martedì 24 aprile 2018

Paradiso '49: Madre di Dio

La scoperta della bellezza di Maria, tutta “Parola di Dio” e “Madre di Dio”

Alle sei di quel meriggio d’estate, il sole è ancora alto. Entrando nella chiesetta di Tonadico, per un attimo l’ambiente le sembra scuro per il contrasto con la luminosità che fuori l’aveva avvolta. Chiara si siede sui banchi di destra, davanti all’altare della Madonna. Lentamente la penombra si dirada e la statua della Vergine, avvolta nel manto azzurro, le mani giunte in raccoglimento, le appare in tutta la sua bellezza.
Prima di avviarsi verso la chiesa ha giocato con le amiche, sono giovani. «Proviamo a indovinare cosa ci farà comprendere questa sera lo Sposo, nel nostro viaggio di nozze in Paradiso», si sono dette, sicure che la fantasia di Dio sarebbe stata più ardita della loro e contente anche di essere smentite. Sono appena passati due giorni da quanto il Cielo sembra essersi aperto per mostrare prima il Padre, poi il Verbo. «Ora sarà la volta dello Spirito Santo», prevedono.
Le compagne sono sedute accanto a lei nel banco. Chiara ha fatto loro una proposta un po’ originale: non pensate a nulla, annientate ogni pensiero affinché sia il Signore stesso a illuminare. Chiara non lo sa, ma in maniera semplice e intuitiva sta mettendo in atto un’antichissima “tecnica” della spiritualità dell’Oriente cristiano, che per accedere alla luce esige di mettere a tacere i sensi.
Nel silenzio della chiesa, ancora una volta, si dischiude una luce di Cielo. È Chiara stessa a raccontarlo, nella lettera del 19 luglio 1949 indirizzata a Igino Giordani: «Allora guardai sopra di me, dove stava una bella statua della Mamma, e compresi come Ella fosse soltanto Parola di Dio e La vidi bella oltre ogni dire: tutta vestita della Parola di Dio che è la Bellezza del Padre, segreta custode dello Spirito in sé. E, appena l’amai, mi amò e mi mostrò con chiarezza di Cielo tutta la sua bellezza: Madre di Dio!».
Maria la “Tuttabella”, come da sempre è stata cantata. Se il Verbo è lo splendore del Padre, la sua bellezza, Maria, interamente rivestita della Parola di Dio, riflette lo stesso splendore, la stessa bellezza del Verbo. L’idea di Maria tutta Parola non è completamente nuova. Andrea di Creta (+ c. 740) scrive ad esempio di lei come di un «libro vivente in cui la parola spirituale è stata silenziosamente inscritta dalla viva penna dello Spirito». Un teologo medievale, Ruperto di Deutz, afferma che la Parola di Dio è raccolta in Maria, «nel cui grembo Dio ha convogliato tutto l’insieme delle Scritture, ogni sua parola».
Vedendola tutta sostanziata di Parola, riflesso della bellezza del Figlio, il Padre se ne innamora e fa scendere su di lei la sua Parola eterna: Maria diventa la Madre del Verbo fatto carne e la sua bellezza raggiunge il più alto splendore. «Dio – scriverà Chiara più tardi, il 9 luglio 1950 –, non poteva scendere nel peccato e allora inventa Maria che, riassumendo in Sé tutta la bellezza del creato, “inganna” Dio e Lo attira sulla terra».
Agli occhi di Chiara Maria non è più la giovinetta di Nazareth, la più bella creatura del mondo, ma la Madre di Dio, fatta da Dio grande come Dio, tale da poterlo contenere; contenuta nella Trinità e contenente in sé la Trinità.
Ancora una volta le previsioni fatte prima di entrare in chiesa vengono smentite. Erano sicure, seguendo una logica umana, che dopo il Padre e il Figlio si sarebbe manifestato lo Spirito Santo. Lo Spirito, da gran signore, ha invece fatto posto a Maria, la sua sposa, «per chiuderla poi, con la sua manifestazione – scrive Chiara con audacia –, quarta nella Trinità». Con altrettanta audacia san Massimiliano Kolbe afferma che Maria «inserita nell’amore della Santissima Trinità, diviene fin dal primo istante dell’esistenza, per sempre, in eterno, il complemento della Santissima Trinità».
Quarta nella Trinità, precisa Chiara, non quarta della Trinità. Non c’è una “quaternità” nella santissima Trinità. Da quando Gesù è salito al cielo con la sua umanità è tuttavia avvenuto qualcosa di nuovo nella Trinità: la sua carne, che è carne di Maria, si è ormai inserita nel mistero stesso della Trinità. Dopo di lui è poi salita, in anima e corpo, anche Maria: con lei la Trinità accoglie in sé la creazione intera, di cui Maria è come la sintesi e l’espressione. L’iconografia, fin dalle prime basiliche mariane, ha ritratto nelle absidi la Madre seduta accanto al Figlio, attorniata dalle altre due divine Persone e da tutti e tre incoronata Regina. È la vocazione finale – espressa plasticamente – di ogni cristiano, di cui Maria è segno e anticipazione, come ricorda la Lettera agli Efesini: Dio «ci ha fatti sedere nel cielo in Cristo Gesù» (2, 6).
Quando escono di chiesa, il cielo è d’un azzurro mai visto. «Allora compresi – racconta ancora Chiara –: il cielo contiene il sole! Maria contiene Iddio! Iddio L’amò tanto da farLa Madre sua ed il suo Amore Lo rimpicciolì di fronte a Lei!». (continua / 5)


Gustare il Paradiso ’49

«Sempre in Lei era la Parola. Così deve esser dell’Anima nostra: vivere sempre con la Parola: tutta concentrata e solo concentrata sulla Parola».

La grandezza di Maria è essere la Madre del Verbo, che è la Parola di Dio: ha accolto e vissuto la Parola. È la strada per quanti vogliono essere un’altra piccola Maria: vivere la Parola di Dio, essere unicamente Parola di Dio. Soltanto così potremo sedere anche noi nei cieli, abbracciati dalla Trinità.

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