giovedì 5 aprile 2018

Il cenacolo: Gli incontri con il Risorto / 3


Resurrezione, Cattedrale di Rieti
Noli me tangere, Cattedrale di Rieti
«Beati i vostri occhi perché vedono», aveva proclamato una volta Gesù rivolgendosi ai discepoli (Mt 13, 16). Sì, veramente beati. Potessimo essere stati lì anche noi, a porte chiuse, e nell’intimità di quella sera vederlo, toccarlo, ascoltarlo. Che gioia sarebbe vederlo ancora!
Ma questo nostro tempo è il tempo della Chiesa ed Egli, asceso al Cielo, è stato sottratto ai nostri occhi. Come a Maria di Magdala, anche a noi ripete: «Non mi trattenere» (Gv 20, 17). Eppure Egli, che è l’Onnipotente, non potrebbe compiere il miracolo e mostrarsi ancora ai nostri occhi? Allora, dopo la risurrezione, si è fatto vedere alle donne per strada, a Maria di Magdala nell’orto, a Cleofa e al suo compagno nella casa di Emmaus, ai discepoli nella stanza superiore, sul lago… Egli che si è mostrato in luoghi tanto diversi e tanto comuni, non potrebbe mostrarsi anche a noi?
Forse è proprio questo l’insegnamento: Egli può apparire ovunque perché è presente ovunque: in casa, al lavoro, per strada, nei posti più impensati.
Cosa vuole insegnare Gesù mostrandosi in così tanti luoghi? Che lui c’è, lui c’è...
Prima della sua risurrezione la sua presenza era limitata: un giorno era a Nazareth, un altro a Cafarnao, un altro sul lago, un altro sul monte, un altro a Gerusalemme… Lo potevano vedere, toccare, ascoltare solo quei pochi che in quel momento si trovavano in quel luogo.
Ora invece no. Lui Risorto non è più condizionato dallo spazio e dal tempo. Egli può essere presente ovunque, può apparire ovunque, anche a porte chiuse. Può apparire mentre si lavora, mentre si mangia, mentre si sta insieme a fare festa, mentre si studia… Può mostrarsi sempre, dappertutto perché ormai egli è presente in mezzo a noi, sempre e ovunque. La sua promessa è vera: “Ecco io sono con voi sempre, ovunque, fino alla fine del mondo” (cf. Mt 28, 20).
Noi abbiamo bisogno di sentircelo vicino. Ogni volta che come i discepoli ci sentiamo soli, o tristi, o scoraggiati, o delusi, avviliti, angosciati, disperati, il Signore appare e ripete: Eccomi, ci sono, sono accanto a te, sono con te. Non mi vedi, non mi senti?
Gesù non ci appare agli occhi del corpo, ma beato chi crede senza vedere. Tommaso non ha creduto fino a quando non ha visto. Ma in lui noi tutti abbiamo fatto l’esperienza di fede.
Il miracolo non è quando Egli appare, come quella sera davanti a Tommaso. Il miracolo è che egli è qui, realmente presente, e non si fa vedere! Siamo beati anche noi che non lo vediamo, come lo erano i suoi discepoli che lo vedevano. Anche noi, come loro, siamo pieni di gioia perché Egli c’è, qui, accanto, in mezzo a noi, il mio Signore e il mio Dio.
Egli “sta”, come allora. Non è di passaggio, una presenza fugace, un ricordo, un incantesimo, un fuoco fatuo. C’è, stabilmente, anche quando non lo vediamo. C’è sempre, vivo, presente. Egli È, Sta. Sono gli occhi nostri che fanno difetto, ma egli c’è: «Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!» (Gv 20, 29).



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