domenica 8 settembre 2019

Adesso tra noi tutto è comune!


  
21 novizi fanno i primi voti, 50 giovani rinnovano i loro voti temporanei, 14 i voti perpetui: Maria, nella sua festa, ha raccolto per gli Oblati una bella messe.
Lungo le strade della capitale, sotto un cielo che minaccia pioggia, i pulmini fanno la spola tra lo scolasticato e la parrocchia degli Oblati, dedicata all’arcangelo Raffaele e a Tobia.


Negli spazi attorno alla chiesa c’è già aria di festa. Faccio due passi nel quartiere per avere almeno una prima idea superficiale di dove ci troviamo. I soliti bambini con i dieci litri d’acqua sulla testa, le pentole che iniziano a cuocere riso e polenta, persone che tornano dalla messa appena terminata, taxi sgangherati che si arrampicano su sentieri sassosi e melmosi. Una signora, vedendomi passare mi chiama “padre”, mi abbraccia e mi fa gli auguri, onorata di avermi sullo spiazzo davanti alla sua casa.
Gli Oblati sono qui da 30 anni, con la loro chiesa grande ed essenziale, e un labirinto di stanze parrocchiali per le iniziative più varie.


La messa dura tre ore e mezza. Tutti tranquilli, come fosse la cosa più normale (e forse qui lo è). Una schiera di chierichetti e chierichette per ognuno di quali hanno trovato qualcosa da fare. Una corale potente e colorata accompagna la liturgia, seguita dal ritmo delle mani e dalle movenze ritmiche dell’assemblea.
I bambini stanno nella parte alta della chiesa, tranquilli, anche loro presenti dall’inizio alla fine…


La schiera dei giovani Oblati, nelle loro vesti bianche, spiccano come fiori rari.
Il Vangelo della domenica sembra scelto per loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo». 
La gente vuol loro bene. Quelli che vengono da più lontano – Madagascar, Guinea Bissau, Congo, Nigeria – sono stati “adottati” da famiglie del posto che li fanno sentire a casa. Da ognuno di questi Paesi è venuto un Oblato per condividere il momento di festa. Per il Senegal-Guinea Bissau c’è Claudio Carleo, qui da un mese per accompagnare i novizi di quella regione.
Su tutti domina – anche per l’altezza e la mole! – Eduardo, il provinciale, gigante buono.
Come suonano bene e vere, alla fine della cerimonia, le parole rivolte ai nuovi Oblati “armati” del grande crocifisso appena consegnato loro: “Adesso tra noi tutto è comune!”.


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