Alle sei di quel meriggio d’estate, il sole è ancora alto.
Entrando nella chiesetta di Tonadico, per un attimo l’ambiente le sembra scuro
per il contrasto con la luminosità che fuori l’aveva avvolta. Chiara si siede sui
banchi di destra, davanti all’altare della Madonna. Lentamente la penombra si
dirada e la statua della Vergine, avvolta nel manto azzurro, le mani giunte in
raccoglimento, le appare in tutta la sua bellezza.
Prima di avviarsi verso la chiesa ha giocato con le amiche, sono
giovani. «Proviamo a indovinare cosa ci farà comprendere questa sera lo Sposo,
nel nostro viaggio di nozze in Paradiso», si sono dette, sicure che la fantasia
di Dio sarebbe stata più ardita della loro e contente anche di essere smentite.
Sono appena passati due giorni da quanto il Cielo sembra essersi aperto per mostrare
prima il Padre, poi il Verbo. «Ora sarà la volta dello Spirito Santo», prevedono.
Le compagne sono sedute accanto a lei nel banco. Chiara ha
fatto loro una proposta un po’ originale: non pensate a nulla, annientate ogni
pensiero affinché sia il Signore stesso a illuminare. Chiara non lo sa, ma in
maniera semplice e intuitiva sta mettendo in atto un’antichissima “tecnica”
della spiritualità dell’Oriente cristiano, che per accedere alla luce esige di
mettere a tacere i sensi.
Nel silenzio della chiesa, ancora una volta, si dischiude una
luce di Cielo. È Chiara stessa a raccontarlo, nella lettera del 19 luglio 1949
indirizzata a Igino Giordani: «Allora guardai sopra di me, dove stava una bella
statua della Mamma, e compresi come Ella fosse soltanto Parola di Dio e La vidi bella oltre ogni dire: tutta vestita della
Parola di Dio che è la Bellezza del Padre, segreta custode dello Spirito in sé. E, appena l’amai, mi amò
e mi mostrò con chiarezza di Cielo tutta la sua bellezza: Madre di Dio!».
Maria la “Tuttabella”, come da sempre è stata cantata. Se il
Verbo è lo splendore del Padre, la sua bellezza, Maria, interamente rivestita
della Parola di Dio, riflette lo stesso splendore, la stessa bellezza del
Verbo. L’idea di Maria tutta Parola non è completamente nuova. Andrea di Creta
(+ c. 740) scrive ad esempio di lei come di un «libro vivente in cui la parola
spirituale è stata silenziosamente inscritta dalla viva penna dello Spirito».
Un teologo medievale, Ruperto di Deutz, afferma che la Parola di Dio è raccolta
in Maria, «nel cui grembo Dio ha convogliato tutto l’insieme delle Scritture,
ogni sua parola».
Vedendola tutta sostanziata di Parola, riflesso della
bellezza del Figlio, il Padre se ne innamora e fa scendere su di lei la sua
Parola eterna: Maria diventa la Madre del Verbo fatto carne e la sua bellezza
raggiunge il più alto splendore. «Dio – scriverà Chiara più tardi, il 9 luglio
1950 –, non poteva scendere nel peccato e allora inventa Maria che, riassumendo
in Sé tutta la bellezza del creato, “inganna” Dio e Lo attira sulla terra».
Agli occhi di Chiara Maria non è più la giovinetta di Nazareth,
la più bella creatura del mondo, ma la Madre di Dio, fatta da Dio grande come
Dio, tale da poterlo contenere; contenuta nella Trinità e contenente in sé la
Trinità.
Ancora una volta le previsioni fatte prima di entrare in
chiesa vengono smentite. Erano sicure, seguendo una logica umana, che dopo il
Padre e il Figlio si sarebbe manifestato lo Spirito Santo. Lo Spirito, da gran
signore, ha invece fatto posto a Maria, la sua sposa, «per chiuderla poi, con
la sua manifestazione – scrive Chiara con audacia –, quarta nella Trinità». Con
altrettanta audacia san Massimiliano Kolbe afferma che Maria «inserita nell’amore della Santissima
Trinità, diviene fin dal primo istante dell’esistenza, per sempre, in eterno,
il complemento della Santissima
Trinità».
Quarta nella
Trinità, precisa Chiara, non quarta della
Trinità. Non c’è una “quaternità” nella santissima Trinità. Da quando Gesù è
salito al cielo con la sua umanità è tuttavia avvenuto qualcosa di nuovo nella
Trinità: la sua carne, che è carne di Maria, si è ormai inserita nel mistero
stesso della Trinità. Dopo di lui è poi salita, in anima e corpo, anche Maria:
con lei la Trinità accoglie in sé la creazione intera, di cui Maria è come la
sintesi e l’espressione. L’iconografia, fin dalle prime basiliche mariane, ha
ritratto nelle absidi la Madre seduta accanto al Figlio, attorniata dalle altre
due divine Persone e da tutti e tre incoronata Regina. È la vocazione finale –
espressa plasticamente – di ogni cristiano, di cui Maria è segno e
anticipazione, come ricorda la Lettera agli Efesini: Dio «ci ha fatti sedere nel cielo in Cristo
Gesù» (2, 6).
Quando escono di
chiesa, il cielo è d’un azzurro mai visto. «Allora compresi – racconta ancora
Chiara –: il cielo contiene il sole! Maria contiene Iddio! Iddio L’amò tanto da
farLa Madre sua ed il suo Amore Lo rimpicciolì di fronte a Lei!». (continua / 5)
Gustare il Paradiso
’49
«Sempre in Lei era la Parola. Così deve esser dell’Anima nostra: vivere
sempre con la Parola: tutta concentrata e solo concentrata sulla Parola».
La grandezza di Maria è essere la Madre del Verbo, che è la
Parola di Dio: ha accolto e vissuto la Parola. È la strada per quanti vogliono
essere un’altra piccola Maria: vivere la Parola di Dio, essere unicamente
Parola di Dio. Soltanto così potremo sedere anche noi nei cieli, abbracciati
dalla Trinità.
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