Come sarebbe stato contento apa
Pfnunzio di venire con me oggi alla Chester Beatty Library di Dublino. Avrebbe
trovato forse la prima testimonianza scritta delle parole di Gesù rivolte alla
Madre: “Ecco tuo figlio”, e rivolte al discepolo amato: “Ecco tua madre”:
In una giornata di sole
come oggi, che sembra si ripeta per tutta la settimana, una vera rarità in Irlanda,
verrebbe la voglia di fermarsi nel giardino antistante la biblioteca, dove
infatti le persone sono sdraiate sull’erba al sole, come fossero sulla
spiaggia. È uno degli spazi più raccolti di Dublino, tra le scuderie, la torre
dell’orologio e il Castello e l’edificio settecentesco che ospita la biblioteca.
Sembra di essere fuori del tempo, in un paesaggio incantato.
Ma la biblioteca offre un
ben altro paesaggio incantato, con altre rare bellezze, e con un viaggio nel
tempo che parte dal 2700 avanti a Cristo ai nostri giorni. Non si può
immaginare la ricchezza racchiusa in questa straordinaria biblioteca. Come avrà
fatto il grande mecenate Alfred Chester Beatty, morto nel 1968, a raccogliere
così tanti tesori dal Giappone all’Egitto? I libri dell’Asia, del mondo buddhista
e del mondo musulmano, sono capolavori d’arte che non ci si stancherebbe di
contemplare.
Naturalmente tutta la mia
attenzione si è concentrata sui papiri dell’era cristiana: le prime
testimonianze delle lettere di san Paolo, dei vangeli. Sono tra i più antichi
documenti che l’antichità ci ha trasmesso. Fra tutti domina il frammento del
Vangelo di Giovanni con le parole di Gesù rivolte dalla croce a Maria e al
discepolo, un papiro datato attorno al 150-200, pochi anni dopo la composizione
del Vangelo. Nessun altro testo letterario dell’antichità ha copie così vicine
all’originale.
L’ho contemplato a lungo.
Forse è stato copiato da uno dei membri della comunità di Giovanni che ha fatto
proprio come Giovanni: “Quello che abbiamo contemplato e udito, lo trasmettiamo
a voi”. La Parola continua la sua corsa nella storia.
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