venerdì 11 gennaio 2013

Henri de Solage porta in Madagascar la passione apostolica di de Mazenod

La regina Ravalona Ia
Gli Oblati sono in Madagascar da 32 anni, ma prima di loro, nel 1832… era già arrivato sant’Eugenio de Mazenod. Non proprio lui, ma un suo amico e compagno di seminario, Henri de Solage. Nato da un ufficiale francese, due anni dopo fu portato in Inghilterra, da dove era originaria la mamma. Nel 1805, a 19 anni, tornò in Francia con il papà. Sant’Eugenio vi era tornato tre anni prima, all’età di 20 anni. I due si incontrarono a Parigi, in seminario, dove, assieme ad un terzo amico, Forbin-Janson, sognavano le missioni e il martirio. Tutti e tre divennero vescovi.
Nominato prefetto apostolico dell’isola Bourbon (l’attuale isola della Riunione), vi giunse il 7 gennaio 1831. L’anno seguente si imbarcò per il Madagascar dove, da 150 anni, non aveva più messo piede un prete cattolico. I Vincenziani, vi si erano recati nel 1660, furono regolarmente decimati dal paludismo e il 1674 segnò la fine della loro presenza. Nel 1800 arrivano finalmente gli Anglicani che inventano un sistema alfabetico per la lingua malgascia. Nel 1828 pubblicano il vangelo di Luce e nel 1835 l’intera Bibbia, primo monumento nazionale della lingua malgascia.
Henri de Solage era partito per il Madagascar, come aveva scritto al papa Gregorio XVI, per “prendere possesso del Paese e vedere come poter introdurvi la fede”. Arrivo a Tamatave il 17 luglio 1832. Gli ci volle un giorno intero per trovare alloggio e molti giorni per rimettersi dalle fatiche del viaggio in un clima che si rivelava davvero difficile. Scrisse alla regina Ravalona Ia per spiegare le sue intenzioni e per essere ricevuto a corte, nella capitale. Non sapeva quanto ella fosse avversa ad ogni “invasione” straniera. In attesa della risposta che non arrivava, si mise in cammino. La regina impartì l’ordine che non gli fosse dato nessun aiuto. Nessuno osò disobbedire. Così Henri de Solage morì solo, di paludismo, di fame, di sete, di stenti, l’8 dicembre 1832. Avvolto in una coperta fu sepolto da alcuni giovani. Il corpo fu rinvenuto soltanto nel centenario della morte.
Le sue reliquie furono trasportate a Tananarive dove è venerato come il primo missionario cattolico che aveva tentato di aprire la strada degli Altipiani ai pionieri della Chiesa cattolica in Madagascar. Era guidato dalla passione apostolica che aveva coltivato in seminario assieme agli amici Eugenio de Mazenod e Forbin-Janson.

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