28 novembre. Per la prima volta abbiamo celebrato la festa dei Martiri Oblati di Spagna
Il martirio di 22 Oblati: padri, fratelli
e scolastici, a Pozuelo de Alarcón (Madríd), si colloca durante periodo della grande
persecuzione religiosa in Spagna, nel triennio 1936-1939, quando migliaia di
cristiani furono uccisi per la loro appartenenza alla Chiesa.
I
primi sette Oblati furono portati via dalla casa dello scolasticato il 24
luglio 1936, per essere fucilati:
Juan Antonio Pérez Mayo,
sacerdote, professore, 29 anni.
Manuel Gutiérrez Martín,
studente suddiacono, 23 anni.
Cecilio Vega Dominguez, studente, suddiacono, 23
anni.
Juan Pedro Cotillo Fernández,
studente, 22 anni.
Pascual, Aláez Medina, studente, 19 anni.
Francisco Polvorinos Gómez,
studente, 26 anni.
Justo González Lorente, studente, 21 anni
Con loro il laico Candido
Castan, padre di due figli.
Il
7 novembre furono fucilati:
P. José Vega Riaño,
sacerdote e formatore, di 32 anni
Serviliano Riaño Herrero, studente,
di 30 anni.
Francisco Esteban Lacal,
superiore Provinciale, 48 anni
Vicente Blanco Guadilla,
superiore locale, 54 anni.
Gregorio Escobar García,
sacerdote fresco ordinato, 24 anni.
Juan José Caballero Rodríguez,
studente, suddiacono, 24 anni
Publio Rodríguez Moslares,
studente, 24 anni.
Justo Gil Pardo, studente, diacono, 26 anni.
Angel Francisco Bocos Hernández,
fr. coadiutore, 53 anni.
Marcelino Sánchez Fernández,
fr. coadiutore, 26 anni.
José Guerra Andrés, studente, 22 anni.
Daniel Gómez Lucas, studente, 20 anni.
Justo Fernández
González, studente, 18 anni.
Clemente Rodríguez Tejerina,
studente, 18 anni.
Eleuterio Prado Villarroel,
fr. coadiutore, 21 anni.
Abbiamo
una sola testimonianza dell’eccidio, quella di chi ne seppellì i corpi. Così
racconta, con poche parole:
Sono completamente convinto che il 28 novembre 1936 un
sacerdote o religioso chiese alle milizie che gli permettessero di dire addio a
tutti i suoi compagni e dar loro l’assoluzione, grazia che gli fu concessa. Una
volta che ebbe terminato, pronunziò ad alta voce queste parole: “Sappiamo che
ci uccidete perché siamo cattolici e religiosi. Lo siamo. Tanto io come i miei
compagni vi perdoniamo di cuore. Viva Cristo Re!”.
Il
neo sacerdote Gregorio Escobar aveva scritto alla sua famiglia:
Sempre mi hanno commosso fino al più profondo dell’animo i
racconti dei martiri che sono sempre esistiti nella Chiesa, e mentre li leggo
sento un segreto desiderio di andare incontro alla stessa sorte. Sarebbe questo
il miglior sacerdozio a cui potrebbero aspirare tutti i cristiani: offrire
tutti a Dio il proprio corpo e sangue in olocausto per la fede. Che fortuna
sarebbe morir per Cristo!
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