giovedì 22 febbraio 2024

Di duna in duna

A volte, durante gli esercizi spirituali, si fa una giornata di “deserto”. Ma fare una giornata di deserto nel deserto vero è tutta un’altra cosa.

Così questa mattina siamo partiti per andare nel deserto.

Alla polizia comunichiamo dove stiamo andando, nessun problema. La foschia copre l’orizzonte, ma c’è poco da vedere in questo deserto sconfinato, piatto, sassoso. Bastano pochi chilometri e all’orizzonte già si profilano le dune e comincia un altro deserto.

Per i miei amici è un mondo noto, ma per me è tutto nuovo e mi lascio affascinare dalle dune che comincio a salire lentamente, fin quando tutto intorno, fino all’ultimo orizzonte, si scorge soltanto sabbia. Una sabbia finissima, impalpabile, che lentamente mi penetra dappertutto.

Le nuvole corrono rapide nel cielo scuro, disegnando ombre fuggenti tra duna e duna con costanti cambi di scenari. 

Piano piano il sole s’impone con forza e fa sparire ogni nuvola lasciando il cielo di un azzurro limpidissimo. Il vento continua a comporre nuovi giochi con la sabbia sfuggente. Sono in un mondo diverso. Il silenzio regna sovrano, altissimo. Solo il soffio del vento, quasi un richiamo al soffio dello Spirito. Non fu lo Spirito a condurre Gesù nel deserto? E non è il deserto il luogo dell’ascolto della Voce?

Quando torno nel deserto piano e sassoso scorgo lontano una tenda, una costruzione isolata, un gregge di capre, un branco di dromedari con un pastore che le segue con il fuoristrada. È un sahariano. Ci salutiamo come ci conoscessimo da sempre. Vorrebbe che rimanessi con lui fino a tardi, fino all’ora della mungitura, in una stalla lontana… Ma sono qui per ben altro.

Pochi momenti, ma mi sembrano un’eternità. Nonostante il vento, tutto si è fermato. Un invito alla contemplazione.





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