Iniziano la preghiera alle 5.30 del
mattino, impeccabili nelle loro vesti bianche con fascia nera. Sono 27 gli
Oblati malgasci negli studi di filosofia e teologia. 17 sono qui in casa a Fianarantsoa, 5 in missione per l’anno di
stage, 4 studiano in Camerun e uno a Roma. Dopo colazione partono tutti in
bicicletta per il centro di studi. Pedalano sodo per 15 minuti perché la strada è in gran parte sterrata e con
buoni dislivelli.
Provengono da varie parti del Paese e spesso sono giunti perché, leggendo
un libretto dove si presentano le varie congregazioni religiose che operano in
Madagascar, sono stati attratti dalla descrizione degli Oblati. Siamo proprio
in un altro mondo! Figuriamoci se in Italia si va a cercare su un libretto la descrizioni
delle diverse congregazione per vedere quella che più va a genio…
La casa è bella e grande, costruita dai polacchi. Vengono ospitati anche
alcuni giovani che studiano in città. Di fronte un vasto parco di eucalipti.
Nell’orto crescono ananas, meli, banani, ortaggi. Un piccolo allevamento con cinquanta
galline e due maiali completa la piccola fattoria.
Mi intrattengo a lungo con gli studenti in un incontro semplice e
profondo che va dritto alla nostra vocazione. Uno di loro suona per me la Valia, uno strumento musicale tipico con le corde tese lungo un grado tronco
di bambù, d’un suono molto delicato… proprio come sono i malgasci.
Studiano nel seminario diocesano assieme a seminaristi di 9 diocesi e di 4
altre congregazioni religiose: salesiani, assunzionisti, lazzaristi,
camilliani. In tutto 240 studenti. In altri luoghi, che non potrò visitare, vi
sono 8 novizi Oblati e 9 prenovizi. Il futuro della missione è assicurato. Vale
anche per gli Oblati il proverbio malgascio: “Quando si è in tanti ad
attraversare il fiume non si è divorati dai caimani”.
Leggo con un misto di sentimenti i tuoi reportage tra
questa gente che sento vicina anche se lontana. Vicina perché appartiene alla
mia stessa famiglia umana, il legame non è solo teorico, lo avverto in
profondità. Da ciò commozione, tenerezza, simpatia, che tu porti loro
concretamente con la tua persona e la tua vita. Grande!!! Però a questo seguono le domande e le inquietudini; perché
questa ingiusta disuguaglianza? perché qui si muore di malattie per eccesso di
cibo, di beni, di ozio, e lì manca tutto? perché se non ci fossi tu di queste
persone nessuno saprebbe nulla, se non ci fossero i missionari, questi popoli
sarebbero solo oggetto di sfruttamento? Ma noi possiamo continuare a vivere e a costruire la civiltà
ignorandoli? Possiamo costruire la pace e la democrazia nei nostri paesi
disattendendo il dovere di condividere, di prenderci su in qualche modo la
sorte di questi brani di umanità che ci appartiene. Grazie che ci sei e che ci siete a fianco di questa
gente che incontri e che saluti dicendo loro che gli vuoi bene: fallo anche per
me!!!
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