giovedì 27 giugno 2024

Nel Cenacolo

Già, ma che ci faccio una settimana qua sul Celio dai Passionisti?

Sto guidando il ritiro a un bel gruppetto di persone: sei preti diocesani, nove religiosi, tre religiose… da Crotone a Bolzano e Sassari…

Il tema? Uno dei soliti: Il Cenacolo.

Con i Dodici siamo saliti alla grande sala del piano superiore, ci siamo seduti a mensa con il Signore in quell’ultima cena, per rivivere i momenti più intensi della nostra redenzione. Vediamo entrare il Risorto e restare in mezzo a noi. Con Maria e la comunità dei discepoli attenderemo unanimi in preghiera la venuta dello Spirito, fino a quando egli scenderà con il suo fuoco.

Non è soltanto un desiderio, un sogno: quanto avvenne in quella sala 2000 anni fa è realtà quotidiana della nostra vita cristiana, che si attualizza nei secoli, di generazione in generazione, fino a quando sederemo a mensa in Paradiso e berremo il vino nuovo tenuto in serbo per noi.

La Chiesa che nasce nel cenacolo è mossa da “un ardente desiderio” di sedersi alla mensa del Signore, con l’umanità intera. Non ha desideri di conquista, di potere, di supremazia, di prestigio. Vuole semplicemente quello che vuole il suo Signore: radunare la famiglia dei figli di Dio dispersi… Ha un solo desiderio: essere popolo di Dio radunato nell’unità del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo.

La Chiesa del cenacolo è segnata da un amore fedele e senza misura, come quello del suo fondatore che amò “fino alla fine”. Ognuno ha cura delle persone che gli sono state affidate, per un amore concreto e fattivo. Nella famiglia cristiana nessuno può mai sentirsi lasciato solo a se stesso. Ogni battezzato è responsabile della Chiesa: è sua nelle persone e nelle istituzioni. La si ama e per lei si dà la vita.

La Chiesa del cenacolo è a servizio di tutti, a cominciare dagli ultimi. La lavanda dei piedi non è un rito annuale, ma l’attitudine costante di ogni cristiano chiamato a mettersi a livello di chi gli è accanto e a servirlo con amore fattivo, rispondendo ai bisogni più vari, pronto a sporcarsi le mani.

La Chiesa del cenacolo è una Chiesa di peccatori, con le piaghe, e quindi «capace di comprendere le piaghe del mondo di oggi e di farle sue, patirle, accompagnarle e cercare di sanarle». Confida nella misericordia e sa essere a sua volta misericordiosa.

La Chiesa del cenacolo è una Chiesa eucaristica, che non può vivere senza il dono del corpo e del sangue di Cristo. È una Chiesa in donazione, fino a farsi cibo per ogni essere umano.

La Chiesa del cenacolo è una Chiesa sacerdotale, che “fa” la memoria dell’offerta sacerdotale del Signore. Con lui si offre al Padre e coinvolge nella sua offerta il mondo intero. Con quel pane e vino porta a Dio il lavoro, le gioie, le sofferenze, le speranze dell’umanità, e porta la presenza del Signore in tutte le espressioni umane.

La Chiesa del cenacolo è il luogo dove si vive l’amore reciproco, ossia la vita della Santissima Trinità portata da Cristo in terra. È il luogo della reciprocità, dove ognuno si fa attento all’altro, dove le diversità di vocazioni, di ministeri, così come delle culture, vivono al servizio l’uno dell’altro, facendo a gara a chi mette in luce il bene dell’altro e lo valorizza.

La Chiesa del cenacolo condivide il sogno di Dio, l’unità e per l’unità innalza la sua incessante preghiera. Patisce le disunità e le lacerazioni al suo interno e raccoglie quelle all’interno delle famiglie, nella società. La sua missione è penetrare in ogni disunità e sanarla. Ogni sua istituzione, i sacramenti, le opere hanno un'unica direzione: «perché tutti siano una sola cosa», nell’unità trinitaria e nella santificazione (Gv 17, 21). L’unità è la sua ragion d’essere e il criterio di valutazione delle sue scelte e delle sue opere, e l’obiettivo verso cui riorientarle costantemente.



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