sabato 27 luglio 2024

P. Paul Sion, missionario nel Laos / 1

Ecco pubblicato “Oblatio” 2024/1. È un numero numero speciale con il commento alle prime dieci Costituzioni della regola oblata, che costituiscono la descrizione della prima parte del “Carisma oblato”. È il commento di Paul Sion. Si tratta delle note di un ritiro che egli ha dettato agli Oblati à St. Norbert, Manitoba, in Canada, dal 26 al 30 aprile 1981 e successivamente agli Oblati di Augny, in Francia. Sono semplici note, a volte schematiche, che egli ha sviluppato nelle conversazioni a viva voce. Il lavoro che aveva svolto come segretario della Commissione preparatoria per la stesura del testo della Regola uscito dal Capitolo generale del 1980 conferisce a questo commento un valore tutto particolare, direi autorevole. Il ritiro tenuto a Augny è stato audio registrato in maniera amatoriale. Nonostante il passare degli anni le audiocassette consentono ancora l’incisione. Gli audio del ritiro sono scaricabili e udibili mediante i QR Code stampati al termine delle rispettive meditazioni.


Ho premesso un profilo di p. Paul Sion, una persona squisita, che ho conosciuto personalmente, con la quale ho ancora lavorato, ma che ho avuto modo di conoscere meglio scrivendo il suo ritratto.

Nasce l'11 ottobre 1926 ad Armentières, nella diocesi di Lille, da Émile e Marie Louise Delannoy. Il 4 novembre 1944 supera gli esami di maturità presso la Facoltà di Lettere dell'Università di Lille. Si dirige verso gli Oblati, dove due dei suoi zii erano già valorosi missionari nello Sri Lanka e nel Laos. Un altro era un Figlio della Carità. Entra nel noviziato a Pontmain il 31 ottobre 1945. Dopo il servizio militare - 1948-1949 - continua lo scolasticato a Solignac, dove fa i voti perpetui il 3 ottobre 1950. È ordinato sacerdote il 29 giugno 1952. Seguono tre “prime” obbedienze... a pochi mesi di distanza l'una dall'altra: il 31 gennaio 1953, per il Laos, dove già viveva lo zio Gérard Sion; l'8 maggio 1953 cambiamento: viene inviato a Ceylon per andare con lo zio Jean; e il 7 luglio dello stesso anno, viene di nuovo invitato a tornare in Laos.

Durante i 22 anni di permanenza in Laos, si dedica soprattutto all'educazione dei giovani presso il seminario minore di Paksane. In un biglietto ritrovato tra le sue carte, scrive: “Il mio desiderio era andare sul campo, per i villaggi. Ho svolto il mio lavoro di educatore, sia perché mi piaceva (e indubbiamente avevo alcune qualità per farlo), sia perché non c'erano volontari, sia perché, alla fine, era una missione meravigliosa e indispensabile per preparare la prossima generazione e i primi sacerdoti del Paese”. Una delle sue grandi gioie prima di morire è stata quella di sapere dell'ordinazione episcopale di uno dei suoi ex studenti, p. Jean Khamsé, l'unico Oblato rimasto in Laos. Rimase fino al 1975, quando tutti i missionari furono espulsi.

La trentina di Oblati francesi espulsi si riunì a Saint-Walfroy in agosto. Padre Jetté, il superiore generale, presentò loro una lista di Paesi che richiedevano missionari: l'estremo nord del Canada, l'America Latina, Haiti, Tahiti, il Borneo e molti altri. Alla fine dell'elenco, dopo qualche esitazione, disse che c'era bisogno di aiuto anche a Roma, nella segreteria e negli archivi. In particolare, per dedicarsi allo studio degli scritti del Fondatore.

A pranzo p. Paolo disse al Superiore Generale: “Quello che ha detto alla fine del suo discorso di questa mattina mi interessa molto”. La sera stessa, il 27 agosto 1975, scrive a padre Jetté: “Essendo arrivato dal Laos due mesi fa, devo confessare che sono venuto a questo incontro contento di ritrovarmi con i miei confratelli, ma anche molto turbato e molto perplesso sul lavoro che avrei potuto svolgere al servizio della Chiesa. Dopo 22 anni di insegnamento in vista delle vocazioni per il Laos, ieri ho cominciato a chiedermi se il seminario di Tahiti non fosse il luogo dove continuare in questa linea. Per settimane ho pregato: “Signore, cosa devo fare? Ci sono molte offerte, molte chiamate, ma mi sento così impreparato ad affrontarle! Ora, la sua conversazione di questa mattina ha toccato il mio cuore. E mi sento sinceramente attratto da questo lavoro di ricerca sugli scritti del Fondatore e da tutto ciò che mi hai detto in proposito. Durante il mio percorso scolastico, mi sono sempre interessato a tutto ciò che riguardava il Fondatore, e a suo tempo ho fatto delle ricerche con diversi confratelli. Ho portato questo lavoro con me in Laos, dove poi è andato perduto. Non importa, era il lavoro di un novizio, per così dire; laggiù, mi sono rammaricato di non potervi dedicare tempo... Eravamo costantemente assorbiti da altri lavori. Può quindi capire come la sua proposta mi abbia colpito. A parte l’interesse molto vivo per il Fondatore, non ho particolari qualifiche, se non quella di essere un uomo metodico, un uomo d'ordine, e come tale mi sono occupato per molti anni della biblioteca di Paksane. Le dico queste cose con semplicità, come lei mi ha chiesto, restando ovviamente disponibile per un'altra missione, se lo ritiene preferibile”.

Il 25 novembre ricevette l'obbedienza per la Casa Generalizia. E inizia tutta un’altra storia…

 

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