«Impariamo
ad essere: ospitali e laboriosi come gli svizzeri, ardenti e
fanciulli come i brasiliani, forti e perseveranti come gli olandesi,
ingegnosi e armoniosi come gli italiani, organizzati e pratici come i tedeschi,
penetranti e gentili come i francesi, dignitosi e industriosi come i belgi,
esultanti e fedeli come gli spagnoli, sensibili e tenaci come gli
slavi: [tutti] amanti, luminosi, perfetti perché cattolici - popolo
di dio».
Questo
cammeo è stato cesellato nel lontano 1960. Quante cose sono cambiate da allora
e chissà se questi popoli si ritrovano nella parola che li ritraeva. Indovinati
o meno questi ritratti dicono il desiderio di cogliere in ognuno una bellezza,
un elemento positivo, e insieme il dono che ogni popolo può essere per l’altro in
un arricchimento reciproco; esprimono l’ansia di pace e di unità tra le
nazioni.
È il 14 agosto 1960 quando Chiara Lubich compone questa miniatura di popoli. L’ultima Mariapoli, vissuta nell’estate precedente a Fiera di Primiero era stata un’apoteosi, non poteva più continuare così, era un mondo in esplosione, un’esperienza che ormai domandava di moltiplicarsi in mille altre Mariapoli, in tutto il mondo. Ed eccoci in Svizzera, a Friburgo. Chiara Lubich ha “esportato” anche qui quell’esperimento d’unità tra i popoli, e ancora una volta, quel giorno, parla ai presenti, provenienti dai più vari Paesi. Le hanno fatto pervenire domande, le hanno scritto messaggi… e leggendoli, prima ancora di vederne le firme, ne indovina la provenienza. Lei stessa rimane sorpresa della loro ricca molteplicità e ne indovina la potenzialità per la creazione di un mondo unito.
Io sapevo,
perché l'ho studiato a scuola e anche per un certo contatto, che i francesi
hanno un carattere e delle doti particolari, caratteristiche, tutte loro, ma
non l'avevo mai provato sperimentalmente. Ieri, leggendo le loro letterine e i loro
foglietti ho trovato in essi una profondità, un'acutezza, un'intelligenza forse
uniche. E questo senso mi ha fatto amare la Francia, spontaneamente, più di
come l'ho sempre amata.
Leggendo
invece i foglietti dei tedeschi avevo tutta un'altra impressione. Lì mi è stata
riconfermata quell'impressione che tante volte ho avuto al contatto con questo
grande popolo, un popolo concreto, organizzatore, serio (…).
E già che
parliamo di popoli diversi, nominiamo fra tutti anche gli italiani. Nelle loro domande
e letterine, è venuto fuori spontaneo il loro carattere. Hanno qualche cosa di
immediato, hanno una generosità loro e un'adattabilità alle circostanze e alle
cose che viene anche dalla sofferenza a lungo patita. (…)
È qualche
cosa di straordinario vedere la bellezza di ogni popolo! Se san Francesco
venisse adesso sulla terra e avesse partecipato al nostro raduno di Friburgo,
io sono convinta che non avrebbe terminato lì il suo cantico al frate Sole, ma
avrebbe ringraziato Dio e lodato per i francesi, per i tedeschi, per i fratelli
austriaci, per i belgi, per gli olandesi, per gli italiani, per i brasiliani,
per tutti i popoli del mondo.
Quello brasiliano
è un popolo bambino: è un popolo che sembra non avere radici. (…) È innocente,
ed ha tutte le bellezze dell'innocenza. Manca a questo popolo la superbia,
almeno ai brasiliani qui presenti, la superbia che noi europei potremmo avere. È
un popolo che sembra appena nato; ma è un popolo che a noi può insegnare
veramente quello che è essenziale nel Vangelo, che se non ci convertiremo e non
ci faremo come questi piccoli brasiliani, non entreremo nel Regno dei cieli.
Come si fa a
non amare, ad esempio, la Svizzera, E come si fa a non amare il Belgio, E come
possiamo non amare l'Africa, (…) senza tralasciare la Spagna, l'Olanda, tutte
le nazioni qui presenti.
Io ho visto
che ognuno di noi, come nazione, ha da fare una sola cosa: imparare dagli
altri! Immaginate un italiano così impulsivo, così generoso, con la ricchezza e
la profondità di un francese? con l'organizzazione, l'ordine, la concretezza,
la sicurezza dell'arrivo dei tedeschi? Con la semplicità dei brasiliani? Con la
violenza rivoluzionaria della rivoluzione evangelica dei neri? Verrebbe
veramente da questa fusione di popoli, il "popolo di Dio!"
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