Ieri abbiamo dato l’ultimo addio a sr. Evanice, nostra
vicina di casa.
Come prima lettura ho scelto quella che la Chiesa ci aveva
offerta alle lodi del mattino:
“Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad
offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo
il vostro culto spirituale” (Rm 12, 1).
Dicendo “i vostri corpi”, Paolo è come dicesse “offrite voi
stessi”. “I vostri corpi” è un semitismo che indica la persona. Il riferimento
al corpo è tuttavia appropriato, indica la concretezza e l’interezza della
persona, con le relazioni, i rapporti, i contatti.
Quello che Paolo chiede a ogni cristiano è il dono integrale di sé e di tutto il proprio mondo
interiore ed esteriore.
Mi è venuto da pensare alla nostra “oblazione”, la
consacrazione che è all’origine della vita di ogni Oblato, ma anche di sr.
Evanise.
Non avevo mai pensato, prima d’ora, che la morte è proprio
il compimento dell’oblazione, l’offerta radicale e ultima del proprio corpo, come offerta vivente, santa e gradita a Dio, come il vero culto spirituale. È la
possibilità di dire, con Gesù che muore, “Tutto è compiuto”.
Bella la morte come ultimo atto d’offerta, che invera tutta la vita
portandola alla sua completezza.
Nessun commento:
Posta un commento