Ricordo quando da ragazzi, sentendo parlare
dell’apparecchio alla morte, allargavamo le braccia e facevano l’aereo
(l’apparecchio appunto) che cade in picchiata. L’apparecchio alla morte si riferisce naturalmente alla preparazione (dal verbo apparecchiare;
proprio come apparecchiare la tavola). È il titolo di un famoso libro di
sant’Alfonso Maria de Liguori, pubblicato la prima volta a Firenze nel 1737.
Il mese di novembre, come la morte
di p. Théophile, mi richiama l’importanza di quella preparazione. Ogni tappa
della nostra vita si prepara accuratamente: la catechesi ai genitori prima del
battesimo del figlio, la preparazione alla prima comunione, alla cresima, al
matrimonio… Anni di preparazione per la professione religiosa, per il
sacerdozio… E ogni momento è preceduto da giorni di ritiro… Soltanto per la
morte sembra non ci sia una catechesi, un corso di esercizi spirituali. Eppure
tutte le altre tappe sono in vista di quella, la più importante di tutte, che
ci apre la porta per la vita vera.
Occorre proprio apparecchiare la
morte, come si apparecchia la tavola per la festa, con il servito migliore:
preparare la festa (non a caso Gesù ha paragonato il paradiso ad una tale dove
ci si assiede a festa).
In questo giorno di san Martino (offuscato
dalla celebrazione della domenica) possiamo leggere come lui ha apparecchiato
la tavola della sua morte-vita, nel racconto di Sulpizio Severo:
Quando già pensava di far
ritorno al monastero, sentì improvvisamente che le forze del corpo lo
abbandonavano. Chiamati perciò a sé i fratelli, li avvertì della morte ormai
imminente… Non ebbe paura di morire e non si rifiutò di vivere. Intanto sempre
rivolto con gli occhi e con le mani al cielo, non rallentava l'intensità della
sua preghiera. I sacerdoti che erano accorsi intorno a lui, lo pregavano di
sollevare un poco il suo povero corpo mettendosi di fianco. Egli però rispose: “Lasciate,
fratelli, lasciate che io guardi il cielo, piuttosto che la terra, perché il
mio spirito, che sta per salire al Signore, si trovi già sul retto cammino… Il
seno di Abramo mi accoglie”. Nel dire queste parole rese la sua anima a
Dio. Martino sale felicemente verso Abramo. Martino povero e umile entra
ricco in paradiso.
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