Il superiore generale Lèo Dechâtelets al tempo del Concilio |
Continuiamo a leggere quello che
scriveva 50 anni fa l’agenzia: AROMI
Novembre 1962, Casa
generalizia: Visite episcopali
“Non v’è dubbio che il Concilio ci
abbia valso già di numerose visiti di Padre Conciliari. Pensiamo che i nostri
lettori amino conoscere i nomi di quanti hanno onorato la nostra tavola della
loro presenza. Possiamo dare soltanto un’arida lista di nomi e subito ci
scusiamo delle omissioni che possiamo fare.
(Segue una lista di 32 nomi di
vescovi, nunzi, superiori generali provenienti da tutto il mondo)
Inoltre il Rev.mo Padre generatale
ha ricevuto la visita di numerosi altri vescovi venuti a implorare missionari
per la loro diocesi o vicariato apostolico”.
Forse, anche grazie a questi molteplici contatti, gli Oblati
hanno potuto infondere nel Concilio il loro tipico atteggiamento di apertura e
di dialogo, frutto della loro presenza missionaria in tutto il mondo.
Basti pensare all’apprezzamento delle molte culture,
affermato già nel primo documento emanato dal Concilio, la Costituzione sulla
liturgia: l’adattamento all’indole e alle tradizione dei vari popoli è
possibile perché se ne riconosce il loro valore; la Chiesa “rispetta e
favorisce le qualità e le doti d’animo delle varie razze e dei vari popoli”, ed
è pronta a “prendere in considerazione” i valori positivi ivi presenti (Sacrosanctum Concilium, 37).
Dalle culture alle fedi, che delle culture sono espressioni:
“la Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste
religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere,
quei precetti e quelle dottrine che […] non raramente riflettono un raggio di
quella Verità che illumina tutti gli uomini” (Nostra aetate, 2, EV, I, 857; cf. Ad gentes, 22, EV, I, 1168-1169).
Spesso si è rivelato una certa ingenuità, soprattutto nella
Costituzione pastorale Gaudium et spes,
nel valutare in maniera troppo positiva la bontà della cultura e della società
contemporanea. L’ottimismo degli anni Sessanta sarebbe stato presto entrato in
crisi. Nondimeno il Concilio aveva ben presente le antinomie della società
contemporanea e non ne taceva gli aspetti negativi o problematici (cf. Gaudium et spes, 56). Quello che rimane
comunque fondamentale è l’atteggiamento di apertura e di dialogo espressamente
perseguito dai Padri Conciliari.
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