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Pasquale I |
Santa Maria Maggiore e gremita di
persone ad ogni ora del giorno. A pochi passi, nascosta tra le case, Santa
Prassede rimane silenziosa, ignorata soprattutto dai romani. Eppure raccoglie
gioielli d’arte, a cominciare dagli straordinari mosaici dell’anno 817. Soprattutto
racconta una storia bimillenaria, da quando, vi sorgeva la casa del senatore
Pudente (lo stesso nominato nella seconda lettera di Paolo a Timoteo?) che con
le figlie Prassede e Pudenzia accolsero Pietro e Paolo. Poi al chiesa, testimoniata
da un epitaffio del 491, il monastero di monaci orientali, la ricostruzione ad
opera del papa Pasquale I, eletto a voce di popolo appunto nell’817, la
presenza dei santi Metodio e Cirillo, quest’ultimo morto qui dopo esserci fatto
monaco, l’affidamento della chiesa e del monastero ai monaci vallombrosani nel
1198. Mi fermo qui, senza nominare san Carlo Borromeo e la continuazione della
storia, perché la mia visita è dovuta proprio ai Vallombrosani, o meglio all’amico
abate Lorenzo Russo che finalmente, dopo tanti inviti, sono venuto a trovare.
Con un amico che vive in mezzo a
tesori d’arte e d’antichità, la storia non è mummificata nel passato, ma viva,
attuale. Anche i mosaici si animano e vedi il Paradiso così come san Giovanni l’ha
descritto nell’Apocalisse: la Gerusalemme del cielo con uomini e donne che si
accalcano per entrare dalle due porte, apostoli, angeli e santi come persone reali,
tutto il mondo in adorazione, il Cristo Signore che abbraccia storia e
creazione, e ti senti parte di questo grande disegno d’amore di Dio. I simboli
parlano e ti introducono nella realtà più vera del Cielo, dove ti trovi a casa,
assieme ai più di 2000 martiri le cui ossa furono raccolte e portate in questa
chiesa.
Qualche ora in una chiesa come
questa vale la lettura di tutto il catechismo. L’Anno della fede dovrebbe
prevedere una sosta a santa Prassede.
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