venerdì 16 agosto 2013

Dallo Sri Lanka ad Aix-en-Provence

Perché sono in Sri Lanka? Padre Angelo Dal Bello direbbe perché siamo… turisti della vita! La storia inizia nel settembre di due anni fa quando ebbi la ventura di guidare il ritiro al Consiglio generale degli Oblati. Si sparse la voce che era stato un bel ritiro. Fu così che ho cominciato a ricevere inviti a destra e a manca: Ucraina, Francia, Senegal e Guinea Bissau, Canada, Hong Kong…
Che cosa racconto ovunque? Che secondo il noto studio sociologico di Hostie, Vie et mort des ordres religieux, ogni famiglia religiosa conosce una parabola di circa 200 anni, dopo di che o si estingue, o vivacchia, o si riforma e parte di nuovo per un ulteriore periodo di fecondità. Penso che noi Oblati, dopo 200 anni di vita, siamo a questo punto. Abbiamo bisogno di una ri-forma, ossia di trovare di nuovo (ri-) la forma primitiva. E la troviamo alle origini, ad Aix-en-Provence. Penso siamo chiamati a ripercorrere i passi degli inizi, non per un nostalgico ritorno al passato, ma per ritrovare le intuizioni che hanno fatto nascere e crescere la Congregazione, in modo da riviverle oggi, in maniera nuova e adatta ai tempi, e fare un balzo in avanti.
Propongo dunque di rifare l’esperienza iniziale, vissuta nel 1816. Mi pare di aver capito che l’esperienza di fondazione è costituita da cinque esperienze, che si sono susseguite nello spazio di poco tempo.
La prima è una “nuova conversione” che sant’Eugenio ebbe la grazia di fare nel 1814, a seguito di una malattia che lo stava portando alla morte. Da quella nuova scelta di Dio nacque l’ispirazione per fondare i Missionari di Provenza.
La seconda esperienza (25 gennaio 1816) è quella del patto tra un piccolissimo gruppo di giovani preti, decisi a vivere insieme, uniti soltanto dalla più tenera carità e desiderosi di farsi santi insieme.
La terza avvenne pochi giorni più tardi, quando il nuovo gruppo intraprese la sua prima missione e iniziò ad andare, come Gesù e gli apostoli, di villaggio in villaggio e di città in città ad annunciare il Vangelo, con uno stile di vita tutto particolare.
La quarta avvenne quello stesso anno, durante la notte del Giovedì Santo (14 aprile 1816), quando capirono che per continuare la missione di Gesù e degli apostoli, avrebbero dovuto vivere una vita totalmente donata: l’oblazione, il dono completo di sé, espresso nei voti religiosi.
L’esperienza fondativa si concluse una decina di anni più tardi, quando i missionari trovarono la loro piena e completa identità in Maria, nel nome nuovo con il quale il papa li aveva approvati: Oblati di Maria Immacolata.
Vado in giro per il mondo a ripetere a tutti che se riviviamo queste cinque esperienze saremo capaci di fondare ancora una volta gli Oblati, nell’oggi.
È così che anche questa volta passo una settimana intera con una quarantina di Oblati della provincia del sud dello Sri Lanka, e fra una settimana ancora con quelli del nord. Cerco di far riscoprire la bellezza dell’esperienza di Aix-en-Provence, e loro mi fanno scoprire la bellezza delle loro esperienze di missionari in questo Paese.

2 commenti:

  1. CARO FABIO. NOI DOVE SIAMO,(IN FAMIGLIA) VIVIAMO, PER FARE LA VOLONTA' DI DIO, ED ESSERE UNITI, PERCHE SI REALIZZI, IN OGNI LUOGO IL PROGETTO DI DIO!!!.
    GRAZIE.

    RispondiElimina
  2. Carissimo p. Fabio,
    grazie infinite per quanto scrivi nel tuo blog.
    Quanto scrivi a proposito di tornare alle origini, è stato per me oggetto di meditazione: sono ancora fedele alla scelta di Dio come unico Bene? E l'entusiasmo con cui un giorno ho lasciato tutto per seguire Gesù è ancora presente? ....
    Mi sembra anche in sintonia con il Vangelo del giorno: Gesù che riceve i bambini e dice che a chi è come loro appartiene il Regno. Mi è venuto alla mente il mio battesimo con le promesse della "rinuncia" e della "professione di fede" : è questo che mi permette di essere "bambino" che crede nell'amore del Padre e vive di questo amore.
    Grazie per la tua comunione preziosa e ... che converte.
    Uno! Giovanni, Argentino

    RispondiElimina