Una quindicina d’anni da fa scrissi
un libro con questo titolo. È indubbio che il chiostro eserciti un fascino, sia
per la sua architettura sia per quello a cui rimanda. Piccolo o grande, di
modesta fattura o un’opera d’arte, offre sempre accoglienza, infonde pace, ritaglia
dal superfluo, invita al silenzio, riposa.
Chiuso sui quattro lati non dà il
senso dell’angusto ma spalanca verso l’infinito del cielo.
È immagine del monastero e delle
persone che lo abitano attorno, quasi simbolizzare dalle colonne, spesso diverse
l’una dall’altra – colonne e persone – eppure raccolte assieme in creazione armoniosa.
In mezzo si apre, sovente, il pozzo che richiama
la presenza del Cristo in mezzo ai suoi, acqua che dà la vita.
Il 21
novembre si celebra la giornata per la vita claustrale. Non è un caso che il
chiostro abbia dato nome a questa forma di vita fatta di nascondimento e di
unione con Dio nel silenzio. Ognuno di noi può ritagliarsi il suo piccolo
chiostro, nel cuore, in un angolo della casa, nell’unità con i fratelli,
raccolti come colonne, con gesù in mezzo a loro, spalancati sul cielo infinito
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