La stanza di Sant’Eugenio, come si presenta oggi. I quattro scalini e la porta immettono nella stanza dove alloggiavano i suoi primi due compagni, Tempier e Icard. |
Aix, 27 gennaio 1816
“Se vuoi andare veloce, vai da solo;
se vuoi andare lontano, vai insieme ad altri”.
Questo proverbio africano fa al caso
mio.
Nei tre anni seguiti alla mia
ordinazione sacerdotale sono andato avanti veloce. Ho dato vita a tante
iniziative, ho lavorato sodo: con i carcerati, con i giovani, con i
seminaristi, con gli artigiani, la servitù e la gente semplice della città… Ma
tante volte a sera mi sono trovato stanco e vuoto. Non sarei andato tanto
lontano, da solo.
Ora invece Dio mi dato dei compagni
con i quali condividere il cammino. Sono sicuro che insieme andremo lontano…
Scrivo queste note seduto sul primo
dei quattro gradini che dalla mia stanza portano a quella dove già riposano
Tempier e Icar. La mia stanza… è soltanto un corridoio che porta nella stanza
grande che serve da cucina, sala da pranzo, sala di comunità, dormitorio. La
tavola sono due assi poggiate su due vecchi barili. Scrivo alla tenue luce del
lume che, sulla porta, illumina le due stanze. Come inizi non è poi un gran
lusso, ma anche al Figlio di Dio, quando iniziò la sua avventura sulla terra,
bastò una stalla e una mangiatoia. La nostra povertà è la garanzia che siamo
sulla strada buona. Andremo lontano… siamo insieme.
(Dal diario di Sant’Eugenio de
Mazenod, lf)
Mi
giunge intanto questo messaggio: L'altro giorno
sono andata a fare compagnia alla mia nipotina che aveva l'influenza.
Naturalmente voleva una storia. Mi è venuto in mente di raccontarle la storia
di sant'Eugenio, dalla sua infanzia fino al primo giorno della comunità, le ho
detto che era la storia di uno della nostra famiglia, che si è fatto
santo e che dal cielo ci protegge. Lei ascoltava incantata.
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