domenica 28 luglio 2024

P. Paul Sion: Oblato autentico / 2

Una pagine del suo commento alle Regole


Aveva esperienza della vita missionaria, era sensibile e delicato, anche un po' timido; costante nel lavoro, un uomo attento ai dettagli, coscienzioso, cercava la perfezione. Il 2 dicembre padre Laurent Roy, segretario generale, elencò i compiti che gli erano richiesti: 1) assicurare il servizio di segreteria per la commissione post-capitolare sulle Costituzioni e le Regole; 2) preparare e redigere un commento agli scritti del Fondatore, per comprendere meglio lo spirito delle Costituzioni.

Padre Sion ha lavorato molto su questi due progetti. È stato il perno della commissione che ha preparato le Costituzioni e le Regole pubblicate nel 1982 e consegnate ufficialmente agli Oblati della Casa Generalizia il 17 febbraio 1983, quando Padre Sion era già in ospedale. Egli ha anche selezionato migliaia di estratti dagli scritti del Fondatore per aiutare a comprendere lo spirito dei vari capitoli delle Costituzioni e delle Regole. Padre Jetté e Padre Yvon Beaudoin diedero gli ultimi ritocchi all'opera e la fecero stampare nell'estate del 1983.

Padre Sion è stato anche Archivista generale dal 1981 al 1983. Grazie a questa carica ha potuto trovare negli Archivi di Propagande Fidei, nuove lettere del Fondatore, di cui ha dato conto sulla rivista “Vie Oblate life”. Anche se queste lettere sono piuttosto “burocratiche”, P. Sion ha colto un filo conduttore: “il suo ardente spirito missionario... una specie di fretta, di santa impazienza”…

Durante il congresso su “Gli Oblati e l’evangelizzazione” (Roma, 29 agosto-14 settembre 1982) viene ufficialmente fondata l'Associazione per gli studi e le ricerche sugli Oblati e padre Sion viene eletto presidente del comitato esecutivo.

All'inizio del 1983 si sentiva particolarmente stanco. Portato alla clinica Villa Stuart, il 7 febbraio una TAC rivela la presenza di un tumore ai polmoni, già diffuso in tutto il corpo; non è possibile effettuare un'operazione. Quella sera scrive nel suo diario: “Visita del P. Generale. Rivela le mie condizioni. Fiat”.

Il 17 febbraio, festa della Congregazione, scrive: “Rinnovo dei voti. Croce del Fondatore”. Sapeva che si stava facendo una novena al Beato Eugenio di Mazenod per la sua guarigione. Il giorno dopo, il 18, scrive una lunga nota: “Padre Santissimo, si compia la tua volontà nel mio corpo e nel mio cuore. Non la mia volontà, ma la tua santa volontà. Metto tutto nelle tue mani... Tuttavia, Signore Gesù, se vuoi, puoi guarirmi. Una volta non hai rifiutato questa preghiera di fede. Oggi te la presento umilmente per intercessione del nostro Beato Padre e Fondatore, che ha compreso così bene il tuo cuore misericordioso. Siamo servi inutili. Che il tuo nome sia glorificato secondo la tua santa volontà; ma ricorda che i tuoi miracoli ti hanno glorificato! Che mi sia fatto secondo la tua parola. Conservami nella tua pace e nel tuo amore, Gesù Salvatore. Amen”.

Il 3 marzo, p. Jetté ebbe l'opportunità di parlare con lui per qualche istante. “L’ho ringraziato per quanto ha fatto per la Congregazione”, scrive il Superiore generale, “soprattutto per il suo lavoro sulle Costituzioni. Mi ha detto che aveva ancora qualcosa da fare: il suo commento alle Costituzioni basato sugli scritti di padre de Mazenod. Mi parlò di padre Nogaret, che se ne era andato anche lui, nel momento in cui si stava preparando a scrivere sul Fondatore. Gli ho chiesto se avesse qualche desiderio da esprimere: No, mi ha detto, tutto è per la Congregazione!”

Il 6 marzo, in un altro incontro con P. Jetté, gli dice: “Sono pronto ad andare a Dio”. Dopo un attimo aggiunge: “Forse è presuntuoso dirlo!” Il 9 gli parla della sua sofferenza e della sua difficoltà a pregare. Non riusciva più a concentrarsi: “È la preghiera del povero! – scrive p. Jetté – Non sapeva più come sarebbe andata a finire e sentiva di dover avere molta pazienza”.

Il 18 marzo ha la sensazione che sia la fine: “Sono pronto. È tutto compiuto. Me ne vado felice”. Invoca il beato Eugenio di Mazenod, il vescovo Grandin, p. Albini e p. Gérard. “I minuti sono estremamente lunghi. Bisogna soffrire molto. È la passione che portiamo per la salvezza del mondo. Devo soffrire fino alla fine, come ha fatto Cristo... Penso a Santa Teresa di Lisieux, che ha sofferto molto prima di morire. Prego per il Laos; prego per la Congregazione; prego per le vocazioni, vocazioni forti e numerose... Prego per i poveri, prego per coloro che perseguitano gli altri e li fanno morire”.

Il giorno dopo, festa di San Giuseppe, offre a Dio le sue sofferenze in silenzio. Alle 23.43, all'inizio della notte, il Signore lo prende con sé.

 

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