sabato 31 agosto 2013

Gli Oblati in Sri Lanka: Viva immagine di Dio che è amore

Nel 1854, sette anni dopo il loro arrivo, il superiore del piccolo gruppo di missionari Oblati – allora erano una ventina –, padre Giovanni Stefano Semeria, scrisse al fondatore, Sant’Eugenio:
Posso dire con tutta sincerità che siamo tutti un cuore e un’anima. È con grandissima gioia posso testimoniare che tutti i nostri Padre mettono in pratica con la perfezione possibile lo straordinario articolo della nostra Regola che riguarda l’amore fraterno, nel quale è riassunto, come io stesso ho sentito ripetere dalla vostra bocca, lo spirito della nostra amata congregazione. I nostri cattolici non hanno mancato di far notare la loro grande sorpresa. Recentemente hanno visto con quanta dimostrazione di affetto abbiamo accolto i nuovi arrivati, Padre Flurin e Padre St. Geneys. Ci hanno domandato se li avevamo conosciuti in Europa. Quale sorpresa quando abbiamo detto loro che era la prossima volta che li vedevamo, Come i pagani, anche loro erano semplicemente stupefatti. Non si può certo dire di noi che ci incontriamo senza conoscerci, che viviamo insieme senza amarci l’un l’altro, e ancor meno che moriamo senza che i nostri confratelli piangano. Ricordo spesso ai Padri che questa santa unione è la garanzia per l’immenso bene che non possono mandare di compiere verso le anime… Vivendo a immagine di Dio che è amore, guideranno quanti non credono a conoscerlo e ad amarlo”.

Quant’anni più tardi un vescovo gesuita, dopo aver visitato Jaffna, scrisse al vescovo oblato del luogo: “Ammiro tantissimo il vostro lavoro, ma ciò che mi ha colpito più di tutto il resto è la carità che regna tra i vostri missionari. Dopo averli visti si è tentati di credere che sono nati tutti dallo stesso padre e dalla stessa madre”.

Ho terminato di guidare una settimana di ritiro a 40 Oblati dello Sri Lanka, nel santuario della Madonna del Rosario a Madhu. Due settimane fa ne ho guidato un altro con 45 Oblati sempre dello Sri Lanka a Kandy… Posso dire oggi quello che diceva cento anni fa? Oggi non sono più una ventina ma 250, vengono da una guerra trentennale che li ha divisi tra nord e sud, tra tamil e singalesi, portano con sé il retaggio della divisione in caste... Eppure per la prima volta hanno potuto fare i ritiri insieme Oblati del nord e sud, tamil e singalesi… un cammino serio verso un’unità sempre più intensa.

1 commento:

  1. La foto di gruppo è suggestiva per la cintura nera che dimostra che si è campioni e il crocifisso posto come in un taschino che lo custodisce con cura .Tanti segni per indicare verità profonde .Grazie

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