Venerdì, le due e mezzo del pomeriggio. In tutta la città le moschee diffondono a gran voce l’invito alla preghiera, la meditazione, la preghiera. È una folla quella che si muove verso la moschea, una folla quasi esclusivamente di uomini e di ragazzi. C’è un’ora di festa incredibile. Quasi tutti sono vestiti a festa, con gli abiti tradizionali. In un attimo le moschee si riempiono. Chi arriva prima e raggiunge i primi posti acquista più meriti.
Quando la grande sala della moschea è piena
le file dei fedeli si prostrano in fila nelle grandi piazze antistanti. Alcuni
si fermano più lontano. Ognuno segue in silenzio catechesi e preghiere. Mi piacerebbe prendere qualche fotografia, ma qua è molto difficile. Ci sono
anche le donne, ma poche, la maggior parte rimane a pregare a casa. La sala
dedicata a loro in genere è piccola e alcune si siedono nelle strade adiacenti
per partecipare come possono. Uno spettacolo impressionante, un rito religioso
e sociale insieme, come era una volta la messa della domenica da noi. La nostra
chiesa rimane un’isoletta sperduta nell’oceano…
Nei pochi momenti
liberi continuo a muovermi velocemente per i quartieri più popolari. La città è
ricca di palazzi, piazze, giardini, viali. C’è anche McDonald, compimento di
una promessa elettorale del sindaco! Essendo la capitale ha una capillare redi
di uffici pubblici, caserme, posti di polizia, che affermano la presenza forte del
Marocco. Ma a me piacciono le zone più popolari, con gli edifici antichi, belli
anche se trasandati… almeno all’esterno. Quando entro in qualche casa di
persone amiche, naturalmente rigorosamente tutti musulmani, rimango sorpreso
dall’eleganza: maioliche, tappeti, sofà…
E i cristiani? Li
trovo alla Caritas. Sono gli emigrati, spesso senza documenti, che abitano in
tutta un’altra periferia, molto povera. Nelle stanze di accoglienza vengono
soprattutto per un consulto medico. Vengono le giovani mamme con i
bambini. Un gruppo di giovani spagnoli, mediti e farmacisti, fanno i primi
controlli, danno piccoli corsi di puericultura, accompagnano all’ospedale, sbrigano
le pratiche, offrono i piccoli aiuti indispensabili. Che ragazzi in gamba! Per fare
del bene c’è sempre posto per tutti.
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