Siamo ancora nel cenacolo. I 120,
con Maria, attendono lo Spirito Samto.
Lo attendono in preghiera perseverante e unanime: sono omotumaoutoi, hanno un’anima sola. Anche questo è un vocabolo
tipico ed esclusivo degli Atti degli Apostoli, ricorrente soprattutto nella
descrizione dei tratti caratteristici della prima comunità (cf. 2, 46; 4, 24;
5, 12). Dinanzi alle nuove meraviglie che il Signore opera con i suoi fedeli,
la comunità continua a lodare e ringraziare Dio con una sola voce: «Tutti
insieme levarono la loro voce a Dio dicendo: Signore, tu che hai creato il
cielo, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi...» (Atti 4, 24). L’unica altra ricorrenza del temine “unanimemente” nel
Nuovo Testamento è in Romani 15, 6, e
riguarda ancora una volta il modo di pregare, sempre rivolto verso il Padre:
«perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del
Signore nostro Gesù Cristo».
Anche in questo aspetto della
preghiera si avverte l’eco delle parole di Gesù riportate nel vangelo di
Matteo, che esplicita quanto già riportato da Luca (cf. Lc 11, 13): «Se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per
chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà» (18,
19). Accordo (symphonesis) come sinfonia: occorre armonizzare le “corde” dell’anima
di ogni membro della comunità perché la preghiera non sia in dis-accordo, ma salga come un’armonia.
Il testo di Matteo continua spiegando
perché la preghiera unanime è esaudita: nell’unanimità di due o tre si rende
presente Gesù stesso e sarà lui a pregare e quindi ad essere infallibilmente
esaudito dal Padre: «… Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono
io in mezzo a loro» (19, 20). È una promessa che va al di là del momento particolare
della preghiera, fino a definire la realtà della Chiesa come luogo della
presenza del Signore risorto. Possiamo scorgere una parentela con 1 Gv 4, 12: «Se ci amiamo
scambievolmente, Dio dimora in noi», dove in
noi può tradursi anche tra noi, in mezzo a noi. Si tratta di una presenza
che qualifica ogni azione, a cominciare dalla preghiera.
Giovanni Crisostomo commenta: «Ognuno
non fa ciò [la preghiera in comune] fidando solo nelle sue forze, ma fidando
nel consenso di molti, che attira sommamente lo sguardo di Dio e influisce su
di lui, placandolo. Dove infatti due o tre sono riuniti nel mio nome, là sono
io in mezzo a loro... Se dove due o tre sono riuniti egli è in mezzo a loro,
molto più egli è presso di voi... Perché disse due? Perché non saresti là dove
ce uno solo che li prega? Perché voglio che tutti siano uniti e non separati».
Unità
e perseveranza rimarranno la modalità tipica della preghiera della comunità
cristiana, come testimonia Ignazio di Antiochia ai Magnesii, all’inizio del
secondo secolo: «Quando vi radunate insieme, una sola sia la preghiera, una la supplica,
unica la mente, unica la speranza nella carità, nella gioia santa che è Gesù
Cristo, oltre il quale nulla vi è di superiore. Tutti correte insieme mine in
un solo tempio di Dio, come a un solo altare, intorno all’unico Gesù Cristo,
che è uscito dal solo Padre, e presso quello solo dimorò, a quello è ritornato».
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