Partiamo da Dakhla verso nord, alla volta di Laayoune, la capitale del Sahara Occidentale. 5000 chilometri di questo deserto infinito che, attraverso la Mauritania, scende fino al Senegal.
Quante volte ho
scritto sulla spiritualità deserto, eppure il deserto non l’avevo mai visto
prima di adesso.
Sto attento per vedere se compare qualche dromedario. Lungo la strada si ripetono regolari i cartelli stradali triangolari con disegnato il dromedario e altri cartelli più grandi che invitano a prestare attenzione al loro passaggio. Li vedo infatti attraversare la strada, sprovveduti e sicuri di sé come fossero ancora i padroni del territorio. Lo sono stati per migliaia di anni.
Chi non ha in mente le carovane di cammelli
che attraversano i deserti, le carovane del sale. Recentemente ho letto il libro
di una giornalista che racconto il suo viaggio con una di queste carovane. Tutto
finito. Adesso ad attraversare il deserto sono i tir, i fuoristrada. I
cammelli, li chiamavano “le navi del deserto”. Ora, penosamente, sulla strada
che porta a Laayoune li vedo trasportati sui pick up, lo sguardo ancora fiero…
ma hanno perduto ogni dignità.
Nel deserto: le linee
elettriche, le pale eoliche, le alte antenne dei ripetitori. Un nastro
trasportatore attraversa il deserto per 120 chilometri portando i minerali
direttamente al porto di Marsa. Nel deserto: città che spuntano improvvise,
nuove oasi con viali che Parigi neppure si sogna, tanto si sprecano gli spazi,
con profusione di palme ornamentali. Attraversi la città e subito sei di nuovo
in pieno deserto. Comunque da Dakhla a Laayoune di città se ne incontrano due soltanto, tutto il resto… deserto, per 500 km.
Allora il deserto? Non mi ci sono avventurato, ma mi pare che resti comunque il deserto, nonostante la demitizzazione. Chissà cosa vorrà dire inoltrarsi fuori della Nazionale tra queste pietraie…
A me rimane comunque
il “deserto” biblico, simbolo della solitudine e dell’intimità con Dio…
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