Rimanendo in tema di chiostro e
del suo fascino. Ce n’è uno splendido, fuori mano, quasi sempre deserto. È a
metà strada tra l’ospedale del Bambin Gesù e il piazzale del Gianicolo. C’è
sempre un gran traffico su per quelle curve, nell’affannosa ricerca di un
parcheggio impossibile per accedere all’ospedale. Chi ha tempo di fermarsi per
salire alla chiesa? Tutt’al più si va un po’ più avanti alla querce di Torquato
Tasso o si entra in convento per vedere la stanza dove il poeta visse gli
ultimi momenti della sua vita. Eppure il chiostro, forse la parte più antica
del complesso, costruito a metà del 1400, è un gioiellino.
Entri dentro e, pur essendo a
dieci metri dalla strada, vieni ritagliato fuori dal vortice cittadino e
avvolto in una quiete inimmaginata. Le lunette, affrescate con storie di Sant'Onofrio, raccontano
di un mondo fantastico e irreale di monaci e di deserti, di ascesi e di contemplazione.
Sono storie tra la leggenda e il verosimile, ma non importa: quei paesaggi e
quei personaggi, dal monaco Pafnunzio a sant’Onofrio, mettono nel cuore il
senso del divino, la voglia di fermarsi a pregare o anche soltanto a riposare,
senza pensiero alcuno. Dio, nel chiostro di sant'Onofrio, pare più vicino.
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