sabato 17 febbraio 2024

Quaresima: un deserto per fare la verità

Ho iniziato la Quaresima nel deserto. Chi l'avrebbe mai immaginato! Un deserto vero, un deserto famoso, il Sahara. Mi trovo alla sua estremità occidentale, dove s’arresta, davanti all’Oceano. Deserto e acqua, due immensità che si toccano. Due mondi in antitesi. Il fermo e il mobile. Colori contrastanti. Spazi infiniti. Ambedue parlano, nel loro linguaggio silenzioso, simile e diversissimo.

Quando i primi monaci si sono messi in cammino in cerca di Dio hanno scelto il deserto e l’oceano. Antonio abate si inoltrò nel deserto d’Egitto, i monaci irlandesi sulle isole sperdute nel mare. Perché proprio così lontano, perché in tanta solitudine?

Percorro cinquecento chilometri di deserto sahariano, tra Dakhla e Laayoune. Soltanto al termine del viaggio scorso qualcuna delle famose dune di sabbia che sempre immaginiamo quando pensiamo al Sahara. Sembrano messe lì per qualche raro turista in cerca della foto con le impronte lasciate sulla sabbia. Il deserto che ho attraversato è altro, roccioso, duro, fatto di sassi e pietrisco, con radi cespugli di cui solo i dromedari sanno nutrirsi.

Era così il deserto nel quale il Spirito Santo spinse Gesù per essere tentato, rocce e sassi. Perché andare in questa nudità? La spiritualità del deserto – e con essa quella della Quaresima – conosce una ricchissima elaborazione simbolica e dottrinale. Camminando in questo tratto occidentale del Sahara, più ventoso che caldo, mi sento prosciugare l’anima, così come mi si prosciuga il corpo. Non c’è un albero sotto il quale ripararmi, non una cavità nella quale nascondermi. Non c’è connessione wi-fi che mi permette di navigare da una notizia all’altra o di lasciarmi distrarre da video piacevoli, condurre docilmente da un influencer all’altro. Ma non ci sono neppure i grandi magazzini nei quali perdersi per lo shopping… Sei terribilmente solo, con il silenzio attorno. Non siamo abituati.

Gesù è rimasto da solo per quaranta giorni, un’eternità. Saranno stati proprio quaranta? Non si tratta di un numero simbolico? Sì, è anche un numero simbolico, che ricorda i quarant’anni del popolo di Dio nel deserto, i quaranta giorni di Mosè sul monte Oreb, i quaranta giorni di viaggio del profeta Elia… Rimangono comunque un’eternità. Chi ha il coraggio di inoltrarsi in tanta solitudine? Perché la Chiesa ogni anno ci ripropone la medesima avventura?

Semplicemente perché ne abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno di ritrovare noi stessi, al di là delle maschere, di come gli altri vorremmo che fossimo, dei condizionamenti a cui siamo sottoposti dal nostro mondo consumista, arrivista, superficiale. Abbiamo bisogno di uno spazio per conoscere chi siamo veramente. Siamo “polvere”, come ci è stato detto quanto ci è stata imposta la cenere in testa all’inizio della Quaresima? Sì, siamo stati plasmati col fango della terra. Ma su quest’argilla è stato alitato lo spirito di Dio. Nel “deserto” possiamo riscoprirci “figli di Dio, santi per vocazione”, come scriveva Paolo (un influencer che possiamo ascoltare…) ai cristiani di Roma (cf. 1, 7). Anche il popolo d’Israele scoprì nel deserto la propria identità e la propria vocazione, anche Mosè, anche Elia, anche Gesù…

Possiamo scoprire chi siamo veramente, qual è la nostra “missione”, il progetto della nostra vita, perché in questo “deserto” non siamo soli. Se riusciamo a fermarci, a entrare nel silenzio, potremmo ascoltare la voce di colui che ci ha plasmati, che ci ha chiamati. Ti sedurrò, ti condurrò nel deserto, ripete ancora Dio, e lì parlerò al suo cuore (cf. Osea 2, 16).

In questi giorni ho la fortuna di essere nel deserto del Sahara. Ma per avviare questo dialogo con Dio, nel silenzio e nella verità, non è necessario venire qui. Anche in una città caotica si può entrare nel segreto nel cuore e lì iniziare il colloquio per conoscere la nostra miseria e la nostra grandezza e la misericordia e l’immenso amore di Dio.

7 commenti:

  1. Grazie Fabio!! Un grande sono per questo cammino di Quaresima.

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  2. Grazie per la condivisione.

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  3. Grazie p. Fabio! Veramente molto edificante! Grazie! E … buon (santo) viaggio!

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  4. Grazie Fabio per questa bella condivisione. Con l'augurio di scoprire e vivere il proprio deserto per arrivare alla verità, all'essenziale di ognuno. Buona Quaresima!

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  5. Grazie per condivisione Padre. Veramente profondo.

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  6. È un'esperienza molto particolare e rara. Quasi 'spaventa'. Mi immagino che nella solitudine si tocca il proprio 'interno'. Da raccomandare? Grazie, Fabio.

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