La Scuola Abbà è ormai cresciuta e si è distinta in quattro
gruppi. Questi giorni sono a Trento, più precisamente a Cadine, con il gruppo dei “giovani” e a loro, tra l’altro,
racconto qualcosa della mia esperienza, prima e dopo la partenza di Chiara. Prima
Chiara ci donava il Paradiso, adesso il Paradiso ci dona Chiara.
L’oggetto del nostro studio era il Paradiso ’49. Era quello il libro di testo. Ma al centro della
Scuola Abbà c’era soprattutto Chiara. La Scuola valeva più per la Maestra che
per il libro di testo. Il libro valeva perché lo leggeva lei. Ed era molto più
di una lettura. Lei faceva rivivere quell’esperienza e ce ne rendeva partecipi.
Tutto il resto, interpretazioni, commenti, dialogo, pur nella sua straordinaria
rilevanza, pareva secondario. Mi immagino sarà accaduto la stessa cosa quando Teresa d’Avila lèggeva il Cammino di perfezione alle sue suore.
La Scuola Abbà non erano soltanto le ore di lezione e di
studio, ma la convivenza con Chiara, fare focolare con lei. Ne erano parte
integrante i momenti di distensione vissuti insieme, la gita, il film, il
pranzo... Era come se in certo modo si rispecchiasse l’esperienza del ’49 così
come è descritta nell’introduzione al Paradiso: “Non si smetteva di vivere,
vivere con intensità, in mezzo ai nostri lavoretti di casa, quella realtà che
eravamo”. Era questa convivenza che le consentiva di raccontare la sua esperienza
del Paradiso, di riviverla e di farcela rivivere, di comprenderla e di farcela
comprendere.
Questa fase della Scuola Abbà è terminata. Adesso la
Scuola Abbà è decisamente diversa. Al centro vi è ora il testo del Paradiso.
Chiara è partita e ci ha lasciato la sua eredità, le illuminazioni e la sua
esperienza di luce consegnate nel libro Paradiso
’49. Non è più lei che, leggendo quegli scritti, ci comunica la sua
esperienza, ma è quella codificazione della sua esperienza che ci comunica
Chiara e ce la rende presente. È la stessa cosa quando oggi leggiamo il Cammino di perfezione. Di qui
l’importanza che oggi e sempre avranno quegli scritti e la necessità di un lavoro
di studio più oggettivo e approfondito. Non abbiamo più Chiara ma abbiamo il
suo lascito.
Significativa la nota che Chiara scrisse il 22 novembre 2003, quando iniziammo, ancora una volta, a leggere dall’inizio il suo testo: «Questa volta lo leggiamo allo scopo di convertirci, traducendolo in vita. Dobbiamo far in modo che la Scuola Abbà, diventi Paradiso. Fra il resto solo così si capiscono i contenuti di questi volumi…».
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