sabato 21 aprile 2018

Il buon pastore: Conosciuti e amati



«Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore co­noscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore» (Gv 10, 11-18).
Conosciuti e amati
Tu ci conosci, a uno a uno, e con ognuno di noi hai un rapporto personale. Sai la nostra storia, i sogni segreti, le prove e i do­lori, le gioie intime. Tutto il contrario di quando ci si riferisce, in modo dispregiativo, a un “branco di pecore”, dove i singoli sono anonimi e amorfi.
Nel tuo gregge ogni persona è unica, ha un inestimabile valore, costituisce il bene più prezioso che tu possiedi, al punto che per ognuno sei pronto a dare la vita, tanto ti siamo cari.

Mi conosci come nessuno mi conosce, mi penetri come nessuno può farlo. Mi conosci in un rapporto d’amore vivo e concreto. Non è soltanto un pensiero, un sentimento, ma un’azione: dai la vita per me, mi strappi dalla morte. Ti fai sbranare dal lupo rapace perché io sia salvo. Il tuo morire per me non è una fata­lità, un tragico incidente; è il frutto di una libera scelta: nessuno ti toglie la vita con violenza, la dai da te stesso, perché mi ami veramente.

Instauri in terra, con noi, quei rapporti di conoscenza e d’amore che vivi in cielo con il Padre, dove la conoscenza, l’amore, la ge­nerazione sono reciproci. Di tanto in tanto nel tuo parlare apri uno squarcio di Paradiso e lasci intravedere la sovrabbondanza di vita, di essere, di amore che fa di Dio la Trinità, in un gioco di rapporti in cui ognuno conosce l’altro con una conoscenza che è dono, comunione, che fa sì che l’Altro sia e i Tre siano Uno nell’unità della conoscenza, del dono, dell’amore.
Vuoi coinvolgerci nello stesso gioco d’amore. Tu ci conosci, ci ami, ti doni e altrettanto chiedi a noi nei tuoi confronti. Scatta così la medesima dinamica che ti muove verso di noi. È la no­stra vocazione: conoscerti, sapere i tuoi sogni segreti, penetrare il tuo mistero e amarti come l’unico, possederti come il dono più prezioso, fino a dare la vita per te, nell’obbedienza alla tua parola, come tu la dai a noi nell’obbedienza al Padre.

Rivivere con te il rapporto trinitario di reciprocità che tu vivi con il Padre, fino a che si dilati e giunga a coinvolgere, a una a una, anche le altre pecore vicine e lontane, quelle nel recinto e quelle fuori dal recinto, così da diventare un solo gregge, una sola famiglia, che rispecchi, in terra, l’unità trinitaria.
I rapporti di conoscenza, di amore, di dono della vita si mol­tiplicheranno all’infinito, da persona a persona, da ognuno di noi a te, da tutti a te, al Padre, allo Spirito. Un gioco che si eternizzerà dietro a te, Pastore buono, che ci conduci nel seno della Trinità.


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