Subito dopo sono disceso per una
strada ripida verso la cittadina di Badulla passando per Ella, sui 1.900 metri,
tra picchi, dirupi, cascate, in uno dei più belli scenari del Sri Lanka.
A Basulla la casa e la tomba di
padre Michael Rodrigo, l’Oblato ucciso il 10 novembre 1987. Dopo essere stato
per 20 anni professore nel seminario di Kandy, nel 1975 scelse di lavorare al
“centro per la Società e la Religione” di Colombo e nel 1980 fondò proprio a Buttala
un centro di dialogo cristiano-buddista. Detto così sembrerebbe chissà che
opera, invece era andato ad abitare in un poverissimo villaggio interamente
buddhista e con un gruppo di amici si era dato ad aiutare i contadini, a
insegnare, a prendersi cura degli ammalati.
Perché dalla parte dei poveri la sua
fine era segnata fin dall’inizio. Ho visto la minuscola cappellina dove gli
hanno sparato, nella minuscola casa dove abitava. Gli Oblati oggi continuano la
sua opera. Non posso visitare i villaggi perché sono sparsi nella foresta,
senza luce, senza strade, senza istruzione…
Per p. Rodrigo il sacerdote era,
come l’eucaristia, “un uomo divorato, consumato in ogni giorno della vita”. Fu
ucciso proprio quando stava per terminare la messa.
Il 28 settembre del 1987, poco più
di un mese prima sella sua morte, scriveva alla sorella Hilda: “La Croce non è
qualcosa che noi appendiamo alla parete o che portiamo al collo. Gesù vi è
stato appeso per primo... Così noi dobbiamo essere pronti a morire per la
nostra gente se l’ora arriva e qualora essa arrivi. Gesù è morto a 33 anni
perché si è impegnato per il suo popolo, per i poveri, per gli abbandonati, per
gli oppressi”.
Ora anche tutti noi sappiamo che padre Rodrigo ci sta aspettando in Paradiso e ci aiuta a stare con Gesù sulla nostra croce .
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