1° novembre 1818. Siamo ad
Aix-en-Provence. Il primo gruppo dei Missionari di Provenza, che presto
diventeranno Missionari Oblati di Maria Immacolata, ha appena terminato il
ritiro di sette giorni, seguito al primo Capitolo generale, avvenuto il 24
ottobre, che aveva approvato la Regola scritta da sant’Eugenio de Mazenod.
Due giovani missionari, Suzanne
e Moreau (ma allora erano tutti giovani!) scrivono il verbale di quella
giornata memorabile:
Dalle tre del mattino i membri del Capitolo sono già svegli. Prima
delle quattro sono già in cappella, prostrati davanti all’altare, preparandosi
al più bello, al più amabile di tutti i sacrifici.
Dopo aver invocato i lumi dello Spirito Santo con il canto del Veni Creator, il superiore rivolse una
commovente esortazione all’assemblea. Era dolce, e versammo lacrime di gioia nell’ascolto
di quelle parole che sembrava ci fossero rivolte direttamente da Nostro Signore
Gesù Cristo attraverso le labbra dell’amato padre.
Una volta terminata l’esortazione, il padre, rivestito degli abiti
sacerdotali, si prostra ai piedi dell’altare, prende un cero nella mano destra,
e dice a voce alta e intelligibile: “Nel nome di Nostro Signore Gesù Cristo,
alla presenza della santissima Trinità, della santa Vergine Maria, di tutti gli
angeli e di tutti i santi, di tutti i miei fratelli qui riuniti, io, Carlo
Giuseppe Eugenio de Mazenod, faccio professione, prometto a Dio e faccio voto
di castità e obbedienza perpetua. Faccio parimenti voto di perseverare fino
alla morte nel santo istituto e nella società dei Missionari detti di Provenza.
Così Dio mi aiuti. Amen”.
Comincia poi la messa… Al momento della comunione, mentre il superiore
teneva nelle mani il Corpo adorabile del nostro divin Salvatore, avanzammo uno
dopo l’altro, con in mano un cero acceso, e pronunciammo i nostri santi voti
con un sentimento di gioia ineffabile…
Si sarebbe detta una di quelle assemblee dei primi fedeli che si
riunivano un tempo nelle catacombe, a lume di candela, nelle tenebre della
notte, per cantare le lodi di Dio, lontani dagli idolatri.
Dopo la messa il Superiore generale intonò l’inno Te Deum in azione di grazie. Poi tutti i membri della comunità si
recarono all’altare della santa Vergine per mettere sotto la sua protezione i
santi impegni che avevano appena contratto. Si misero anche sotto la protezione
di tutti i santi recitandone le litanie.
Con quanto slancio ci abbracciammo tutti, una volta tornati in
sacrestia! Che effusione del cuore! Quanta tenerezza! Quale commovente affetto!
Ora, ci dicevano, siamo fratelli; ora siamo una cosa sola! Ora ci amiamo
veramente!
Il Capitolo generale del 1826
decise che questa cerimonia si ripetesse ogni anno.
L’abbiamo ripetuta anche oggi,
con la gioia di allora.
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