I famosi lemuri li ho visti soltanto ricamati sulla camicia che mi hanno
regalato. I malgasci dicono che sono l’incarnazione degli spiriti degli
antenati, ma intanto li cacciano tranquillamente e li stanno portando
all’estinzione. Vivono nelle foreste tropicali lungo le coste, anche quelle in
rapida via di distruzione. Ho visto invece un camaleonte e un lungo e sottile
serpente innocuo che passeggiava sul prato. Anche i baobab sono lontani e li
godo in foto. Tutto il mio Madagascar si esaurisce su questi favolosi altipiani
centrali: ne ho quanto basta per riempirmi gli occhi.
Il viaggio di ritorno da Fianarantsoa ad Antananarivo mi è sembrato più
bello di quello dell’andata, soprattutto le prime quattro ore di viaggio tra le
alte montagne. Un cielo tersissimo, una luminosità limpidissima, una temperatura
perfetta. Monti, rocce, foreste, risaie e coltivazioni a terrazze, villaggi di
terra rossa, si amalgamano in policromia e sinfonia di forme. Sarei voluto
rimanere lassù più lungo.
A tutto animare le persone che camminano di villaggio in villaggio con ceste
sulla testa, quelle che lungo la strada improvvisano i microscopici punti di
vendita, offrendo magari un coniglio tenuto per le orecchie, miele in bottiglie
d’acqua minerale, le prugne di stagione, oppure allineando le pentole del riso
per i rari piccoli autobus dei mezzi pubblici e qualche camionista. Trovi poi
gli uomini e le donne che vanno o tornano dal lavoro con la falce o la vanga
stretta e fine da sembrare più simile a una lancia. Sembrano tutti in perenne
festa, eppure la vita appare grama. Salutano, sorridono… Alla donne basta un
cappello e sembrano la regina d’Inghilterra.
I carbonai ricordano il progressivo disboscamento a cui è sottoposta la
foresta, incendiata regolarmente per ottenere carbone, legna da ardere, nuove
terreni per le risaie. Gli stradini, a squadre di una decina di uomini,
puliscono con diligenza i bordi delle strade tagliando l’erba con i falcetti e
tenendo liberi gli scarichi delle acqua, senza tuttavia poter riparare il manto
stradale che è tutto un cratere; guadagnano poco meno di un euro e mezzo a
giornata.
Per quattro ore soltanto villaggi sperdute o poche case allineate di
tanto in tanto lungo una strada solitaria. La prima cittadina è Ambositra,
dove, come ho già scritto, quasi non circolano auto perché gli abitanti se le
può permettere… Se a Ambositra ci sono le strade ma non ci sono le auto, ad
Antananarivo ci sono le auto ma non le strade: un ingorgo permanente, un
inquinamento asfissiante. Sarei dovuto rimanere sulle montagne tra Fianarantsoa
e Ambositra…
In compenso la povertà della grande città non riesce a produrre
l’inquinamento luminoso a cui siamo abitati, così a notte le stelle possono
splendere in tutta la loro lucentezza. Saluto la costellazione della Croce del
sud.
Arriva intanto un altro commento, questa volta da un
vecchio missionario in Madagascar, Leopoldo
Carissimo Fabio, spero il soggiorno a Madagascar sia
di tuo gradimento. Magari ci lasci anche
un pezzetto di cuore... Gli spostamenti
magari saranno un po’ massacranti, le distanze sono troppo lunghe, le strade non sono proprio belle, ma adesso non
ci sono cicloni. Ciò crea però disagi per la coltivazione del riso. Anni addietro, proprio a causa delle piogge
e cicloni, era un'avventura arrivare a Tanà.
Bello quello che hai scritto
sul blog. E' vero, la missione in foresta o sul litorale est dell'isola è dura,
malaria, dissenterie, bilarziosi, vermi, e altre malattie del genere. Però
sapessi come mi manca la foresta, incontrare tante persone che vivono
genuinamente la loro fede, semplici e assetati di conoscere Dio. C'è più gratificazione
lavorare in foresta che stare in un ufficio accudendo mille cose banali...
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