Ho trovato questo ritratto a Cosenza, realizzato con francobolli |
Più tardi rinnova i voti religiosi
ed esprime la gioia per aver fondato la Congregazione: «Dite loro (agli Oblati)
che muoio felice... Che muoio felice perché il buon Dio si è degnato di
scegliermi per fondare nella Chiesa la Congregazione degli Oblati». Benedice
gli Oblati presenti e quelli lontani, nelle missioni, donando quello che abbiamo
sempre considerato il suo testamento spirituale: «Praticate veramente tra voi
la carità... la carità... la carità... e al di fuori, lo zelo per la salvezza
delle anime».
Quindi benedice le Suore della
Santa Famiglia di Bordeaux: «Dite loro che le ho amate molto, che le amo, che
sono il loro Padre. Dite loro che voglio le due famiglie sempre unite, che
formino una sola famiglia. Saranno felici e forti in questa unione fraterna».
Il giorno seguente, di buon
mattino, a un confratello che andava a celebrare la santa messa, raccomanda:
«Oh! chiedete (al buon Dio) che si compia la sua santa volontà. Lo desidero con
tutto il cuore».
A più riprese, durante la giornata,
ripete a quelli che gli sono attorno: «Se mi assopisco o sto peggio,
svegliatemi, ve ne prego; voglio morire sapendo di morire!». Lo stesso al
medico: «Oh! come vorrei vedermi morire, per accettare meglio la volontà di
Dio!»
A sera, scrive Padre Fabre,
«recitammo la Salve Regina, che il
nostro beneamato Padre comprese e seguì interamente. Alle parole “mostrateci il
vostro Figlio dopo questo esilio” aprì un po’ gli occhi. A ciascuna invocazione
“o clemente, o pia”, fece un leggero movimento; alla terza “O dolce Vergine Maria” diede l’ultimo respiro».
Sant’Eugenio de Mazenod muore
offrendo la vita come perfetto compimento della volontà di Dio. Nessuno gliela
toglie, la rende liberamente, come un dono d’amore, a quel Dio che gliel’ha
donata.
Muore felice. Muore come ha
vissuto, compiendo la volontà di Dio, con gli amori della sua vita: la croce
oblata in mano, la preghiera a Maria, la benedizione del Papa, portando in
cuore e benedicendo gli Oblati e la famiglia oblata, rappresentata dalle Suore
della Santa Famiglia. Muore attorniano da figli e figlie, come un padre.
Oggi la schiera di figli e figlie
di sant’Eugenio è numerosa come mai, sparsa su tutta la terra. Per vivere in
pienezza la propria grande vocazione – la volontà di Dio! – questa schiera di
figli e figlie è chiamata a stringersi nuovamente attorno al padre, a far propri
i suoi “amori”, ad attuare il testamento che egli ha lasciato. È il testamento
stesso di Gesù, non poteva darcene uno diverso: «Amatevi l’un l’altro come io
ho amato voi… Come il
Padre ha mandato me, anche io mando voi» (Gv 13,
34-35; 20,
20).
È un mandato rivolto a tutta la
famiglia oblata: allora agli Oblati e alle suore della Santa Famiglia presente
attorno al suo letto, oggi a tutti gli Oblati sparsi nel mondo, ai laici che
condividono il carisma, agli istituti di vita consacrata nati dal carisma
oblato e che con gli Oblati condividono la missione.
Una grande famiglia, di nuovo unita
attorno al padre, sant’Eugenio de Mazenod. Una famiglia unita della medesima
carità e della medesima passione per l’annuncio del Vangelo.
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