domenica 18 novembre 2012

Chi ha voce in capitolo?


Da dove viene l’espressione “avere voce in capitolo”? Dal “capitolo” monastico e conventuale, l’assemblea quotidiana che riuniva tutti i membri della comunità religiosa, durante la quale ci si confrontava con la parola di Dio, con la regola, si discuteva sul da farsi, ci si correggeva l’un altro e ci si incoraggiava a camminare sulla via del Vangelo… Anche i novizi, pur essendo giovani, potevano offrire i propri suggerimenti, potevano parlare durante la riunione comunitaria, avevano voce in capitolo!
Il luogo della riunione divenne la sala più importante della comunità dopo la chiesa. Era costruita su un’ala del chiostro e si chiamò, sala del capitolo, sala capitolare.
Quello costruito dalle suore domenicane nel 1300 nel convento di san Niccolò a Prato è un’aula di straordinaria bellezza, interamen te affrescata. Il recente restaurato ha messo in evidenza linee e colori originali, e riportata alla luce affreschi nascosti. Di grande effetto scenico il cammino di Gesù al Calvario. Il mosaico del grande complesso conventuale si è arricchito di un gioiello inestimabile. Vale la pena venire a Prato soltanto per visitare il San Niccolò.
In mezzo alla sala capitolare una lastra di pietra copre l’accesso al cimitero sotterraneo, dove fino alla seconda metà del 1800 venivano sepolte le monache. Esse continuavano a far parte della comunità. Non avevano più voce in capitolo, ma potevano ancora intercedere per le vive. Era una testimonianza di fede nella comunione dei santi: cielo e terra sono più uniti di quanto non si creda…

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