martedì 20 febbraio 2024

Come cambia il deserto

 

Partiamo da Dakhla verso nord, alla volta di Laayoune, la capitale del Sahara Occidentale. 5000 chilometri di questo deserto infinito che, attraverso la Mauritania, scende fino al Senegal.

Quante volte ho scritto sulla spiritualità deserto, eppure il deserto non l’avevo mai visto prima di adesso. 

Percorriamo la strada asfaltata, un nastro perfetto. Qualche camion, qualche auto. Guardo attorno per tutte le sei ore di viaggio, guardo, guardo… Non c’è un albero. Siamo nel deserto, sì o no? Ma sei ore di viaggio senza un albero… Non vedo volare un uccello. Rocce, sabbia, avvallamenti, montagnole, faglie, sassi, cespugli, zone piatte, zone appena ondulate… A metà viaggio si alza un vento forte. Sull’asfalto volteggia la sabbia, l’orizzonte di vela di sabbia…

Sto attento per vedere se compare qualche dromedario. Lungo la strada si ripetono regolari i cartelli stradali triangolari con disegnato il dromedario e altri cartelli più grandi che invitano a prestare attenzione al loro passaggio. Li vedo infatti attraversare la strada, sprovveduti e sicuri di sé come fossero ancora i padroni del territorio. Lo sono stati per migliaia di anni. 

Chi non ha in mente le carovane di cammelli che attraversano i deserti, le carovane del sale. Recentemente ho letto il libro di una giornalista che racconto il suo viaggio con una di queste carovane. Tutto finito. Adesso ad attraversare il deserto sono i tir, i fuoristrada. I cammelli, li chiamavano “le navi del deserto”. Ora, penosamente, sulla strada che porta a Laayoune li vedo trasportati sui pick up, lo sguardo ancora fiero… ma hanno perduto ogni dignità.

Nel deserto: le linee elettriche, le pale eoliche, le alte antenne dei ripetitori. Un nastro trasportatore attraversa il deserto per 120 chilometri portando i minerali direttamente al porto di Marsa. Nel deserto: città che spuntano improvvise, nuove oasi con viali che Parigi neppure si sogna, tanto si sprecano gli spazi, con profusione di palme ornamentali. Attraversi la città e subito sei di nuovo in pieno deserto. Comunque da Dakhla a Laayoune di città se ne incontrano due soltanto, tutto il resto… deserto, per 500 km.

I Sahariani vivono ormai tutti in città, ma nel fine settimana amano tornare nelle loro tende o nei villaggi nascosti nel deserto, è il loro mondo. Ma vanno con i fuori strada, con le taniche dell’acqua e con le scorte del supermercato.

Allora il deserto? Non mi ci sono avventurato, ma mi pare che resti comunque il deserto, nonostante la demitizzazione. Chissà cosa vorrà dire inoltrarsi fuori della Nazionale tra queste pietraie…

A me rimane comunque il “deserto” biblico, simbolo della solitudine e dell’intimità con Dio…



Nessun commento:

Posta un commento