Kalioli, 11 giugno 2024
Ho fatto vedere questo schizzo a uno di qua: "Sono i disegni che facevo da bambino", mi ha detto. Come sono contento di questo elogio...
La voce del muezzin non arriva fin qui, sono svegliato lo stesso molto presto… dal canto dei galli. Prima che riprendano i lavori cammino lungo i sentieri di montagna, tutti rigorosamente asfaltati, e mi immergo nel verde delle palme, degli alberi di tek, delle piantagioni di manioca, bananeti, bambù… Le case in mattone nascoste tra gli alberi sono coloratissime, con i tetti di tegole rosse.
Ogni tanto una moto con i giovani che vanno a lavorare in città o con le mamme che portano a scuola i bambini. Tutti salutano e sorridono. Un mondo contadino arcaico, con le stalle di bambù, per vitelli e capre, accanto alla casa. Gli Oblati si sono fatti amici i vicini, prima diffidenti, costruendo alcuni depositi di acqua e avviando una fattoria modello.
Al ritorno trovo alcuni bambini che giocano, qualche ragazzo che naviga col cellulare per chissà quali mondi, donne sulle soglie di casa che spazzano il cortile, contadini che guardano il cielo per vedere come sarà la giornata, panni a stendere come in tutte le parti del mondo.
Tutti mi parlano, mi salutano, ma nessuno conosco
l’inglese e io naturalmente non conosco il giavanese. Ci contentiamo di sorrisi
e di strette di mano, linguaggio universale.
A sera, dopo una giornata caldissima e umida, inizia a
piovere a diretto, ne avremo per tutta la notte.
Con gli ombrelli lasciamo la casa provinciale e scendiamo
fino all’area del santuario. Un mondo si apre davanti a noi. La grande chiesa,
la grotta, i misteri del rosario, la via crucis, la chiesa del santissimo
Sacramento, la casa di ritiro, il campo dei giovani, i negozi… La statua della
Madonna di Lourdes è stata benedetta da Giovanni Paolo II quando venne in
Indonesia nel 1989. In quella occasione disse, fra l’altro: «La cristianità in
Indonesia, qualche volta, come per esempio a Flores, è vecchia di alcuni
secoli. Ma oggi assistiamo a una nuova realizzazione della stessa cristianità,
della stessa Chiesa. (…) È una Chiesa che cresce, che è visibile, che sta
diventando adulta. Era una Chiesa di missionari. (…) Ma adesso è una Chiesa
indonesiana e la maggioranza dei Vescovi sono Vescovi indonesiani e stanno
prendendo nelle loro mani tutta la responsabilità della Chiesa e del suo
futuro, ed anche del futuro della società. (…) Sono stato colpito profondamente
dalla presenza, dalle attività e dall’apostolato dei laici».
Il santuario è aperto giorno e notte. Ogni anno passano di
qui circa 200.000 persone, musulmani inclusi…
Celebriamo la messa alla grotta, in un profondo silenzio,
accompagnati dalla musica della pioggia…
Durante tutto il pomeriggio ho presentato i progetti del
Servizio generale degli studi oblati e abbiamo valutato insieme il lavoro
futuro.
In questa casa, come nelle altre che ho visitato, tutto parla
della nostra famiglia. Nella cappella, accanto alla riproduzione della Madonna
del Fondatore, ci sono le foto di tutti i missionari Oblati morti qui in
Indonesia, a cominciare dai sei italiani.
Ma non basta conservare la memoria in questo modo. Le nostre
università sono chiamate a qualcosa di più, un lavoro a livello accademico, di
studio, sulla storia, la missione, la spiritualità della Congregazione. È stato
l’oggetto del mio intervento, che continuerà dopo domani, con proposte concrete.
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