mercoledì 16 agosto 2017

Dal vecchio professore all'Ermo delle Stinche


Perduto in mezzo alle colline del Chianti, tra vigne e lecceti, olivi e cipressi, pievi romaniche e castelli medievali, al termine di una strada sterrata sul crinale tra verdi valli sotto un cielo nitido, l’eremo delle Stinche.
Un’antica casa del 1400, con una chiesetta divenuta parrocchia nel 1800 e poi abbandonata, restaurata 50 anni fa da Giovanni Vannucci, che vi si era ritirato per dar vita a un’esperienza di solitudine, preghiera, lavoro, studio, ospitalità.
Giovanni Vannucci, uno dei profeti toscani del secondo Novecento, amico di Turoldo, Milani, Barsotti…
Luogo di dialogo dove si incontrano l’imam e il rabbino di Firenze, dove le persone di convinzioni più diverse trovano lo spazio per rientrare in se stesse.
Oggi la piccola comunità è legata a quella di Montesenario, come naturale prolungamento, a continuazione dell’esperienza dei primi Sette Santi Fondatori dei Servi di Maria.


Noi non abbiamo spazi silenzio – scriveva Vannucci – ma cerchiamo di essere uomini del silenzio, riordinando tutto il caos dei nostri pensieri, dei nostri sentimenti, il caos dell’automa dell’uomo d’oggi…
Per silenzio noi intendiamo la metànoia totale di noi stessi, perché non è la parola che interrompe il silenzio, ma è la parola carica di superficialità che interrompe il silenzio. Il silenzio è per noi tenere ordinate le vigne, l’orto, il pollaio ecc., preparare un buon piatto o un dolce: questo è per noi il significato concreto di silenzio. Cioè l’ordine, la casa, la cucina, tutto scaturisce da un uomo del silenzio.
Quando giunsi per la prima volte alle Stinche capii che era questo il posto che cercavo, non un’evasione ma l’avverarsi di un sogno: rivivere nella semplicità le grandi linee del monachesimo: il silenzio, il lavoro, l’ospitalità, la comunione col visibile e l’invisibile. In questo piccolo spazio vorrei che ogni uomo si sentisse a casa sua…


Sono venuto all’Eremo delle Stinche per incontrare il mio vecchio professore di morale degli inizi anni Settanta, quando studiavo a Torino. Allora abitava a Bose, di cui è stato per 30 anni il presbitero.
Giancarlo Bruni, con la sua bella barba bianca, pare un patriarca. Un “uomo del silenzio”, come voleva Vannucci, disponibile per aiutare comunità e persone a discendere nelle profondità per cogliervi ciò che veramente vale e resta.


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