sabato 28 settembre 2019

Un mendicante di nome Lazzaro

Evangeliario di Echternach (VIII secolo)

«C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente.  Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe» (Lc, 16, 19-30).
Lazzaro. È l’unico personaggio delle molte parabole a cui Gesù dà un nome. E non è certamente un nome che spunta lì a caso. È il nome dell’amico di Gesù che è davvero risorto, come il povero della parabola.
Viene naturale fare il confronto con l’uomo ricco che invece è senza nome.
Tutto il contrario di quando avviene abitualmente: chi è ricco e ha potere si fa un nome, che è povero e insignificante non lascia traccia di sé nella storia.
Forse è proprio questo l’insegnamento di Gesù. 

La parabola è infatti collocata in un contesto preciso: Gesù, rivolgendosi ai farisei attaccati al denaro, aveva appena detto: “Ciò che tra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole” (Mi dispiace, ma questa gliel’aveva insegnato la mamma! Nel Magnificat aveva cantato: “Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote”). La parabola ne è un esempio concreto: c’è un riccone che tutti esaltano e c’è un poveraccio che non è nessuno. Ma questo è come si vedono le cose dal basso, secondo l’opinione pubblica, è quello che dicono i mass media. Dall’alto le cose si vedono in altro modo e la storia si capovolge.

I mezzi di comunicazione, che condizionano il nostro modo di vedere e di giudicare, ci fanno vedere sempre e solo la prima parte della parabola, ma è una storia che dura poco. La seconda parte della parabola si svolge altrove e non si può registrare, neppure di nascosto, con un telefonino, ed è la storia vera, che dura per sempre.
Chissà che ascoltando il Vangelo di questa domenica non impariamo davvero a guardare le cose con occhi diversi, come le guarda Dio: “Ciò che tra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole” (16, 15).

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