’uomo si illuminano a vicenda: sono l’essere e l’esperienza della creatura come tale, in quanto porta in sé l’impronta del Creatore che è Trinità. Il riferimento al rapporto d’amore tra le divine Persone (darsi in dono ed accogliere il dono) è ormai esplicito. E che si tratti di una reale esperienza mistica è testimoniato dall’ultima frase: «Bisogna essere l’Amore per trovar il filo d’oro fra gli esseri». Soltanto con lo sguardo di Dio si può cogliere in pienezza l’opera di Dio. Ma per avere il suo sguardo occorre essere lui stesso.

 

mercoledì 19 luglio 2023

A Canale d'Agordo da Papa Luciani

Canale d’Agordo. Visito il museo di papa Giovanni Paolo I. Realizzazione moderna, fine, curata nei particolari, documentata, che ripercorre la storia della vallata, della famiglia Luciani, e accompagna l’intero cammino di Albino da quando era bambino fino al papato. Un racconto commovente. Una visita che vorresti non finisse mai perché porta gradatamente dentro un mondo antico che parla ancora in maniera eloquente. 

Il Papa del sorriso è molto più di un sorriso, è testimonianza di sofferenze, di tenacia, di fede, di dedizione, di coraggio… La sua non è una esperienza isolata, ma come appare chiaramente dalla mostra, il frutto di tutto un ambiente, una cultura. La storia di Papa Luciani, come quella di ogni persona, è accompagnata dalla natura e dalla storia di queste terre, dall’esempio di tanti piccoli, grandi protagonisti di un cammino comune, che visitando la mostra appaiono gradatamente uno dopo l’altro. È la crescita di tutto un popolo. Collocata nel suo contesto la storia del Papa si staglia per la sua unicità, semplice e profonda, umanissima e pienamente intrisa di divino.

Visito poi la casa paterna. È la prima volta. Quando venivo qui, il fratello con i suoi modi un po’ bruschi non ci ha mai fatto entrare: “Per vedere cosa?”. Adesso anche la casa è stata trasformata in museo e racconta, a differenza del grande museo centrale, l’umile epica storia della famiglia, radicando ancora una volta l’esistenza di papa Luciani.

Alla porta della chiesa acquisto un piccolo libro con 100 pensieri del Papa: scorrono con freschezza come il torrente vicino. Copio il primo:

“Noi siamo oggetto da parte di Dio di un amore intramontabile. Sappiamo: Dio ha sempre gli occhi aperti su di noi, anche quando ci sembra sia notte. È papà, più ancora, è mamma. Non vuole farci del male; vuole solo farci del bene a tutti, i figlioli se per caso sono malati, hanno un titolo in più per essere amati dalla mamma. E anche noi, se per caso siamo malati di cattiveria, fuori strada, abbiamo un titolo in più per essere amati dal Signore”.

martedì 18 luglio 2023

Basta un chicco di sale per dare sapore

Le "Vacanze Geniali" ci hanno portato in alta quota. Camminiamo con calma, tutti insieme, con le carrozzine dei bambini, quella di un disabile… L’importante è arrivare insieme alla meta, non importa se prima o dopo. Gli orizzonti si allargano su cime maestose che ci avvolgono come un anfiteatro.

Non mancano le avventure come quella di rimanere sospesi nelle cabine della teleferica mentire infuria una improvvisa violentissima tempesta.

Intanto, giorno per giorno, ci lasciamo guidare dal comandamento nuovo: “Amatevi l’un l’altro”. Ma cosa vuol dire vivere l’amore reciproco? Ce lo spiegano Pietro e Paolo nelle loro lettere e noi cerchiamo di impegniamo a vivere una dopo l’altra le loro indicazioni. Ieri era: “Fate a gara nello stimarvi l’un l’altro”. Durante la giornata ognuno ha scritto su un foglietto gli aspetti positivi visti nell’altro e alla messa mi hanno consegnato i foglietti. Oggi: “Sopportatevi – su-portatevi – l’un l’altro” e siamo partiti cantando un rap straordinario composto per l’occasione che commentava questa parola della Scrittura. Domani sarà: “Non giudicatevi l’un l’altro”, un invito al negativo a vivere comunque l’amore reciproco in maniera concreta.

Così la giornata corre dolcemente, con un tocco di Vangelo come un chicco di sale che dà sapore alla nostra vacanza.




lunedì 17 luglio 2023

Dalle Vacanze in Paradiso alle Vacanze geniali in famiglia

Ho davanti al me il Civetta, la prima montagna che ho scalato 55 anni fa e dove salito altre due volte. Sono stato su tante di queste montagne attorno: Cime d’Auta, Pelmo, Molaz, Moiazza, Torre di mezzo delle Fanes, Marmolada… Dall’altra parte vedo ergersi le Pale di san Martino, e sono state le ultime montagne delle Dolomiti che ho attraversato percorrendo l’Alta Via numero 2 che mi ha condotto fino alle Alpi Feltrine.

Altri tempi.

Ora sono i tempi di adesso. Dal Massiccio della Certosa in Francia alle Dolomiti, a Falcade, e sempre con tante famiglie con tanti bambini. Qui sono 140, per una “Vacanza Geniale in famiglia”.



Seminiamo come il seminatore del Vangelo, che non è per niente attento a dove va a finire il suo seme, dà a piene mani, da qualche parte porterà frutto.

 


domenica 16 luglio 2023

Qualcosa rimarrà

 


Costruire una tenda è meraviglioso… ma costruire una diga nel torrente è tutta un’altra cosa. Prima un approccio timido, poi dentro con i piedi scalzi nonostante l’acqua fredda, poi solo le mutandine per un’esperienza integrale. E i più grandicelli, otto-undici anni, che passano la notte in alta montagna e guardare le stelle, l’Orsa Maggiore che fa il suo giro nel cielo… e poi i camosci! Una esperienza vera integrale quella delle Vacanze in Paradiso, compresi i miei discorsini semplici che portano il Vangelo così vicino.

Quanta commozione nella valutazione finale, anche da parte dei piccoli. Anche quest’anno ho preparato il libretto con tutti i miei temi. Qualcosa rimarrà.






venerdì 14 luglio 2023

Una tenda, un palazzo da re

 

Una tenda! Può esserci una cosa più bella di una capanna? Costruita insieme da tutti i papà con tutti i figli attorno orgogliosi. Una capanna dove i bambini possono stare come in una casa delle fate… Tutta una mattinata per metterla su e una inaugurazione festosa.

Voleva essere, in qualche modo, la visibilizzazione del tema del giorno. Con le mani unite e aperte a corolla a ogni dito avevo dato il nome di alcuni dei presenti. Avrei voluto dare il nome di tutti, ma ho dieci dita soltanto. Per la verità non erano dita ma i merli di un castello, il castello che costruiamo tutto insieme, nel quale abita il re, proprio Gesù in mezzo a noi.

Nel pomeriggio nel bosco laboratori di arte effimera…


Passa così un’altra bellissima giornata di vacanza in Paradiso…

Per l’occasione il comune ci ha offerto anche i fuochi d’artificio.







giovedì 13 luglio 2023

Se abbiamo un Padre siamo fratelli

Se abbiamo un Padre è perché ce l’ha dato Gesù! Dopo la resurrezione sale al Padre suo e Padre nostro: ci dà il suo Padre!, e per la prima volta chiama i suoi discepoli “fratelli”. Ha condiviso tutto di noi, perfino la morte. Gesù, con la sua resurrezione è divenuto “il primogenito di molti fratelli”. È con noi, accanto a noi, in noi e ci conduce con sé verso il Padre.

Dopo la “scoperta” del Padre – il tema di ieri – oggi ci siamo scoperti fratelli tra di noi e abbiamo fatto dei gruppi di lavoro su come affrontare i “conflitti” in famiglia, tra fratelli, tra genitori, tra genitori e figli, tra figli e genitori, tutti insieme, piccoli e grandi! E avanti con grande libertà e gioia… su per questi bellissimi monti. 

L’originalità di questo incontro sta bel fatto che camminiamo insieme, non ci sono gli incontri in sala per i genitori mentre i bambini sono affidati agli assistenti… Tutto è di tutti, proprio come in famiglia. Le famiglie presenti sono 24.



mercoledì 12 luglio 2023

Vacanze in Paradiso

Cambio di scena. Dai monaci ai bambini. L’ambiente è lo stesso: il Massiccio della Certosa con i suoi boschi verdi e i picchi delle rocce.

Terza edizione di “Vacanze in Paradiso”. Siamo in 70, tra genitori e bambini dal meno tre mesi agli undici anni. Come al solito la sera, una volta messi a letto i bambini, mi incontro con i genitori per dare loro il tema del giorno seguente. Al mattino tutti in sala e parlo ai bambini, allora finalmente anche i genitori comprendono… Poi le attività, gli atelier, i giochi, le passeggiate e infine la messa attorniato da una trentina di chierichetti. Il tutto preparato con cura durante tutto l’anno.

Vacanze, dunque, e “in Paradiso”, che in effetti è la nostra casa. Mi sono presentato questa mattina con scarpe da montagna, cappello, occhiali da sole e me li sono tolti davanti a tutti, perché quando si entra a casa ci si mette a proprio agio… proprio come quando si entra “in Paradiso”, ossia nel Padre. E l’Abbà è stato il protagonista di questa prima giornata, assieme alla preghiera, ossia al rapporto con il Padre…

L’avventura è iniziata…