Dakhla è a metà di una lunga penisola. La chiesa e la casa degli Oblati sono sulla costa della laguna, ad est.
Attraverso la città verso la costa orientale fino all’oceano. I nuovi quartieri sono adagiati sul deserto. Sorgono ovunque, celermente, espandendo enormemente la città.
Lascio i grandi viali che percorrono la città da costa a costa e cammino tra le case, sempre su strade ampie, ben squadrate. Qua e là come delle rientranze, quasi piazze protette che creano squarci di villaggi dove si conduce vita di vicinato. Le persone si incontrano e si salutano con grandi strette di mano, parole pronunciate ad alta voce, calorose, come tutti si conoscessero e forse si conoscono davvero. Non c’è il senso dell'anonimato.Donne velate, altre velatissime, altre con i capelli
sciolti, bambini che giocano, studenti con felpa e il cappuccio calato sul viso
come in ogni parte del mondo, artigiani che lavorano sul marciapiede davanti
alla bottega, negozi spalancati sulla strada… Un mondo vivo.
Poi l’oceano, dove il deserto si ferma e lascia il posto davanti a tanta maestà. Anche il mare si arrende, sbattendo le sue onde sulle rocce.
Deserto e mare, due mondi in
antitesi. Il fisso e il mobile. Colori contrastanti. Vastità. Spazi infiniti.
Ambedue parlano, un linguaggio silenzioso, simile e diversissimo. Passo il
tempo ad ascoltare… fino al calare del sole, quando la notte tutto accomuna.
Che meraviglia!!! Lo spazio e il tempo ha sapore di eternità!
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