La
fontanella è proprio fuori casa nostra. Mi fermo sul cancello a guardare il
piccolo mondo che converge e si disperde. Per il resto passo la giornata con i nostri
giovani, senza avere tempo per altre cose. Mi regalo ugualmente un momento per
pregare con il rosario lungo le stradine d’argilla rossa. Piccole puntate, di
qua e di là.
Ma ho sentito anche
una parola dura, offensiva: “bianco”.
Quasi ti fa vergognare d’essere bianco, ti
fa sentire diverso, un intruso, fuori posto. Deve fare lo stesso effetto ai neri che da noi si sentono apostrofare: “negro”. Interessante, una volta tanto,
essere dall’altra parte.
Una discriminazione
davvero superficiale, a fior di pelle. Non per questa meno dolorosa.
Eppure,
sotto la pelle, c’è un cuore. Se lo scoprissimo…

Non
ha fatto caso al colore della mia pelle, né io alla sua.
Ci
si può scoprire davvero fratelli, perché lo siamo.
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