lunedì 3 giugno 2024

La bellezza dei popoli

«Impariamo ad essere: ospitali e laboriosi come gli svizzeri, ardenti e fanciulli come i brasiliani, forti e perseveranti come gli olandesi, ingegnosi e armoniosi come gli italiani, organizzati e pratici come i tedeschi, penetranti e gentili come i francesi, dignitosi e industriosi come i belgi, esultanti e fedeli come gli spagnoli, sensibili e tenaci come gli slavi: [tutti] amanti, luminosi, perfetti perché cattolici - popolo di dio».

Questo cammeo è stato cesellato nel lontano 1960. Quante cose sono cambiate da allora e chissà se questi popoli si ritrovano nella parola che li ritraeva. Indovinati o meno questi ritratti dicono il desiderio di cogliere in ognuno una bellezza, un elemento positivo, e insieme il dono che ogni popolo può essere per l’altro in un arricchimento reciproco; esprimono l’ansia di pace e di unità tra le nazioni.

È il 14 agosto 1960 quando Chiara Lubich compone questa miniatura di popoli. L’ultima Mariapoli, vissuta nell’estate precedente a Fiera di Primiero era stata un’apoteosi, non poteva più continuare così, era un mondo in esplosione, un’esperienza che ormai domandava di moltiplicarsi in mille altre Mariapoli, in tutto il mondo. Ed eccoci in Svizzera, a Friburgo. Chiara Lubich ha “esportato” anche qui quell’esperimento d’unità tra i popoli, e ancora una volta, quel giorno, parla ai presenti, provenienti dai più vari Paesi. Le hanno fatto pervenire domande, le hanno scritto messaggi… e leggendoli, prima ancora di vederne le firme, ne indovina la provenienza. Lei stessa rimane sorpresa della loro ricca molteplicità e ne indovina la potenzialità per la creazione di un mondo unito.

Io sapevo, perché l'ho studiato a scuola e anche per un certo contatto, che i francesi hanno un carattere e delle doti particolari, caratteristiche, tutte loro, ma non l'avevo mai provato sperimentalmente. Ieri, leggendo le loro letterine e i loro foglietti ho trovato in essi una profondità, un'acutezza, un'intelligenza forse uniche. E questo senso mi ha fatto amare la Francia, spontaneamente, più di come l'ho sempre amata.

Leggendo invece i foglietti dei tedeschi avevo tutta un'altra impressione. Lì mi è stata riconfermata quell'impressione che tante volte ho avuto al contatto con questo grande popolo, un popolo concreto, organizzatore, serio (…).

E già che parliamo di popoli diversi, nominiamo fra tutti anche gli italiani. Nelle loro domande e letterine, è venuto fuori spontaneo il loro carattere. Hanno qualche cosa di immediato, hanno una generosità loro e un'adattabilità alle circostanze e alle cose che viene anche dalla sofferenza a lungo patita. (…)

È qualche cosa di straordinario vedere la bellezza di ogni popolo! Se san Francesco venisse adesso sulla terra e avesse partecipato al nostro raduno di Friburgo, io sono convinta che non avrebbe terminato lì il suo cantico al frate Sole, ma avrebbe ringraziato Dio e lodato per i francesi, per i tedeschi, per i fratelli austriaci, per i belgi, per gli olandesi, per gli italiani, per i brasiliani, per tutti i popoli del mondo.

Quello brasiliano è un popolo bambino: è un popolo che sembra non avere radici. (…) È innocente, ed ha tutte le bellezze dell'innocenza. Manca a questo popolo la superbia, almeno ai brasiliani qui presenti, la superbia che noi europei potremmo avere. È un popolo che sembra appena nato; ma è un popolo che a noi può insegnare veramente quello che è essenziale nel Vangelo, che se non ci convertiremo e non ci faremo come questi piccoli brasiliani, non entreremo nel Regno dei cieli.

Come si fa a non amare, ad esempio, la Svizzera, E come si fa a non amare il Belgio, E come possiamo non amare l'Africa, (…) senza tralasciare la Spagna, l'Olanda, tutte le nazioni qui presenti.

Io ho visto che ognuno di noi, come nazione, ha da fare una sola cosa: imparare dagli altri! Immaginate un italiano così impulsivo, così generoso, con la ricchezza e la profondità di un francese? con l'organizzazione, l'ordine, la concretezza, la sicurezza dell'arrivo dei tedeschi? Con la semplicità dei brasiliani? Con la violenza rivoluzionaria della rivoluzione evangelica dei neri? Verrebbe veramente da questa fusione di popoli, il "popolo di Dio!"

 

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