La settimana scorsa, appena arrivato
a Jaffna, sono andato al tempio indù di Nallur, il più importante in tutto il
Sri Lanka. Anche gli Indù festeggiano la luna piena di agosto. In quei giorni
vi si celebrava la festa di Skanda, figlio del dio Shiva. Nei due giorni che ho
passato a Jaffna non potevo mancare all’appuntamento.
La torre rosata, si scorge dal
lontano. Si erge alta, decorata con mille statue di divinità. Molto prima di
giungere al tempio occorre togliersi i saldali perché si entra in territorio
sacro. La vasta area è disseminata dei più diversi padiglioni, mercatini,
alberi sotto i quali i fedeli si riposano al fresco… Per entrare nell’edificio
principale non soltanto occorre essere scalzi, ma anche a dorso nudo; nessun
problema, col caldo che fa è piacevole togliere la camicia. Gli uomini sono
monocromatici: scurissimi e con un panno bianco attorno ai fianchi; in compenso
le donne sono coloratissime, con abiti da favola.
All’interno del tempio parte la
processione, tra suoni di strumenti e incenso. Il carro del dio, trainato da
due cavalli alati, si muove lentamente lungo l’amplissimo chiostro interamente
dipinto con storie delle infinite divinità e degli eroi del popoloso panteon
indù. I fedeli seguono con le mani giunte. Altri si prostrano o si distendono
completamente per terra. Ognuno esprime liberamente la propria devozione.
Un guardiano, un uomo bonario e
gentilissimo, mi segna la fronte con la cenere in segno di benedizione e mi
imprime al centro un tocco di pasta gialla, segno dell’occhio di Dio. Così
segnato posso muovermi con libertà all’interno del vasto edificio strabordante
di ornamenti, decorazioni, che si apre in sempre nuove cappelle segrete con
ulteriori divinità, altri ornamenti…
Mi impressionano soprattutto le
persone, così numerose, così comprese. Come fanno a non salvarsi? Dio non può
non tener conto della loro fede, del loro senso del divino. Mi sembrano così
vere le parole del Concilio: “nell'induismo gli uomini scrutano il mistero
divino e lo esprimono con la inesauribile fecondità dei miti e con i penetranti
tentativi della filosofia; cercano la liberazione dalle angosce della nostra
condizione sia attraverso forme di vita ascetica, sia nella meditazione
profonda, sia nel rifugio in Dio con amore e confidenza”.
Nel tempio di
Nallur non è difficile scorgere uomini dediti alla vita ascetica e alla
meditazione, ma soprattutto in questo giorno di festa, vedo il tempio rigurgitare
di persone che cercano rifugio in Dio con amore e confidenza.
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