martedì 16 luglio 2024

16 luglio 1949: Tra cielo e terra

16 luglio 1949: data memorabile, quando inizia la straordinaria esperienza mistica di Chiara Lubich.

Ne ho raccontato qualche anno fa nel libretto Viaggiando il Paradiso, tradotto in francese, inglese, corano, ceco, slovacco e in chissà quante altre lingue…

Per ricordare i 75 anni di quell’evento in questi giorni ho scritto un pezzo teatrale, "Tra cielo e terra", presentato ieri qui a Zoldo e oggi a Falcade, con le famiglie dell'Umbria. Una decina gli "attori" coinvolti. Riuscita al di sopra delle aspettative, con evidente commozione...

Lo sceneggiato ruota attorno a una lettera che Chiara scrive a Igino Giordani da Tonadico il 27 luglio 1949 nella quale parla del rapporto tra il carisma francescano e quello domenicano, tra il fuoco, l'amore e la luce, la verità, interpretati rispettivamente da santa Chiara d’Assisi e santa Caterina da Siena.

Per collocare adeguatamente quella lettera parto un po’ da lontano, dal 17 settembre 1948. Quella sera – così inizia lo sceneggiato – Igino Giordani parla tra sé e sé:

«Cosa scrivo questa sera nel mio diario?

Mi sono svegliato presto. Mya stava ancora dormendo. Ha i capelli arruffati, ma sono sempre belli, d’oro, anche se qualcuno è già bianco. Da quanto tempo siamo sposati? 28 anni, mi pare. Eppure siamo sempre innamorati, come il primo giorno. La lascio dormire ancora un po’.

Ho guardato il calendario: 17 settembre 1948, festa delle stimmate di san Francesco d’Assisi. Chissà che celebrazioni oggi alla Verna! Scriverò una biografia su di lui, “tutto serafico in ardore”, emblema del fuoco, dell’amore divino. Io sono dall’altra parte, sono terziario domenicano. Dovrei essere tutta luce, splendente di verità come Domenico, come Tommaso d’Aquino.

Il Papa li ha messi insieme, Francesco e Caterina da Siena, i due stimmatizzati. Una decina d’anni fa li ha proclamati patroni d’Italia. Da poco ha rivolto l’appello a tutte le forze cattoliche per “salvare l’Italia”. Ma se non la salvano loro che ne sono i patroni?

Al bar il solito caffè nel quale ho inzuppato – si fa per dire – il cornetto fresco fresco, secondo l’usanza romana. Lo faccio perché lo fanno tutti.

Infine mi sono imbarcato nel Transatlantico: Montecitorio, il Parlamento. Una bolgia.

All’appiccapanni ho appeso cappello e soprabito. Non ho appeso la mia veste di cristiano. “Qui sei un deputato – mi apostrofò una volta un collega – non fare troppo il cattolico”. Perché? La mia identità non la vendo a nessuno. Si è cristiani anche quando si sta al tornio, alla scuola, a passeggio, al caffè..., anche al parlamento.

Eccomi dunque ad ascoltare i soliti pettegolezzi di corridoio, a scorrere le solite pratiche…

Pensa se qui a Montecitorio venissero assieme, Francesco e Caterina, il fuoco e la luce. La politica sarebbe una passione autentica per il bene comune, per il bene delle nazioni…

Ed ecco Giovannetti, il mio umile segretario…»





1 commento:

  1. Meraviglioso, Padre Fabio! Mi auguro di poterlo leggere tutto intero...o addirittura vedere la rappresentazione teatrale . Grazie! Giovanna

    RispondiElimina