«Dopo
aver rivelato in un tramonto meraviglioso... lo Sposo, fui ritoccata dallo
Spirito Santo, al cui bacio sentii un forte male al cuore... E lo Spirito mi
rivelò Maria… Potessi mandarti un angelo a dirti tutto! Ma tu sei me,
vero?...».
Era il 19
luglio 1949 quando Chiara Lubich scrisse queste parole. Iniziava così la
narrazione di quanto aveva vissuto il giorno precedente, ad appena due giorni
da quando era iniziata l’esperienza del sentirsi nel seno del Padre, in
Paradiso. Quanto era accaduto all’inizio aveva potuto raccontarlo subito a
Igino Giordani, sulla panchina rossa, lungo il torrente Cismon. Ma dopo era
partito e lei continuò a comunicare le nuove scoperte alle amiche con le quali
viveva. Anche lui aveva il diritto di conoscerle, gli appartenevano, era quanto
anch’egli stava vivendo nell’unità che s’era creata con Chiara. Così ella prese
penna e calamaio e iniziò a scrivergli, in maniera regolare. A volte la luce
era così intensa che annotava su pagine e pagine le intuizioni, e lo scritto
rimaneva in forma di appunti, che presto sarebbero serviti per una
conversazione, per una lettera, addirittura per un articolo di giornale. Altre
volte era semplicemente una poesia, uno sfogo del cuore che non sapeva
contenere la gioia.
Non si può
tenere gelosamente per sé il dono di Dio. Il comunicare è per Chiara una
necessità coerente con la scelta che la guida da più di sei anni, da quando
nella comunità sorta a Trento la comunione dei beni materiali e spirituali, sul
modello dei primi cristiani di Gerusalemme, è realtà. L’imperativo appare chiaro:
«Quando tutto Dio sentiamo in noi… moltiplichiamoci nei fratelli, donandoci tutti: donando di noi tutto: anche Dio in noi».
Non è,
Chiara, come certe mistiche che hanno scritto controvoglia, per ordine del
confessore, quanto Dio dava loro di comprendere e di vivere. È piuttosto come
un Agostino d’Ippona che tutto trasmette nelle Confessioni, o come un Maestro Eckhart che diffonde la mistica tra
il popolo con squisito senso pastorale.
Un
comunicare, quello di Chiara, che non consiste soltanto nello svelare l’esperienza
di Dio, ma nel coinvolgere in essa, rendendone partecipe. Ella stessa annota:
«Descrivevo così perfettamente ogni cosa alle focolarine che anche esse
“vedevano” nella stessa maniera». Vedevano nel senso che ne erano trasformate:
«Questi misteri avvenivano in me, Chiara, ma, non appena comunicati al resto
dell’Anima [le molte anime fatte un’anima sola], li avvertivamo comuni…».
«Potessi mandarti un angelo a dirti tutto!», aveva scritto in quella prima lettera
a Igino Giordani. Non c’era bisogno di un angelo, i due erano una cosa sola e
quello che avveniva in una avveniva nell’altro: «Ma tu sei me, vero?». «Eravamo
uno anche se distinti», spiegherà più tardi.
Igino
Giordani fu il primo a trascrivere alcuni degli scritti di quel periodo,
soprattutto quelli indirizzati a lui. Alcuni fogli manoscritti erano conservati
con cura dall’una o l’altra compagna. Circolavano poi copie dattiloscritte per
formare i primi membri del nascente Movimento alle realtà del Cielo. Si
compilarono delle raccolte. Finché Chiara non diede l’ordine di tutto
distruggere, sia perché “non ci si attaccasse”, come si diceva allora, a delle
carte, sia perché potevano essere male interpretate. Era convinta che non fosse
rimasto più niente di scritto, così come era convinta che tutto era rimasto
stampato nei cuori. Nel 1961 le fu chiesto di raccontare di quel 1949, che
allora pareva già così lontano, e lei lo descrisse come fosse accaduto il
giorno prima. Quella conversazione è stata poi pubblicata sulla rivista “Nuova
Umanità”.
Ma quelle
carte non furono bruciate. Riapparvero provvidenzialmente negli anni Settanta.
Nel frattempo Klaus Hemmerle, teologo e vescovo tedesco, intuì che quella
esperienza del 1949 non era soltanto una “esperienza spirituale”, ma conteneva
una ricca dottrina. Perché non leggere assieme quegli scritti perché
informassero nuovamente vita e pensiero? La proposta piacque a Chiara. Raccolse
attorno a sé un piccolo gruppo di persone che assieme a lei, al vescovo Klaus e
a don Pasquale Foresi, iniziarono ad approfondire quanto era accaduto nel 1949.
Stava nascendo la “Scuola Abbà” che, da quasi una trentina d’anni, riunisce studiosi
delle più varie discipline e che anche oggi continua a lavorare su quegli
scritti per farne emergere la dottrina in essi contenuta.
È proprio
con la Scuola Abbà (il nome ricorda la prima parola fiorita sulla bocca di
Chiara il 16 luglio 1949, che la introdusse nel seno dell’Abbà, del Padre) che
inizia la redazione vera e propria di quello che oggi è l’opera letteraria
conosciuta come Paradiso ’49, in
programma di pubblicazione nelle Opere
di Chiara Lubich. Gli scritti di quel periodo che va dal 1949 al 1951 sono
infatti numerosi, ma quali di essi sono davvero testimoni dell’esperienza
divina allora vissuta? Durante gli anni nei quali Chiara presiedeva la Scuola
Abbà riapparivano nuovi testi e lei, con sicurezza, li vagliava: “Questo
esprime quello che allora mi è stato dato di capire, questo no…”. Tutti scritti
belli, ma lei aveva il senso del discernimento, li sceglieva e li ordinava
secondo criteri cronologici e logici.
È così
che lentamente si venne componendo il Paradiso
’49, libro di luce, forse il dono più bello che Chiara Lubich lascia,
destinato a diventare un classico della letteratura cristiana.
Gustare
il Paradiso ’49
«Guarda dunque
ogni fratello amando e l'amare è donare. Ma il dono chiama dono e sarai
riamato. Così l'amore è amare ed esser amato: è la Trinità [= è a mo’ della
Trinità]».
Siamo al
cuore del Vangelo: il “comandamento nuovo” di Gesù, l’amore come dono totale di
sé. Chiara trasmettendo la sua esperienza di Dio, ha donato ciò che aveva di
più prezioso. Ognuno ha qualcosa da donare e ogni dono è la via per giungere
alla pienezza di vita, quella della Trinità che è reciprocità, generatrice di
comunione e di identità.
Bellisima pagina, carissimo Fabio!
RispondiEliminaMi piacerebbe molto avere versione in spagnolo, per condividerla in spagna.
Uniti seguendo a Chiara!
1 Manuel (Cartagena, España)
Meravigliosa pagina.
RispondiEliminavorrei tanto leggere Paradiso '49.
dove lo trovo?
Grazie.